Le autorità commerciali statunitensi lo hanno giudicato un “prodotto naturale” e “non disponibile“. Così il sughero è riuscito a scampare ai dazi di Donald Trump.
“Prodotto naturale non disponibile”. E dunque, nessun dazio statunitense per il sughero. Il prezioso prodotto, proveniente principalmente dal bacino del mar Mediterraneo, è stato incluso nella lista di pochissimi altri articoli esenti dalle tariffe volute dal presidente Usa Donal Trump.
In vigore dal 1 settembre, infatti, in attesa della pronuncia della Corte suprema Usa, c’è un accordo commerciale per i dazi al 15% tra Stati Uniti ed Europa. Il sughero, fondamentale per le bottiglie di vino, è finito nella lista dei prodotti esenti dietro spinta dei viticoltori americani e del Wine Institute californiano. A gioire è stato in particolare il Portogallo, il maggiore produttore di sughero al mondo con circa la metà della produzione globale.
Anche i diplomatici portoghesi hanno fatto pressioni per l’esenzione su entrambe le sponde dell’Atlantico. Patrick Spencer, direttore esecutivo del Natural Cork Council con sede negli Stati Uniti, si è battuto in prima persona per spiegare le origini del sughero ai funzionari commerciali statunitensi e per ottenere una sospensione dei dazi. Il sughero ha di fatto creato un precedente: altri prodotti naturali potrebbero essere esentati dai dazi in futuri accordi commerciali.
Sughero, importazioni negli Usa per oltre 240 milioni di dollari l’anno
Gli Stati Uniti rappresentano il secondo mercato per il sughero portoghese dopo la Francia. Nel 2023, gli Stati Uniti hanno importato sughero dal Portogallo per un valore di 241 milioni di dollari. Poco più del 70% di esso è arrivato sotto forma di tappi per vino, liquori, olio d’oliva, miele. Ma il sughero è stato utilizzato anche da Nasa e SpaceX per la protezione termica dei razzi. E sughero viene utilizzato anche per i campi sportivi e inserito nel cemento delle piste aeroportuali per assorbire l’impatto degli aerei in atterraggio.
Sebbene la California abbia un clima simile a quello mediterraneo, gli Stati Uniti non hanno mai sviluppato un’industria del sughero. Ci fu un tentativo di avviarne una durante la Seconda guerra mondiale, ma ci vogliono 25 anni perché una quercia da sughero (o sughera) produca la sua prima corteccia per la raccolta. La resa iniziale non è di alta qualità, e l’albero impiega poi nove anni per produrre nuova corteccia.
La raccolta del sughero è anche un lavoro estremamente specializzato, poiché tagliare un albero nel modo sbagliato potrebbe ucciderlo. I raccoglitori sono i lavoratori agricoli più pagati in Europa. I portoghesi raccolgono il sughero da oltre duecento anni.
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La corteccia dell’albero si stacca in lastre leggerissime. Il sughero viene poi trasportato in fabbriche per essere tagliato a strisce e inserito in una macchina che sigilla i tappi. Il processo di raccolta sostenibile è uno dei motivi per cui molti viticoltori statunitensi sono tornati a tappare le bottiglie con questo materiale dopo aver sperimentato chiusure in alluminio, plastica e vetro.