Nuova udienza del processo contro Chiara Petrolini, la 22enne imputata con l’accusa di aver ucciso e sepolto i suoi due neonati appena partoriti in provincia di Parma.
In aula le foto scattate ai resti del neonato rinvenuto il 9 agosto 2024 a Vignale di Traversetolo, non lontano da Parma. L’imputata, Chiara Petrolini di 22 anni, madre del bambino, ha chiesto di allontanarsi.
In quel momento il maresciallo dei carabinieri Salvatore Perri stava ricostruendo il ritrovamento. Perri, infatti, è stato il primo a intervenire sul posto. L’imputata, ai domiciliari da circa un anno per duplice omicidio dei suoi figli neonati, si è quindi allontanata dopo la richiesta alla Corte di assise a Parma, presieduta dal giudice Alessandro Conti, dove si sta svolgendo il processo di primo grado, da parte dell’avvocato Nicola Tria.
Quando venne trovato il corpo del neonato la famiglia Petrolini era all’estero in vacanza. Un mese dopo, col proseguire delle indagini, venne trovato un secondo corpo di un bambino partorito sempre dalla 22enne un anno e mezzo prima. Secondo l’accusa la ragazza li ha uccisi entrambi, appena nati. Perri si è commosso in aula. “Vidi questo corpicino – ha detto il maresciallo rispondendo alle domande della pm Francesca Arienti – e le dico ho difficoltà, essendo padre, in quel momento non sono stato bene. Da padre non mi sembrava un feto, ma un bambino formato”.
Le perite metteranno nero su bianco le condizioni di Petrolini
Il corpo del neonato secondo il carabiniere era messo su un fianco. Dopo la proiezione delle foto, Petrolini è rientrata in aula per il conferimento dell’accertamento psichiatrico alle perite nominate dai giudici, Marina Carla Verga e Laura Ghiringhelli. La perizia psichiatrica era stata disposta nel giugno scorso. Per l’accusa la ragazza è capace di intendere e volere, è incapace invece per la difesa. Le esperte il 25 settembre avranno il compito di visitare la 22enne, acquisendo documentazione clinica e processuale ed esprimersi.
Le perite metteranno nero su bianco le condizioni di Petrolini. In caso di incapacità, dovranno valutare anche la pericolosità sociale della ragazza accusata di aver ucciso, subito dopo averli partoriti, i due figli neonati, concepiti con l’ex fidanzato, Samuel Granelli, suo coetaneo. Delle due gravidanze, a circa un anno e mezzo l’una dall’altra, nessuno avrebbe saputo nulla. Né famiglia, né amici, né il fidanzato.
Verga e Ghiringhelli saranno chiamate a testimoniare al processo il 2 febbraio 2026. Anche Granelli ha chiesto di uscire dall’aula durante le proiezioni delle immagini del figlio morto. Samuel nei mesi scorsi ha riconosciuto i figli, chiamandoli Angelo Federico e Domenico Matteo, dando loro il suo cognome e firmando l’atto di nascita e di morte. La benedizione delle salme e la sepoltura erano avvenute in forma privata a marzo scorso.
“La posizione del neonato ha allontanato il dubbio che fosse stato gettato lì, essendo appoggiato sul fianco sinistra, con le mani a protezione del viso, quasi fosse stato lì appoggiato. – ha detto il tenente colonnello dei carabinieri Domenico Sacchetti, comandante del nucleo investigativo di Parma – La buca era coperta da alcune siepi, che proteggono e coprono muro che nasconde la scalinata che porta al piano seminterrato dell’abitazione. La buca si trova nelle immediate adiacenza dell’asciugamano e ha dimensioni di 60×80, con profondità di 24 centimetri“.
Chiara Petrolini, l’intercettazione ambientale: “Samuel? Non se n’è mai accorto, non lo sa”
Sacchetti ha parlato anche del fatto che tutti escludevano nella maniera più categorica possibile che Chiara Petrolini potesse essere in gravidanza. Durante una telefonata con l’ufficiale dell’Arma, “il padre escluse che la figlia fosse in gravidanza, disse che recentemente aveva avuto il ciclo, non riusciva a darsi spiegazioni“. Anche la madre, ha detto Sacchetti, riferì della perdita di sangue in taverna, dove la ragazza dormiva in estate, legata alle mestruazioni. E Chiara stessa, parlando al telefono, confermò questa ricostruzione.
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In aula sono state quindi mostrate in aula foto di Chiara poche settimane prima del parto: a un concerto, ad una festa. Le persone sentite nei primi giorni anche tra gli amici della 22enne, raccontavano che aveva uno stile di vita incompatibile con la gravidanza: consumava bevande alcoliche, sigarette, marijuana. “Nessuno sa nulla, ho fatto tutto da sola”, disse Petrolini ai genitori ad agosto 2024, dopo che i carabinieri avevano convocato lei, il padre e la madre, al rientro dagli Usa, per notificare i primi atti di indagine.
I militari registrarono l’intera conversazione. “Dopo un’iniziale negazione – ha spiegato l’ufficiale – ci fu un’ammissione di responsabilità a cui i genitori reagirono con incredulità“. Chiara disse di non aver ucciso il bambino, disse che era nato morto. E su come avesse fatto a partorire, “ho spinto, ho spinto e basta ed è venuto fuori“, spiegò ai genitori. “Non sapevo cosa fare, non sapevo come dirvelo, avevo paura, nessuno sapeva nulla”. E Samuel? “Non se n’è mai accorto, non lo sa”.