Un singolo errore ha fermato il 20% di Internet. Dai trasporti ai servizi finanziari, passando per ChatGpt e i giochi online. Reggeremo il prossimo blackout globale?
Dal social media X a Shopify; da ChatGpt a League of Legends; dal rating di Moody’s ai sistemi di trasporto. Internet ieri si è rotto. Molto più che un “down” di WhatsApp, poco meno di una catastrofe. 
Il sito web di Moody’s ha visualizzato un codice di errore 500 e ha invitato gli utenti a visitare il sito web di Cloudflare per ulteriori informazioni. Informazioni che sono passate dallo star risolvendo un problema all’averlo risolto. Cloudflare, con sede a San Francisco, negli Stati Uniti, lavora solitamente dietro le quinte per rendere Internet più veloce e sicuro. Ma quando i problemi emergono si verifica un enorme blocco digitale per gli utenti di Internet.
Per capirci, non c’è una linea diretta tra i nostri dispositivi digitali e un sito web. I collegamenti sono possibili poiché aziende come Cloudflare si trovano nel mezzo di queste connessioni. Cloudflare è una rete di distribuzione che prende i contenuti dal 20% dei siti web del mondo e li replica su migliaia di server in tutto il globo. Per dirla ancora meglio, quando si accede a un sito web protetto da Cloudflare, il computer non si connette direttamente a quel portale.
Una situazione vantaggiosa per tutti, finché non si guasta
Piuttosto, ci si connette al server Cloudflare più vicino. Ciò protegge il sito web da un’ondata di traffico e fornisce una risposta più rapida. È una situazione vantaggiosa per tutti. Finché non si guasta. E il 20% di Internet si rompe. Il mese scorso Microsoft ha dovuto implementare una correzione per risolvere un’interruzione del proprio portale cloud Azure che ha impedito agli utenti di accedere a Office 365, Minecraft e altri servizi.
L’azienda tecnologica ha scritto sulla sua pagina di stato di Azure che una modifica alla configurazione della sua infrastruttura Azure ha causato l’interruzione. Amazon ha subito un’enorme interruzione del suo servizio di cloud computing a ottobre. L’azienda ha risolto il problema, ma l’interruzione ha bloccato un’ampia gamma di servizi online, tra cui social media, giochi, consegna di cibo a domicilio, streaming e piattaforme finanziarie. 
“Oggi è stata la volta del down di Cloudflare, giorni fa di Aws. – ha spiegato, in esclusiva per Notizie.com, Luigi Garofalo, direttore di Key4Biz, giornale online specializzato sull’Innovazione tecnologica, analizzata in chiave economica, sociale e geopolitica – A luglio scorso abbiamo vissuto il cyber crash causato da un errore nell’aggiornamento a un sistema di cybersecurity di CrowdStrike.
Tre ‘blackout’ digitali che hanno ‘rotto’ il web per diverse (lunghe) ore. Tre casi che dovrebbero aprire gli occhi all’Ue e ai governi nazionali europei sul rischio tecnologico ed economico di questa forte dipendenza da tecnologie extra-Ue e attivare subito azioni per alimentare fortemente l’indipendenza digitale e tecnologica, che è diversa dalla sovranità digitale ‘offerta’ ormai anche dalle Big Tech.
“Non tutti i sistemi critici passano da lì, ma la dipendenza è reale”
Un’indipendenza digitale che si crei, almeno nei settori chiave, dal cloud all’Ai, dalla cybersicurezza al Quantum computing, non solo con fondi ad hoc. Ma incentivando la domanda della Pubblica amministrazione verso tecnologie Made in Europe. E con la creazione di hub verticali formati da aziende italiane ed europee, dalle grandi passando per le Pmi fino alle startup”.
Ma quali sono le ipotesi tecniche più plausibili per un down così esteso? Un provider come Cloudflare può davvero “rompere internet” con un singolo errore? “Al momento però non ci sono prove di un attacco. La spiegazione più credibile – ci ha detto Piermario Boccellato, giornalista di Key4Biz – è un errore interno di configurazione o un aggiornamento andato storto, come in passato è successo a Microsoft. Ciò può creare un blackout enorme, perché gestisce Cdn, Dns, firewall e instradamento per milioni di siti. Non ‘rompe internet’ ma l’effetto domino combina disastri”.
Un down di Cloudflare può mettere a rischio servizi critici come sanità, pagamenti e trasporti? E quanto dipendono le infrastrutture italiane da Cloudflare? “Se ospedali, sistemi di pagamento o piattaforme di trasporto usano Cloudflare, un guasto rende indisponibili servizi web e servizi esterni quindi l’impatto può essere serio. – ha concluso l’esperto – Tante aziende, e una parte della Pa, usano Cloudflare per Dns e Cdn. Non tutti i sistemi critici passano da lì, ma la dipendenza è reale purtroppo”.





