ESCLUSIVA: “Io, mio figlio, l’autismo e le diagnosi che ti possono uccidere”

Pietro, racconta la sua storia personale, paragonandola a quella della mamma che ha ucciso il figlio perchè spaventata dall’idea che fosse autistico

Il racconto di un genitore che combatte con diagnosi di autismo

Quando ho letto la storia della mamma che ha ucciso il figlio di due anni perchè pensava fosse autistico, sono stato molto colpito. E in un certo senso per me è stato come fare un passo indietro“. Pietro ha 45 anni ed è padre di Matteo, uno splendido bimbo di sei anni e mezzo. La vicenda della mamma di Torre del Greco, che ha affogato il figlio, perchè convinta che avesse delle patologie, lo ha portato a ricordare ciò che era successo alla sua famiglia. “Non conosco cosa sia accaduto alla donna e che cosa gli abbiano detto i medici. Leggo che il bimbo avesse solo problemi a parlare. Quello che so è che cosa può succedere nella testa di un genitore quando ci si trova davanti ad una diagnosi, che spesso può suonare come una vera e propria sentenza. E che, come è accaduto nel mio caso, è stata fatta con troppa leggerezza”.

Matteo, il figlio di Pietro, all’età di due anni, ha iniziato un percorso che, fortunatamente, si è chiuso in maniera positiva. “Mio figlio ha fatto fatica a parlare e a due anni non spiccicava parola. Faceva anche dei movimenti ripetitivi e faticava a rapportarsi con persone che non conosceva. Il pediatra era convinto che si trattasse semplicemente di un ritardo nel parlare. Una cosa normalissima che accade spesso. E che la difficoltà ad interagire fosse da associare alla sua incapacità di esprimersi. Ma ci ha comunque consigliato di sentire una neuropsichiatra infantile. Da li, per noi è iniziato un incubo. Non dimenticherò mai la prima visita – ricorda in esclusiva a Notizie.com – Quando la dottoressa chiedeva a mio figlio delle cose che lui non capiva e alle quali non sapeva rispondere. Fu li, in quell’occasione, che mi parlò di possibile spettro autistico. Una diagnosi che può sconvolgere la vita di un genitore“.

Pietro, con sua moglie, ha iniziato un percorso in un centro specializzato. “Non so se siamo stati più forti della mamma di Torre del Greco. Certamente siamo stati aiutati da persone che ci hanno seguito con attenzione. Le specialiste del centro a cui abbiamo affidato Matteo ci hanno subito detto che era impossibile parlare di spettro autistico per bimbi così piccoli, perchè si parla di bambini in piena fase evolutiva e nessuno poteva immaginare che tipo di sviluppo la situazione potesse prendere. La prima diagnosi fu sviluppo misto dello sviluppo e con la logopedia, l’aiuto degli esperti e il nostro lavoro, Matteo ha iniziato a parlare, si è sbloccato e nel giro di pochi anni ha risolto i suoi problemi. Aveva ragione il nostro pediatra. Dal momento in cui Matteo ha iniziato ad interagire sono spariti i movimenti strani, i pianti quando vedeva persone che non conosceva e con le quale non era in grado di parlare ed esprimersi”.

“Impossibile parlare di autismo ad una certa età”

Famiglie bambini
Pietro ricorda la sua storia: “A due anni è iniziato il nostro incubo”

L’incubo è finito la scorsa estate.Ogni volta che c’erano dei test, delle valutazioni, avevamo sempre il terrore di qualche diagnosi che potesse farci ripiombare nel terrore. Ma fortunatamente da settembre, Matteo non ha più bisogno di aiuto. E’ chiaro che la sua situazione è diversa rispetto a quella di tanti altri, che magari hanno problemi più seri. Ogni caso fa storia a se”. Matteo viveva una situazione diversa, rispetto a quella di molti bimbi con cui lavorava nel centro.Il problema è solo uno: a volte si danno delle valutazioni e delle diagnosi con troppa leggerezza. Parlare di autismo, per bimbi così piccoli, è follia. Ce lo hanno confermato tutti i neuropsichiatri e i terapisti con i quali abbiamo avuto a che fare in questi anni. Io non so se alla mamma del povero bimbo di Torre del Greco, qualche medico ha parlato di spettro autistico o se è stata solo una sua idea. Posso però dire cosa succede quando ti viene data una diagnosi (fortunatamente nel nostro caso sbagliata) di questo tipo: ti cambia la vita. Io e mia moglie abbiamo evitato di fare altri bambini perchè avevamo il timore che potessero avere le stesse problematiche ed oggi ce ne pentiamo”.

Pietro si sente di dare un consiglio a tutti i genitori che vivono situazioni di questo tipo. “E’ quasi impossibile paragonare le varie situazioni. Noi abbiamo avuto la fortuna che al nostro Matteo era stata data una diagnosi sbagliata e affrettata. E’ chiaro che nel centro in cui faceva logopedia e psicomotricità, c’erano dei bimbi che vivevano situazioni più difficili. L’unica cosa che mi sento di poter dire è: scegliete le persone giuste a cui affidare i vostri figli. Non fidatevi di chi fa diagnosi affrettate e in momenti in cui è impossibile darle. E ai terapisti: ricordatevi sempre che vi rivolgete a genitori spaventati, preoccupati e che vivono drammi personali, che le vostre parole possono anche alimentare”. 

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