Chi è James Comey, l’ex capo dell’Fbi che rischia fino a 5 anni di carcere: le accuse a suo carico

James Comey è stato incriminato: chi è l’ex capo dell’Fbi finito nel mirino di Donald Trump e quali sono le accuse a cui carico.

Ostruzione alla giustizia e dichiarazioni false. Queste le accuse a carico di James Comey, l’ex capo dell’Fbi da sempre nemico di Trump, formulate da un gran giurì nelle ultime ore.

L'ex capo dell'Fbi James Comey
Chi è James Comey, l’ex capo dell’Fbi che rischia fino a 5 anni di carcere: le accuse a suo carico (Ansa Foto) – notizie.com

La notizia dell’incriminazione ha scosso gli Stati Uniti d’America e il primo ad esultare è stato il presidente Donald Trump: “Giustizia”, ha scritto sul suo social Truth e definendo James Comey una delle persone peggiori con le quali gli Usa si siano mai confrontati.

Si tratta di una vittoria anche personale per il tycoon, che nel 2017 ha licenziato improvvisamente l’ex capo degli 007 Usa. In un primo momento aveva spiegato la decisione riferendosi alla gestione delle indagini su un server privato usato da Hilary Clinton. Poi, successivamente, ha ammesso la verità: c’era proprio James Comey dietro alle indagini sul Russiagate, che Trump ha definito una delle più grandi “bufale” della storia.

Il tycoon non ha mai perdonato all’investigatore di aver portato avanti la tesi di una sua possibile collisione con la Russia. Ma di cosa è accusato nello specifico James Comey?

Perché James Comey è stato incriminato

Al centro dell’incriminazione del gran giurì, c’è una sua testimonianza alla commissione Giustizia del Senato risalente al 30 settembre 2020, durante la quale è stato accusato di aver mentito in merito all’autorizzazione per diffondere informazioni sensibili. Su questo l’ex capo degli 007 si è sempre dichiarato innocente.

E lo ha ribadito anche nelle ultime ore con un video su Instagram: “Non ho paura, sono innocente. Ho fiducia nel sistema giudiziario federale”.

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Un post condiviso da James Comey (@comey)

James Comey è il primo alto funzionario governativo ad affrontare accuse federali nell’ambito del Russiagate. Nello specifico, è accusato di false dichiarazioni e ostruzione alla giustizia su presunte interferenze russe nelle elezioni del 2016 vinte da Trump.

Al vaglio del gran giurì c’erano inizialmente tre capi di accusa, ma solo due sono stati approvati. Quello respinto riguardava Hillary Clinton. James Comey si consegnerà alla polizia nelle prossime ore.

Nessuno è al di sopra della legge”, ha detto su X la procuratrice generale Pam Biondi. In caso di condanna James Comey rischia fino a cinque anni di carcere.

La notizia è stata commentata anche dall’attuale capo dell’Fbi Kash Patel: “Per troppo tempo i precedenti corrotti leader hanno usato come arma la giustizia, danneggiando le istituzioni ed erodendo la fiducia del pubblico. Nessuna politicizzazione è stata più evidente che nel caso della bufala del Russiagate”.

Il caso è controverso negli Usa, ecco perché

L’incriminazione è destinata a far discutere, anche perché porta la firma di Lindsay Halligan, ex avvocata di Donald Trump specializzata nel settore assicurativo che ha assunto l’incarico da soli tre giorni.

Nessun altro dell’ufficio ha firmato il documento e molti osservatori ipotizzano che nessuno, a parte Halligan, abbia voluto farsi carico di una decisione così controversa. La notizia dell’incriminazione tra l’altro, avrebbe creato molti malumori anche nel Dipartimento di Giustizia, con la pg Pam Bondi che si era detta scettica e ha cercato di fermare il caso.

Proprio Bondi, insieme con il braccio destro (anche lui ex avvocato di Trump) Todd Blanche, aveva cercato di convincere il presidente Usa a lasciare al suo posto Erik Siebert, ex procuratore della Virginia predecessore di Halligan.

“Trump vuole vendetta. Non si fermerà con Comey”

Ma il presidente è “accecato dalla voglia di vendetta”, come hanno detto i critici nelle ultime ore. E per questo non ha dato ascolto neppure ai suoi fedelissimi. “Mi hanno messo in stato di accusa due volte e incriminato cinque volte sul niente. Giustizia va fatta ora”, queste le parole di Trump che però, più che di giustizia parlano appunto di vendetta.

E non è finita. L’incriminazione di Comey è solo il primo passo, perché l’ex capo dell’Fbi era solo un nome all’interno della lista nera di Donald Trump. Il capo della Casa Bianca sarebbe già pronto a colpire il prossimo bersaglio. E secondo alcuni sarebbe Joh Bolton, il suo ex consigliere che negli anni è diventato uno dei più grandi critici dell’operato del tycoon.

Gestione cookie