Pietro Adinolfi, Emanuela Orlandi, Banda della Magliana. Dopo decenni si torna a scavare, letteralmente, nel passato della Capitale d’Italia.
Sono trascorsi 31 anni dalla misteriosa scomparsa del giudice romano Paolo Adinolfi, sparito nel nulla il 2 luglio del 1994. Oggi, giovedì 13 novembre, si è aperto uno spiraglio per arrivare a una svolta. 
Una pista sembrerebbe portare ai sotterranei di quella che un tempo fu la villa di Enrico Nicoletti, cassiere della Banda della Magliana, che si trova all’interno dell’attuale complesso della Casa del Jazz, spazio culturale a ridosso di via Cristoforo Colombo a Roma nato sulle ceneri del bene confiscato alla malavita organizzata. È proprio in un tunnel mai esplorato che, su disposizione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, si stanno concentrando le ricerche.
Gli scavi sono iniziati stamattina e proseguiranno nei prossimi giorni. Al lavoro carabinieri, polizia, guardia di finanza con l’ausilio di cani molecolari, artificieri e nuclei antisabotaggio. L’ispezione nasce dalla segnalazione dell’ex magistrato Guglielmo Muntoni, ora presidente dell’Osservatorio sulle politiche per il contrasto alla criminalità economica della Camera di Commercio di Roma.
Il sospetto è che quella galleria sia stata interrata per nascondere qualcosa
Muntani ha parlato della presenza di un tunnel tombato, chiuso circa 30 anni fa. La Casa del Jazz era stata individuata come possibile location anche per la coltivazione di funghi in percorsi sotterranei per l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate. Il sospetto di Muntoni è che quella galleria sia stata interrata per nascondere qualcosa, come armi e gioielli, che la Banda avrebbe potuto recuperare attraverso una botola.
In mattinata ha raggiunto la Casa del Jazz anche l’avvocato Lorenzo Adinolfi, figlio del magistrato, è scomparso. “Ora dobbiamo solo aspettare. Non si può dire altro” ha affermato prima di andare via. La famiglia chiede silenzio spiegando di non essere stata “mai né consultata né informata rispetto a questa iniziativa”, né avrebbe mai desiderato il clamore mediatico che ne è stato ottenuto. 
La Banda della Magliana, il gruppo criminale egemone nella Roma a cavallo degli anni ’70 e ’80, rimarrà nella storia soprattutto per l’intricata ed efficiente rete di agganci, legami e connivenze con le figure più ambigue e le vicende più oscure della vita italiana del Dopoguerra. I leader storici hanno tessuto rapporti con la grande criminalità organizzata, a cominciare da Cosa nostra, ma hanno avuto contatti anche i gruppi legati all’eversione nera come i Nar, alla massoneria e alla P2.
La Banda, secondo quanto ricostruito anni dopo dagli inquirenti, ha avuto un ruolo in vicende ancora in cerca di verità. Su tutte la scomparsa di Emanuela Orlandi nel giugno del 1983. Il ruolo della Banda è stata al centro della seconda indagine dei pm di piazzale Clodio poi finita archiviata. Il procedimento si basava, sostanzialmente, sulle dichiarazioni rese nel giugno del 2008 da Sabrina Minardi, compagna di Enrico De Pedis. Emanuela Orlandi, secondo Minardi, sarebbe stata uccisa dopo essere stata tenuta prigioniera nei sotterranei di un palazzo vicino all’ospedale San Camillo.
Muntoni: “Sono 29 anni che chiedo di andare a controllare quella galleria”
La Magliana è stata accostata anche alla scomparsa del giudice Paolo Adinolfi, nel luglio del 1994. L’intreccio, in una vicenda che al momento non ha trovato alcuno sbocco giudiziario con le inchieste tutte archiviate, sarebbe legato alla società Fiscom di cui si era occupato nel 1992 Adinolfi quando era giudice alla sezione Fallimentare. Una società di intermediazione finanziaria dichiarata fallita da Adinolfi e che sarebbe stata legata ad ambienti della criminalità organizzata.
“Sono 29 anni che chiedo di andare a controllare quella galleria, lì sotto potrebbe esserci il corpo di Paolo Adinolfi. – ha detto Guglielmo Muntoni, giudice in pensione ed ex presidente della Sezione misure di prevenzione del tribunale di Roma – Questa attività non è solo sul giudice Adinolfi. L’obiettivo comunque è capire cosa si possa nascondere dentro la galleria che quasi trent’anni fa trovammo interrata. L’idea è che sia stata interrata per nascondere qualcosa“.





