Carabinieri e Procura sono alla ricerca del movente del delitto di Cinzia Pinna: Emanuele Ragnedda, reo confesso dell’omicidio, ha raccontato di aver sparato per difendersi.
Un violento litigio, lei che si avvicina con un oggetto in mano, lui che preme il grilletto, una o più volte. È questo ciò che ha raccontato a carabinieri e pm Emanuele Ragnedda, l’imprenditore del vino reo confesso dell’omicidio di Cinzia Pinna, la giovane di Castelsardo scomparsa da Palau lo scorso 11 settembre e ritrovata cadavere nella tenuta dell’azienda dello stesso Ragnedda.
Una versione che non avrebbe pienamente convinto investigatori ed inquirenti, chiamati a fare piena chiarezza sul delitto che ha sconvolto la Sardegna. Stando a quanto riferito da Ragnedda, l’omicidio sarebbe maturato al culmine di una lite sfociata quindi nel sangue. “Ho avuto paura, ho sparato per difendermi”, avrebbe riferito Ragnedda. Nella tenuta dell’uomo, dov’è stato ritrovato il cadavere di Cinzia su indicazioni dello stesso indagato, sono ancora in corso gli accertamenti del Ris di Cagliari.
Dalle 8 e 40 di questa mattina gli uomini del Ris di Cagliari sono al lavoro all’interno del casolare nella tenuta Conca Entosa, tra Palau e Arzachena. Gli specialisti hanno trovato in casa tracce di polvere bianca e si attende la conferma dei test tossicologici per capire se si tratti di una sostanza stupefacente, in particolare cocaina. I carabinieri hanno già repertato tutti i vari oggetti presenti nell’abitazione.
Emanuele Ragnedda: domattina l’udienza per la convalida del fermo
Adesso stanno verificando le numerose tracce di sangue ritrovate sul divano, nelle stanze e anche all’esterno della casa. Nelle prossime ore, in Tribunale a Tempio Pausania, davanti alla gip Marcella Pinna, si terrà l’udienza per la convalida del fermo di Ragnedda, accusato di omicidio volontario e omicidio volontario aggravato dall’uso di arma comune da sparo e occultamento di cadavere. Il 41enne, produttore del vino bianco più costoso d’Italia, è rinchiuso nel carcere di Nuchis. Non c’è ancora stato il riconoscimento del cadavere da parte dei familiari di Cinzia Pinna, che stanno vivendo ore di angoscia.
La famiglia della vittima, anch’essa molto conosciuta a Castelsardo e nel nord Sardegna, ha nominato come legali di fiducia gli avvocati Antonella e Nino Cuccureddu. Stando a quanto emerso, i Ragnedda e i Pinna si conoscono da tempo ed Emanuele e Claudia, che aveva scelto di essere indipendente lavorando in un locale di Palau come cameriera, si frequentavano ogni tanto.
Emanuele Ragnedda, difeso dall’avvocato Luca Montella, aveva coinvolto nelle prime fasi dell’indagine anche un giovane milanese di 26 anni, risultato estraneo ai fatti. Ora i legali del ragazzo milanese, Antonello Desini, Nicoletta Mani e Maurizio Mani attendono gli sviluppi dell’inchiesta affinché possano scagionare del tutto il loro assistito.