È mistero a Milano sulla morte del 74enne critico fotografico Maurizio Rebuzzini, trovato in fin di vita ieri sul ballatoio del suo studio. Ecco cosa sappiamo finora sulle indagini.
È stato trovato in fin di vita sul ballatoio del suo studio di via Zuretti a Milano. Il famoso critico fotografico Maurizio Rebuzzini, 74 anni, è morto poco dopo in ospedale. A dare l’allarme è stato uno dei due figli della vittima, Filippo di 44 anni. 
Filippo Rebuzzini non crede all’ipotesi che qualcuno possa aver fatto del male al padre, ma sul corpo di Maurizio sono stati constatati segni compatibili con uno strangolamento. È per questo che la Procura della Repubblica di Milano ha aperto un fascicolo d’inchiesta per omicidio, investendo delle indagini la squadra mobile del capoluogo lombardo. L’allarme del figlio del noto fotografo è stato lanciato alle ore 18 e 40 circa di ieri, giovedì 18 settembre 2025. Trasportato d’urgenza presso l’ospedale Fatebenefratelli, è deceduto poco dopo.
Rebuzzini era noto nell’ambiente fotografico, soprattutto come critico ed editore. Sua la rivista FOTOgrafia, mentre era stato docente a contratto all’Università Cattolica di Milano e animatore dell’associazione Obiettivo Camera.
Maurizio Rebuzzini, il rebus delle ecchimosi sospette
Conosciuto nel quartiere, dove aveva lo studio fotografico, l’abitazione del 74enne e quella di uno dei suoi figli è poco distante. I residenti lo hanno descritto come una persona riservata ma cordiale. I condomini lo incrociavano spesso, seduto a fumare il suo sigaro o al bar all’angolo a prendere il caffè, a volte in compagnia del figlio.
Quando Filippo ha trovato il padre privo di sensi e ha chiamato il 112, in molti si sono affacciati in strada. “Pensavamo avesse avuto un infarto“, hanno raccontato i residenti. Ma i medici del Fatebenefratelli hanno rilevato ecchimosi sospette. I segni potrebbero derivare da un’aggressione subita da Rebuzzini, ma anche da una caduta o da un incidente. La porta del suo studio era aperta, ma tutto era al proprio posto, compresi soldi e smartphone. Dunque non si sarebbe trattato di una rapina finita male. 
I sospetti che qualcosa di anomalo possa essere accaduto al numero 2 di via Zuretti sono dovuti anche ad alcune “urla” che diversi vicini avrebbero udito. Non è chiaro, però, di cosa si trattava, se una richiesta d’aiuto o altro. La pm di turno, Maria Cristina Ria, ha aperto un fascicolo per omicidio e i poliziotti stanno ora analizzando i filmati della videosorveglianza della zona e controllando i tabulati telefonici.
Filippo Rebuzzini ha descritto il padre come una persona buona e benvoluta da tutti, e che la fotografia era la sua vita. “È remotissima la possibilità che qualcuno possa avergli fatto del male. – ha detto il 44enne – Era difficile avere una conversazione con lui senza arrivare a parlare di fotografia, ma lui utilizzava la fotografia per parlare di vita. Una cosa che diceva spesso era: la fotografia non è un arido punto di arrivo ma uno splendido punto di partenza, per cui si può arrivare a parlare di tutto”.
 




