La Coop30 chiude senza una tabella di marcia vincolante per l’uscita da gas e petrolio. L’esperta Wwf: “L’occasione è persa a causa dei ricatti di chi non vuole rinunciare agli idrocarburi“.
“È mancata la volontà o la capacità di decidere di varare una road map e un piano che potesse finalmente tradurre queste intenzioni in concretezza. Si tratta di questioni delicate e complicate. Ma è altrettanto vero che il cambiamento climatico è molto più duro, più complicato e lo sarà sempre di più se non riusciremo a fermarlo”. 
A parlare, in esclusiva per Notizie.com, è Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia di Wwf Italia. A Belem, in Brasile, a pochi passi dalla foresta Amazzonica, è stata Approvata la Global Mutirao, il documento finale della Cop30. Dopo lo stallo avvenuto a causa dell’assenza dei combustibili fossili nella bozza, ritenuta da molti al ribasso, e con lo slittamento dei lavori dovuto anche a causa dell’incendio all’interno della sede del vertice, i quasi 200 Paesi, assenti gli Usa, dopo due settimane di trattative hanno votato all’unanimità il testo.
“Non siamo contenti, non siamo soddisfatti, perché c’era un’occasione per progredire sul percorso iniziato a Dubai. – ha continuato Midolla – Avevamo chiesto una delle road map più volte citate: una per l’uscita e la transizione fuori dai combustibili fossili, e una sul tema della deforestazione. Quest’ultima sarebbe stata molto significativa in una conferenza ospitata proprio in Amazzonia.
Inoltre, queste due sono le principali cause del cambiamento climatico – ovviamente i combustibili fossili in misura maggioritaria, ma anche la deforestazione è estremamente rilevante. Ci sono stati dei risultati positivi. Ma allo stesso tempo, quello che manca è mettere tutti quanti insieme, nero su bianco, la volontà di dare vita a un percorso con delle tappe precise. Nessuno vuole sottoscrivere queste tappe, anche perché, chiaramente, ci sono degli stati con grandissimi interessi economici negli idrocarburi, nel petrolio e nel gas, che vogliono ritardare il più possibile l’uscita da questi due fossili”.
Cop30, Midulla (Wwf): “Il nostro governo non ha fatto altro che parlare di biocarburanti”
Nel testo approvato non c’è il riferimento alle fonti fossili, nonostante l’Europa avesse chiesto maggiore coraggio per la loro eliminazione graduale. Il documento introduce nuovi spazi di trattativa per uno sforzo ulteriore sulle emissioni con il Belem Mission to 1,5°. Il documento, inoltre, propone di triplicare la finanza per l’adattamento entro il 2035. Si tratta di un testo di compromesso che dà una prima risposta in un contesto geopolitico non semplice.
“Mentre l’uscita dal carbone sta andando avanti, – ci ha spiegato l’esperta del Wwf – non si può dire altrettanto per il gas e il petrolio. Le due cose, tra l’altro, sono correlate. Il nostro governo non ha fatto altro che parlare di biocarburanti. Il problema è che non vogliono questi strumenti, ovvero la road map contro la deforestazione. Questo perché la deforestazione è legata non solo all’agricoltura in generale, ma anche, precisamente, ai biocarburanti.
Se si volesse alimentare l’industria automobilistica mondiale con i biocarburanti, cosa impossibile, il problema è che questi biocarburanti non sarebbero affatto sostenibili. Si dovrebbe continuare a deforestare per far posto a campi per la coltivazione delle biomasse necessarie a produrli. Il problema di fondo è che c’è qualcuno che non vuole uscire dal modello attuale e che, se pure ne uscisse, ne vorrebbe uno insostenibile”. 
Il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin, a margine del voto in plenaria, ha parlato di un quadro di posizioni e di equilibri a livello internazionale che incidono fortemente su quelle che sono le posizioni politiche nell’ambito delle scelte climatiche.
“Durante la Cop, – ha dichiarato Mariagrazia Midulla – gli scienziati hanno ribadito con forza cose che i governi avrebbero dovuto capire da lungo tempo. La prima è che limitare il riscaldamento globale a un grado e mezzo è un limite, non un obiettivo. È un limite fisico che noi dobbiamo porci per avere un cambiamento climatico che, sebbene ormai provocato, deve restare almeno gestibile. Inoltre, gli scienziati hanno chiarito che questo limite è fondamentale per evitare gli effetti a cascata del cambiamento climatico.
Per adesso non li stiamo sperimentando, ma se dovessimo cominciare a farlo, la situazione diventerebbe veramente molto, molto pesante. La terza cosa è che il budget di carbonio, cioè la possibilità di immettere nuova Co2 nell’atmosfera, è praticamente finito. Dobbiamo accelerare la decarbonizzazione, e va fatto entro il 2040, massimo 2045, e non più entro il 2050. Gli Stati Uniti e l’Europa in primis dovrebbero tagliare le emissioni prima del 2045. Invece, c’è qualcuno che vuole eliminare il gas e il petrolio solo dopo il 2070. Ci vogliono tutti fritti”.
“Non cedere ai ricatti degli Stati che hanno interessi diretti negli idrocarburi”
L’incontro ha evidenziato alcuni passi positivi, come la promessa di 1.000 miliardi di dollari per le energie rinnovabili e le infrastrutture. Tuttavia, la mancanza di consenso sulla riduzione dei combustibili fossili rimane una preoccupazione. Gli esperti avvertono che senza accordi solidi, l’impatto climatico peggiorerà. Nonostante le sfide, c’è speranza poiché vari settori continuano a spingere per l’azione per il clima.
“Il problema è non cedere ai ricatti degli Stati che hanno interessi diretti negli idrocarburi. – ha concluso l’esponente del Wwf Italia – Dobbiamo guardare più avanti, anche perché alcuni di questi stati sanno benissimo che prima o poi la produzione di petrolio e di gas dovrà concludersi. Tanto vale che investano nel futuro anche loro, cosa che in parte stanno già facendo: stanno già investendo in rinnovabili, quasi tutti.
“Indebolita molto la posizione negoziale da parte dell’Europa”
È mancato è il coraggio europeo. È vero che gli Stati Uniti non hanno aiutato, ma non hanno neanche bloccato. E all’interno dell’Europa, io credo che l’Italia non abbia giocato un ruolo positivo. Il Ministro Fratin ha negato di aver espresso una posizione contraria, ma a noi risulta che all’inizio fosse così, in linea con la Polonia. Forse poi la contrarietà è stata superata, ma questo ha indebolito molto la posizione negoziale da parte dell’Europa.
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Se oggi il cambiamento climatico avanza e noi siamo in ritardo e in affanno, è perché stiamo continuando a perdere tempo, pur avendo fatto dei passi. Le Coop fanno una piccola parte del lavoro che dovrebbero fare, ma questo, vorrei sottolinearlo, non è per responsabilità delle Cop in sé. I processi multilaterali sono troppo lenti, non stanno producendo risultati?
Forse, ma è l’unico modo che io conosca. I processi multilaterali sono quelli che coinvolgono tutti: chi ha provocato il problema, chi lo continua a provocare, le vittime. Coinvolgono tutti. E solo così possiamo vincere una sfida che, se non la affrontiamo, ci vedrà tutti perdenti. Il cambiamento climatico è una cosa che ha dimostrato fino a oggi di non guardare in faccia a nessuno. I più vulnerabili, quelli che hanno meno strumenti per combatterlo, soffrono di più, però soffriamo tutti”.





