Adalgisa Gamba, madre del piccolo, è accusata di omicidio volontario e ha trascorso la prima notte nel carcere femminile di Pozzuoli
Prima notte in cella per Adalgisa Gamba, la donna di 40 anni che avrebbe ucciso il figlio di due anni e mezzo nella serata di domenica nella zona La Scala di Torre del Greco, comune italiano della città metropolitana di Napoli. La donna è reclusa nel carcere femminile di Pozzuoli, in attesa della data dell’interrogatorio di garanzia, durante il quale i suoi avvocati proveranno ad attenuare la posizione della donna. Quest’ultima, durante la deposizione ai carabinieri della compagnia di Torre del Greco, ha in parte ammesso le sue responsabilità nella morte del figlio, anche se le circostanze dell’omicidio restano da chiarire. L’accusa, per lei, è di omicidio volontario.
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“Sono tuttora in corso le indagini per accertare compiutamente i motivi dell’omicidio, ma allo stato, sulla scorta delle prime acquisizioni investigative, il gesto della donna sarebbe riconducibile al fatto che la stessa credeva che il figlio fosse affetto da problemi di ritardo mentale, nonostante non vi fosse alcuna conferma dal punto di vista sanitario”, ha detto il procuratore della Repubblica di Torre Annunziata, Nunzio Fragliasso. L’area dove si è consumata la tragedia è stata posto sotto sequestro e qualcuno, passando, ha posto una croce in memoria del bambino.
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La salma del piccolo è stata recuperata domenica sera in mare da alcuni passanti che sono intervenuti sul posto, in soccorso della donna, dopo avere udito le urla provenienti da una scogliera in via Calastro. Il piccolo è morto annegato poco prima delle ore 23 di domenica 2 gennaio. Sul posto si sono precipitati immediatamente i Carabinieri e il Pm di Torre Annunziata. Inutili i soccorsi, arrivati quando ormai era già troppo tardi. Il corpo del piccolo, senza vita, è stato portato a riva da alcuni presenti e per lui non c’è stato più nulla da fare.
“Una signora che non era presente a se stessa, che viveva una situazione di choc ed era in una fase di black out che andava avanti da alcuni mesi» da quando cioè «aveva riscontrato particolari sintomatologie del bambino che faceva accrescere in lei la paura che il piccolo potesse avere patologie riconducibili allo spettro autistico”, dice invece l’avvocato di fiducia della donna accusata di omicidio aggravato, Ciro Tommaso Civitella, smentendo eventuali propositi di suicidio da parte della sua assistita e il fatto che nella scena del delitto possa essere entrata un’altra persona.