Il governo si spacca in Cdm sul terzo mandato nella Provincia autonoma di Trento. “La Consulta potrebbe accogliere il ricorso”.
La maggioranza si spacca sul terzo mandato nella Provincia autonoma di Trento. La palla passa ora alla Consulta, dopo che la Lega ha votato il suo no alla proposta di impugnare la legge che ha portato da due a tre il limite dei mandati consecutivi per il presidente della Provincia.
“Credo che ci siano altissime probabilità che la Corte Costituzionale possa accogliere il ricorso”, ha spiegato il costituzionalista all’Ansa Stefano Ceccanti, professore ordinario di Diritto pubblico comparato dell’Università La Sapienza di Roma. Questo perché “la Consulta si è già pronunciata in merito all’autonomia dei Comuni sardi, con il suo no ai tre mandati consecutivi per i sindaci nei territori sopra i 15mila abitanti”.
Insomma, c’è un precedente. E “il governo ha giustamente e doverosamente impugnato la legge trentina sul terzo mandato, anche perché la vicenda è analoga a quella della Campania, già impugnata con accoglimento del ricorso”. La vicenda De Luca però, riguarda ovviamente una regione a statuto ordinario. Ma, spiega il costituzionalista “nel ripercorrere la giurisprudenza in materia”, la Consulta “ha anche richiamato la sentenza sui Comuni sardi”.
Di avviso diverso è Massimiliano Fedriga, presidente della Regione Friuli Venezia Giulia e della conferenza delle Regioni. Ritiene infatti che la sentenza della Campania sia esplicita sulle regioni a statuto speciale: “Dice che la competenza esclusiva spetta alle Regioni autonome per quanto riguarda la materia elettorale. Quindi confido che la Consulta confermi quando ha già raccontato, detto e scritto nella sentenza sulla Regione Campania”.
Maggioranza spaccata in Cdm, Salvini taglia corto: “È una questione locale”
In attesa della decisione della Corte Costituzionale, la vicenda ha di fatto spaccato la maggioranza con la Lega che, dopo un dibattito, ha votato contro la decisione di impugnare la legge trentina, approvata pochi giorni fa con 19 sì e 16 no. A votare a favore, anche alcuni consiglieri locali di Fratelli d’Italia, Carlo Daldoss e Christian Girardi, che si sono posti quindi in contrasto con il partito nazionale. E successivamente hanno lasciato il gruppo.
“Un atto istituzionale molto pesante”, quello dell’impugnazione, per il leghista Maurizio Fugatti, governatore del Trentino, che ha “una chiara valenza politica”. Matteo Salvini ha però derubricato la vicenda a “questione locale”. Sulla vicenda è stato chiaro il leader di Forza Italia Antonio Tajani: “La legge deve essere impugnata perché dal punto di vista giuridico la legge nazionale non può essere smentita da una legge regionale, anche se a statuto ordinario”. Una questione giuridica dunque e non “personale”: perché i provvedimenti locali devono sempre rifarsi alle normative nazionali.
“Non c’è nessuna divisione” in maggioranza per il vicepremier e ministro degli Esteri. “Siamo diversi dai nostri alleati, siamo il Partito popolare europeo in Italia, ma siamo fedeli fino alla fine della legislatura a questo governo. Non sperino in divisioni del centrodestra, perché non ci saranno”.
Sul versante opposto c’è il ministro per gli Affari Regionali Roberto Calderoli, che ha definito l’impugnazione “un grave errore”. Al Corriere della Sera, ha spiegato che a suo avviso la Consulta, bocciando la legge campana “dice chiaramente che cosa sono le Regioni a statuto ordinario con competenza concorrente, ma cosa diversa sono le Regioni autonome in cui le norme discendono da una norma costituzionale”.