I centri per migranti in Albania sono pronti a ripartire, l’Ue vara la propria lista di Paesi sicuri: “Per i minori procedure di tre mesi”

La Commissione Libe ha approvato l’elenco comune che include Egitto, Bangladesh e Tunisia. Offrendo una sponda decisiva al governo di Giorgia Meloni.

Monitoraggio costante dell’evoluzione della situazione in ogni Paese di origine considerato sicuro (Sco); libertà di disegnare ulteriori Sco per tutti gli Stati membri; elaborazione più rapida delle richieste di asilo.

Migranti verso i centri in Albania
I centri per migranti in Albania sono pronti a ripartire, l’Ue vara la propria lista di Paesi sicuri: “Per i minori procedure di tre mesi” (ANSA FOTO) – Notizie.com

Sono questi i punti alla base del provvedimento approvato oggi, mercoledì 3 dicembre 2025, dalla Commissione per le libertà civili (Libe) dell’Unione europea. Si tratta in realtà di un aggiornamento della normativa di Bruxelles in materia di asilo. Un aggiornamento importante, specie per l’Italia. Qui da mesi è in atto un dibattito politico, sociale e mediatico sui Paesi sicuri di provenienza dei migranti in relazione ai centri realizzati dal governo di Giorgia Meloni in Albania, attualmente inutilizzati.

Il documento varato dalla Libe con 39 voti favorevoli, 25 contrari e 8 astensioni include proprio anche un elenco di Paesi. Questo comprende Bangladesh, Colombia, Egitto, Kosovo, India, Marocco e Tunisia. Anche i Paesi candidati all’adesione all’Ue sono considerati Paesi di origine sicuri, “a meno che circostanze specifiche non indichino diversamente. Ad esempio la violenza indiscriminata nel contesto di un conflitto armato”.

Centri in Albania, caso italiano: ad oggi le strutture sono vuote

È il caso dell’Ucraina, che non rientra negli Sco in quanto sul suo territorio è in corso dal 2022 un conflitto con la Russia. Bisogna ricordare che l’esecutivo Meloni ha attivato i centri di Shengjin e Gjader in Albania per trasferire qui i migranti soccorsi in mare. La condizione fondamentale, però, è che provengano da Paesi sicuri. Solo in questo modo è possibile applicare procedure di frontiera accelerate, che determinano poi il respingimento rapido o l’accoglienza.

Negli scorsi mesi diversi Tribunali italiani hanno annullato i trasferimenti in Albania. La decisione era basata su di una sentenza della Corte Ue che aveva giudicato Paesi come Egitto e Bangladesh non sicuri in maniera assoluta. Il governo a quel punto ha varato un decreto legge per provare ad imporre una lista di Paesi sicuri. Ma i giudici si sono rivolti all’Europa per avere chiarezza. Ad oggi i centri albanesi sono vuoti, ma il provvedimento della Libe potrebbe riscrivere ancora una volta la storia di Shengjin e Gjader.

I centri italiani in Albania
Centri in Albania, caso italiano: ad oggi le strutture sono vuote (ANSA FOTO) – Notizie.com

Non a caso il relatore dell’aggiornamento è l’europarlamentare Alessandro Ciriani, eletto in quota Ecr – Fratelli d’Italia, il partito di maggioranza in Italia. “Questa proposta – ha dichiarato Ciriani – rappresenta un passo fondamentale verso la definizione da parte dell’Unione di norme più chiare, coerenti e realmente applicabili per la gestione dei flussi migratori. L’obiettivo è offrire agli Stati membri strumenti adeguati che consentano un rapido processo decisionale, nel rispetto dei diritti fondamentali e degli obblighi internazionali”.

Il provvedimento è stato anche emendato. I deputati hanno chiarito che l’attivazione della protezione temporanea dovrebbe essere considerata una circostanza che sospenderebbe la designazione di un Paese candidato all’Ue come Paese di origine sicuro. Altre circostanze sospensive includerebbero un tasso di riconoscimento delle domande di asilo a livello Ue superiore al 20%. O sanzioni economiche legate a violazioni dei diritti e delle libertà fondamentali.

Ciriani (Ecr – FdI): “Procederemo con senso di responsabilità”

Gli Stati membri manterrebbero poi la possibilità di designare ulteriori Sco a livello nazionale. Avrebbero anche la possibilità di iniziare ad applicare procedure di frontiera accelerate per i richiedenti la cui nazionalità ha un tasso di riconoscimento dell’asilo inferiore al 20% a partire dall’entrata in vigore dell’emendamento.

Il dibattito ha rafforzato il testo e ha contribuito a chiarire diversi aspetti delicati del dossier. – ha spiegato Ciriani Spero che il Parlamento possa presto avviare i negoziati con il Consiglio su una base solida e ampiamente accettabile. Questo è un momento importante e confido che procederemo con senso di responsabilità. Ciò affinché l’Europa possa adottare strumenti efficaci per gestire i flussi migratori, nel rispetto dei valori che condividiamo“.

La decisione di avviare i negoziati con il Consiglio sarà annunciata nella prossima sessione plenaria. Se il Parlamento la approverà, potranno iniziare i colloqui sulla versione definitiva della legislazione. Il regolamento sulla procedura di asilo, adottato nel maggio 2024 nell’ambito del patto sulla migrazione e l’asilo, si applicherà dal 12 giugno 2026. Il regolamento prevede la designazione di Paesi di origine sicuri a livello nazionale e dell’Ue, qualora non vi siano persecuzioni o rischi effettivi di danni gravi.

Tale designazione può prevedere eccezioni per parti del territorio nazionale o per categorie di persone chiaramente identificabili. La valutazione deve basarsi su una serie di fonti di informazione pertinenti e disponibili. Tra cui dati provenienti dagli Stati membri, dall’Agenzia dell’Unione europea per l’asilo, dal Servizio europeo per l’azione esterna e dall’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati .

Ai sensi del regolamento sulla procedura di asilo del 2024, nei casi in cui il richiedente, compresi i minori non accompagnati, provenga da un Paese di origine sicuro, l’esame nel merito dovrebbe essere accelerato e completato entro tre mesi. A meno che il richiedente non dimostri che vi sono motivi per considerare il Paese non sicuro nelle sue circostanze particolari.

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