Nato tra bombe e fughe, cresciuto tra i marmi del Foro Italico, diventato simbolo della Dolce Vita e dell’Italia che sapeva vincere con eleganza: ecco chi era Nicola Pietrangeli.
È finito un calvario, è cominciata la leggenda. L’addio a Nicola Pietrangeli sta commuovendo l’Italia intera, tra sportivi, appassionati di tennis e mondo delle istituzioni e della politica. 
Uno degli ultimi ad andare a trovare il mito del tennis italiano, scomparso oggi lunedì 1 dicembre 2025 all’età di 92 anni, è stato Giovanni Malagò, presidente del Coni e attuale numero uno della Fondazione Milano-Cortina. Amico di famiglia, Malagò ha raccontato di essersi messo a piangere dopo averlo visto per l’ultima volta sabato scorso. “In quelle condizioni, mi ha fatto pensare speriamo che il prima possibile finisca questo calvario. Era lucido, lo voglio ricordare però in un altro modo”.
Ma chi era Nicola Pietrangeli? Un dato su tutti. Al momento è l’unico azzurro inserito nella International Tennis Hall of Fame. È stato tra i più grandi tennisti della storia del nostro Paese. Ha incarnato per decenni l’eleganza, la tecnica e la tenacia delle racchette, diventando un simbolo di un’epoca d’oro dello sport nazionale. Nato a Tunisi l’11 settembre 1933, Nicola Chirinsky Pietrangeli crebbe in una famiglia da madre francese e russa e padre abruzzese.
Da ragazzo scelse la cittadinanza italiana
L’infanzia la trascorse a Tunisi, segnata dagli eventi della Seconda guerra mondiale. La casa di famiglia venne distrutta durante un bombardamento, il padre internato in un campo di prigionia. Dopo l’espulsione dalla Tunisia, la famiglia si trasferì a Roma, dove da ragazzo scelse la cittadinanza italiana. È qui, sui campi del Foro Italico, che Pietrangeli iniziò a plasmare la propria leggenda, dopo un’iniziale passione per il calcio nella squadra giovanile della Lazio.
L’ingresso nei circoli sportivi romani gli permise di affinare tecnica e strategia. Già da adolescente emerse come talento unico, elegante e determinato. La sua educazione cosmopolita, insieme alla disciplina familiare, lo rese un giocatore raffinato, capace di coniugare tecnica pura e lucidità tattica. Numeri impressionanti quelli della sua carriera agonistica. 
67 titoli complessivi, 44 in singolare, 2 vittorie al Roland Garros nel 1959 e nel 1960. Sulla terra rossa parigina, il suo rovescio a una mano, diventò celebre: giornalisti come Gianni Clerici lo definirono “indecifrabile”, capace di passanti e variazioni di ritmo che lasciavano spesso gli avversari senza risposta. E poi le 7 vittorie agli Internazionali d’Italia e 3 titoli a Monte Carlo. Nei tornei internazionali, affrontò campioni come Rod Laver e Roy Emerson, sfidando i più grandi senza mai perdere la compostezza.
La Coppa Davis consacrò Nicola Pietrangeli a simbolo del tennis italiano. Con 164 incontri disputati e 120 vittorie, detiene tuttora il record mondiale per match giocati e vinti in questa storica competizione. Le sfide più memorabili rimangono quelle contro Francia, Stati Uniti e Australia. Il 1976 rappresentò il culmine della sua carriera da capitano non giocatore.
Rifiutò ingaggi professionistici milionari
Guidò la squadra composta da Adriano Panatta, Paolo Bertolucci, Corrado Barazzutti e Tonino Zugarelli, portando per la prima volta l’Italia alla vittoria della Coppa Davis. Il gesto di consegnare il trofeo ai suoi ragazzi entrò nella storia. Un maestro e mentore. In azione lo si ricorda per il suo rovescio arcuato e preciso, il rituale di lucidare le scarpe prima di ogni partita, l’abitudine di salutare sempre gli avversari con rispetto.
Poi c’è la leggenda di quando, a Wimbledon, riuscì a salvare un match point contro un avversario australiano con un passante stretto al centimetro. Negli anni ’60 rifiutò ingaggi professionistici milionari per continuare a difendere i colori dell’Italia in Coppa Davis. Dopo il ritiro lavorò per aziende come Lancia e Martini & Rossi, diventando volto televisivo e partecipando a programmi tv popolari, da la Domenica Sportiva a Tú sí que vales.
Sposò l’indossatrice Susanna Artero, dalla quale ebbe tre figli: Marco, Giorgio (morto nel luglio scorso a 59 anni) e Filippo. Dopo la separazione ha avuto una relazione, dal 1987 al 1994, con la conduttrice televisiva Licia Colò. “In una società dove tutti fanno gli equilibristi, Nicola è stato un grandissimo maestro di vita. – ha detto la conduttrice -Con lui ho condiviso un bellissimo momento della mia vita. E il nostro rapporto ha continuato a essere bello anche dopo, perché il nostro legame si è trasformato”.





