Nelle mani dei torturatori, com’è arrivato in Italia chi ha attraversato mezzo mondo: “È tutto reale, dai ricatti alle mutilazioni”

Scappati dal Bangladesh per motivi economici e familiari. Sono stati catturati, torturati, e costretti a trovare i soldi per il riscatto. Migliaia di euro che uno di loro, arrivato in Italia attraverso il mar Mediterraneo, doveva inviare agli aguzzini in Libia.

È la testimonianza incredibile di un gruppo di persone. La loro vicenda è stata presa in carico dalla neonata Rete di supporto per le persone sopravvissute a tortura. La Resst in queste ore ha diffuso il suo primo report annuale in occasione della Giornata mondiale contro la tortura che ricorre oggi, giovedì 26 giugno 2025.

Giornata mondiale contro la tortura, una mano stretta dalle catene
Nelle mani dei torturatori, com’è arrivato in Italia chi ha attraversato mezzo mondo: “È tutto reale, dai ricatti alle mutilazioni” (CANVA FOTO) – Notizie.com

A volte si parla di quelle telefonate che i criminali fanno alle famiglie affinché i propri cari vengano liberati. Ecco, quelle chiamate sono reali. Come le mutilazioni. Per porre fine a tutto questo un ragazzo di 20 anni è dovuto arrivare in Italia per trovare lavoro. E pagare tra i 5 e i 10mila euro per porre fine alle torture”.

Noi facciamo riferimento alla tortura vissuta nel Paese di origine, che può essere la causa della fuga, o a quella subita durante la rotta migratoria. Il riferimento giuridico è quello delle Nazioni Unite”. A parlare, in esclusiva per Notizie.com, è Giancarlo Santone, cofondatore della Resst, direttore del centro Samifo (Salute migranti forzati) dell’Asl Roma 1. Uno degli obiettivi della Rete è favorire la piena applicazione delle Linee guida del Ministero della Salute del 2017.

L’Italia e il reato di tortura, bufera politica

Quello stesso anno in Italia, dopo un lungo iter parlamentare, è stato introdotto nel Codice penale, con la Legge 110 del 14 luglio 2017, i reati di tortura (articolo 613-bis) e istigazione del pubblico ufficiale a commettere tortura (613-ter). La Legge è entrata in vigore il 18 luglio 2017.

Proprio in queste ore si è scatenata la polemica politica in merito al reato, che il vicepremier e Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini sarebbe intenzionato a modificare. Il casus belli, in questo caso, è però interno. L’obiettivo di Salvini è schierarsi in difesa degli operatori di polizia, in particolare penitenziaria, che per il leader della Lega spesso sarebbero bollati come “torturatori“. L’opposizione si è subito scatenata, in primis la senatrice di Avs Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, morto dopo un violento pestaggio subito mentre era in stato di custodia cautelare.

Il braccio di un uomo torturato
L’Italia e il reato di tortura, bufera politica (MSF FOTO) – Notizie.com

Poche regioni hanno recepito le linee di guida e poche Asl e le hanno attuate. – ci ha spiegato Santone – Altro ostacolo è la carenza del servizio di mediatore linguistico culturale nei vari servizi sanitari pubblici. La formazione, poi, non è sempre adeguata. Stiamo iniziando a promuovere un dialogo interistituzionale, per esempio attraverso i tavoli istituiti dalle Prefetture di cui fanno parte tutti i referenti regionali dei Piani salute”.

Secondo il primo Report della Resst la tortura, pur essendo una pratica universalmente vietata è ancora presente in oltre 140 Paesi. Ed è spesso connessa all’esperienza migratoria. Solo nel 2022 si sono registrati oltre 100 milioni di migranti forzati. Nello spostamento di persone si registrano forme estreme di violenza. La Rete è nata a dicembre 2024 con la collaborazione, tra le altre organizzazioni, di Medici senza frontiere.

Torture e abusi, nel mirino la Libia

Anche Msf in queste ore ha diffuso il proprio dossier denominato Disumani. Si legge che tra gennaio 2023 e febbraio 2025, 160 persone sono state prese in carico dal progetto dedicato a sopravvissuti a tortura. Le persone assistite provengono da 20 diversi Paesi, tra cui la maggior parte da Bangladesh, Gambia e Costa d’Avorio.

L’età media è di 25 anni e il 75% sono uomini. Il 60% degli episodi di torture e trattamenti degradanti riportati dai pazienti sono avvenuti in Libia. E il 36,5% degli episodi sono avvenuti in 9 Paesi inseriti nella lista di Paesi designati come sicuri dal governo italiano e dalla Commissione europea ai fini del rimpatrio.

Giornata mondiale contro la tortura, la linea della vita di una donna torturata
Torture e abusi, nel mirino la Libia (MSF FOTO) – Notizie.com

Ma in questo periodo in Italia c’è un clima politico ostile in cui è difficile fare informazione e sensibilizzazione? “Il clima ostile di fondo c’è sempre stato, non riguarda purtroppo solo l’attuale governo. – ha continuato il cofondatore di Resst – Ma se andiamo indietro nel tempo molte collaborazioni con i Paesi di transito sono iniziate con governi di sinistra. Ma noi non facciamo politica, facciamo sensibilizzazione”.

Il report della Resst ha anche evidenziato che nel 2024 su 2618 casi trattati la percentuale maschile è decisamente superiore a quella femminile toccando il 62,7%. La maggior parte delle persone ha subìto tortura nei Paesi di transito, il 64.6% (la percentuale del Paese di origine è di 35.4%). Tra le motivazioni che spingono a questi trattamenti degradanti, violenti e inumani spiccano quelle economiche (51%) seguite da quelle che riguardano l’orientamento politico (24%) e solo al terzo posto quello religioso (7%).

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Sui tavoli – ha concluso Santone – noi portiamo i nostri dati, le nostre riflessioni. Sul nostro territorio abbiamo a che fare con migliaia di casi. Tutto ciò ha un costo sociale molto alto, prima si interviene meglio è per tutti”. È solo grazie alla Resst che è emersa, ad esempio, la terribile vicenda di David (nome di fantasia), militare camerunese in fuga dalla guerra nel suo Paese. L’uomo è stato vittima di torture durante il suo lungo viaggio tra Benin, Mali, Burkina Faso, Algeria, Tunisia e Libia.

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