Vanno avanti le azioni e le ripercussioni europee ed internazionali dopo il caso dei droni che hanno invaso lo spazio aereo della Polonia. Ecco cosa sta accadendo.
Sarebbero almeno cinque i droni che hanno invaso lo spazio aereo della Polonia, scatenando il caos ieri con la Nato chiamata ad intervenire e le accuse nei confronti della Russia. L’obiettivo dei velivoli, stando a quanto accertato dall’Alleanza atlantica, era il polo logistico di Rzeszow.
Il centro, che si trova in Polonia e dispone anche di un aeroporto, rappresenta uno dei punti di transito più importanti per le consegne di armi e altri equipaggi militari all’Ucraina. Secondo la Nato i droni provenivano dalla Bielorussia, sono stati rilevati e monitorati dai sistemi di difesa aerea Patriot tedeschi. Una volta in stato d’allerta, la presenza dei velivoli è stata segnalata e sono decollati i caccia F-16 polacchi e gli stealth F-35 olandesi.
“Abbiamo bisogno dei Patriot perché i droni non sono l’unica forma di minaccia russa al nostro spazio aereo. Abbiamo anche bisogno di un muro anti-drone“, ha dichiarato il Ministro degli Esteri polacco Radoslaw Sikorski in queste ore. Dalle indagini, e da ciò che è stato possibile desumere dai resti dei droni abbattuti, ad invadere lo spazio aereo polacco sarebbero stati dei droni Shahed, Gerlan e Gerbera.
La Polonia mette in guarda dalla disinformazione, ma restano i dubbi
La tipologia di velivoli rilevati sta facendo discutere. Secondo alcune tesi l’Ucraina, che oltre tre anni fa ha subìto l’invasione russa, vorrebbe trascinare nel conflitto la Polonia, membro dell’Unione europea e della Nato. Per farlo, avrebbe preso il controllo dei droni inviandoli in territorio polacco. Lo statunitense Stephen Bryen, esperto di spicco in materia di difesa e sicurezza internazionale, sottosegretario nel corso dell’amministrazione di Ronald Reagan, intervistato dal magazine InsideOver.com, ha detto che “una possibilità, la più probabile, è che gli ucraini siano riusciti a prendere il controllo di un drone o più droni e li abbiano inviati in Polonia”.
Un’ipotesi basata sul fatto che “le aree in cui il drone o i droni sono stati intercettati erano minimamente sensibili“. E poi “prendere il controllo dei droni sarebbe un ottimo modo per organizzare una provocazione. Il Gerbera è descritto come un drone economico pieno di componenti americani e asiatici, il che lo rende abbastanza facile da controllare”. Il Ministero polacco della Digitalizzazione ha messo in guardia da questo tipo di informazione che servirebbe ai russi per “seminare il panico” e per “danneggiare lo Stato e i polacchi”.
Mosca ha fatto sapere che non sarebbe stata presentata alcuna prova che i droni fossero di provenienza russa, che le accuse sono infondate. E che la gittata di velivoli simili non supera i 700 chilometri. Dunque la Polonia sarebbe fuori portata. Anche la Bielorussi, alleata di Mosca, ha annunciato di aver abbattuto droni sul suo territorio parlando di velivoli che “avevano perso la rotta” per problemi elettronici. Il giallo resta, anche perché da domani e fino al 16 settembre si terranno delle esercitazioni congiunte delle forze armate di Russia e Bielorussia. Esercitazioni che però “sono di routine, non dirette contro nessuno”, ha sottolineato il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov.
Tutto ruota attorno alla tipologia di drone rilevato, il Gerbera. Si tratta di un Unmanned aerial vehicle (Uav) russo “low cost”, utilizzato spesso per distrarre o saturare i sistemi di difesa. È stato progettato per somigliare al più famoso (ma anche più costoso e sofisticato) drone iraniano Shahed-136 o Geran-2 anche nel nome. Tanto che è stata mantenuta la linea “floreale” per il nome, da Geranio a Gerbera.
Gerbera, l’arsenale russo e l’uso in Ucraina
Il drone è realizzato con materiali economici. La struttura intensa è di compensato, schiuma o plastica espansa. Il Gerbera è assemblato in Russia. Secondo diversi media ucraini, che citano fonti di intelligence, sarebbe realizzato nella zona di Alabuga nel Tatarstan. La società cinese Skywalker Technology fornirebbe fusoliere e progetti, mentre chip ed elettronica proverrebbero dalle aziende Usa Analog Devices e Texas Instruments, e dalle europee Nxp, StMicroelectronics, U-Blox.
Il Gerbera è entrato a far parte dell’arsenale russo nel 2024 che ne farebbe largo uso in Ucraina. È utilizzato come drone decoy (esca, appunto), per missioni di ricognizione o anche di attacco come kamikaze se equipaggiato con esplosivo. Il velivolo a basso prezzo costa molto meno di uno Shahed, il cui prezzo si aggira tra i 20mila ed i 50mila dollari, ma è più rudimentale e meno letale.