Il sequestro lampo progettato da un latitante della Stidda, armi clandestine, pedinamenti e una Fiat Panda rubata: l’operazione della Dda etnea.
Sono Gianfranco Stracquadaini, 50 anni, Stefano La Rocca, 23 anni, e Giuseppe Cannizzo, 40 anni, le tre persone arrestate dalla polizia per il sequestro del 17enne Gaetano Nicosia avvenuto lo scorso 25 settembre a Vittoria, nel Ragusano. 
Stracquadaini era latitante da oltre un anno. È ritenuto responsabile con altri complici, di il tentato omicidio, ad aprile 2024, di un ex collaboratore di giustizia. I tre sono accusati in concorso tra loro di sequestro di persona a scopo di estorsione, furto aggravato, porto e detenzione illegale di armi da fuoco. Dalle indagini, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia (Dda) etnea, è emerso il ruolo predominante di Stracquadaini all’interno del gruppo criminale.
Il boss è riconosciuto come promotore, ideatore ed esecutore materiale del sequestro del giovane, figlio di un noto imprenditore vittoriese. Tutti e tre gli indagati la sera prima del sequestro hanno rubato a Ragusa la Fiat Panda. Auto poi utilizzata poi per portare via la vittima. In casa di Stracquadaini sono state trovate due pistole calibro 7,65 con matricola abrasa e munizioni utilizzate durante il sequestro di Nicosia.
Il procuratore: “A capo della banda uno dei massimi esponenti della Stidda”
“Sembra essere una nuova tecnica. Il sequestro lampo a cui segue poi il pagamento del riscatto. Ma in questo caso non abbiamo prova che ci sia stato il pagamento. – ha detto il procuratore di Catania Francesco Curcio – A capo della banda c’è uno dei massimi esponenti della Stidda di Vittoria. Un personaggio di notevole spessore che è stato latitante per molti mesi. E che era gravemente indiziato di un tentato omicidio”. Stracquadaini, 50 anni, era stato inserito dal Ministero dell’Interno nella lista dei latitanti più pericolosi, arrestato in un appartamento a Comiso.
Il boss stava creando un proprio gruppo criminale mafioso. Nell’aprile del 2024 aveva tentato di uccidere a Vittoria l’ex collaboratore di giustizia del clan Carbonaro-Dominante, Roberto Di Martino, ferendolo gravemente sparandogli mentre era alla guida della sua auto. Poi si era reso irreperibile. Nei suoi confronti era pendente un’ordinanza cautelare in carcere del gip di Catania, emessa il 24 giugno del 2024. È accusato di associazione mafiosa, tentativo di omicidio aggravato in concorso e porto di armi da fuoco.
L’attività investigativa per il sequestro è stata svolta con servizi tecnici di intercettazione telefonica ed ambientale. E con il supporto dell’attività di analisi svolta da personale specializzato del Servizio centrale operativo. Le investigazioni hanno permesso di accertare la disponibilità di armi da fuoco da parte del gruppo criminale, utilizzate per portare a termine il grave fatto delittuoso.
“La professionalità, il rigore e la determinazione messi in campo – ha detto Salvo Sallemi, vicecapogruppo di Fratelli d’Italia e componente della Commissione Antimafia – infondono in tutti i cittadini un rinnovato e tangibile senso di sicurezza. Confermandoci che lo Stato c’è. Agisce con efficacia e non si ferma dinanzi a nulla per proteggere i suoi cittadini. E assicurare i colpevoli alla giustizia. Le ultime importantissime operazioni che hanno portato all’arresto di pericolosi latitanti, a controlli capillari del territorio, alle verifiche sulle residenze rappresentano una strategia mirata per tutelare la sicurezza e la legalità sul territorio”.





