Prove di pace per Gaza e Ucraina: cosa si sono detti Putin e Macron

Gaza e Ucraina: la pace è nelle mani di Trump, Macron, Putin, Zelensky, Netanyahu e Hamas. Ore decisive per la quiete dopo la tempesta. 

Prove di pace, almeno si spera. Arrivano con l’intermediazione di Francia e Usa sui due fronti più caldi delle guerre in corso nel mondo e puntano ad accordarsi per un cessate il fuoco a Gaza e in Ucraina.

Il primo incontro tra Macron e Trump dopo l'insediamento del tycoon alla Casa Bianca
Prove di pace per Gaza e Ucraina: cosa si sono detti Putin e Macron (Ansa Foto) – notizie.com

La più eclatante riguarda una telefonata dopo tre anni di silenzio tra il presidente francese Emmanuel Macron e quello russo Vladimir Putin. I due non avevano contatti da febbraio del 2022, precisamente dall’attacco di Mosca a Kiev. La call è durata oltre due ore, e al centro del colloquio ovviamente ci sono stati i rapporti della Russia con l’Iran, diventati centrali dopo la guerra dei dodici giorni. E la guerra in Ucraina, scatenata proprio dal Cremlino.

Cosa si sono detti Macron e Putin sull’Ucraina e il Medio Oriente

Dal canto suo Macron ha sottolineato l’appoggio incondizionato a Kiev nella battaglia che sta conducendo per la sovranità territoriale ed ha chiesto a Putin una cessate il fuoco prima dell’inizio dei negoziati che dovranno portare a una pace duratura. Se per il fronte mediorientale le parti hanno concordato sulla necessità della pace – riconoscendo le “responsabilità di Russia e Francia come membri permanenti del Consiglio di Sicurezza Onu” – diversa è la situazione alle porte dell’Europa.

Putin infatti, ha ricordato al capo dell’Eliseo che la sua guerra è “una conseguenza diretta delle politiche degli Stati occidentali“. Ed ha spiegato che una risoluzione definitiva del conflitto dovrà anche “eliminare le cause profonde e basarsi sulla realtà sul terreno”. In poche parole, la versione non cambia: il Cremlino vuole annettere alla Russia i territori ucraini finora conquistati.

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Versione questa, coerente con quanto sta accadendo sul terreno, attraverso attacchi potenti e senza sosta per conquistare più zone possibili ed arrivare più forte ai negoziati. Dopo aver sentito Putin, Macron ha telefonato al presidente ucraino Volodymyr Zelensky.

Vladimir Putin in un evento pubblico
Cosa si sono detti Macron e Putin sull’Ucraina e il Medio Oriente (Ansa Foto) – notizie.com

Esperti internazionali hanno evidenziato come l’intercessione di Macron nei negoziati serva a far tornare al centro il ruolo dell’Europa, messa di fatto in secondo piano, pur essendo direttamente interessata in questo conflitto, dal presidente Usa Donald Trump. Chiaro è il messaggio della Francia: gli Usa non devono più avere il monopolio dei negoziati.

Gli Usa bloccano l’invio di alcune armi all’Ucraina

Il capo della Casa Bianca ha fatto sapere di stare seguendo da vicino la situazione sul campo ucraino, ma allo stesso tempo ha bloccato l’invio di alcune armi a Kiev, inclusi missili e munizioni antiaeree, fondamentali per la difesa dai raid russi. Il motivo? America FirstA detta dell’amministrazione Trump, la fornitura stessa stava mettendo a rischio la capacità di difesa americana.

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Sul fronte Medio Oriente invece, Donald Trump ha fatto sapere che Israele ha accettato il cessate il fuoco di sessanta giorni sulla Striscia di Gaza ed ha esortato Hamas a fare lo stesso. Ma la decisione del gruppo terroristico potrebbe dipendere da quanto sta accadendo sul fronte, dove non si fermano gli attacchi dell’esercito Idf, che colpiscono soprattutto civili e impediscono gli aiuti umanitari.

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Gli Usa bloccano l’invio di alcune armi all’Ucraina (Ansa Foto) – notizie.com

L’intento della Casa Bianca è lavorare “con tutte le parti per porre fine alla guerra” durante i sessanta giorni del cessate il fuoco, come ha fatto sapere Donald Trump sul suo social Truth. “I qatarioti e gli egiziani, che hanno lavorato instancabilmente per contribuire alla pace, presenteranno questa proposta definitiva”. E ancora: “Spero, per il bene del Medio Oriente, che Hamas accetti questo accordo, perché la situazione non migliorerà, ma peggiorerà”. 

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Taher al-Nounou, portavoce del movimento islamista, prima delle dichiarazioni del tycoon aveva detto: “Siamo disposti ad accettare qualsiasi proposta che porti alla fine della guerra“. La palla passa dunque ad Hamas, che però potrebbe non accettare l’aut aut di Israele: lasciare la Striscia di Gaza.

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