Sindone di Torino: sul caso dell’articolo pubblicato da un ricercatore dell’Università di Lovanio abbiamo raccolto il parere del Centro internazionale di studi sulla Sindone (Ciss).
Prosegue il dibattito tra gli studiosi della Sindone custodita nel Duomo di Torino in merito all’articolo di Nicolas Sarzeaud dell’Università Cattolica di Lovanio, in Belgio. La ricerca è stata pubblicata il 28 agosto 2025 sulla rivista Journal of medieval history.
Lo studio prende in esame un testo tratto dai Problemata del teologo Nicola Oresme databile intorno al 1370. Lo scritto parlerebbe del telo come di un falso realizzato allo scopo di truffare i fedeli. Bisogna ricordare che, secondo la tradizione cristiana, la Sindone rappresenta il telo che ha avvolto il corpo di Gesù dopo la crocifissione. Il caso, che abbiamo già approfondito con Emanuela Marinelli, saggista, ricercatrice e divulgatrice scientifica, è stato affrontato anche dal Centro internazionale di studi sulla Sindone (Ciss) di Torino.
“Ad oggi possiamo fare brevi considerazioni frutto di un primo confronto tra i nostri collaboratori e in particolare con il nostro direttore Gian Maria Zaccone, storico. – ci ha detto, in esclusiva per Notizie.com, Federico Valle del comitato scientifico – Il Ciss al momento, non potendo pubblicare una recensione, rimanda alla sua rivista ufficiale Sindon dove probabilmente si avrà modo nei prossimi mesi di approfondire questa nuova acquisizione“.
Sindone, Valle (Ciss) in esclusiva per Notizie.com: “Il ritrovamento ci restituisce ad oggi il testo più antico mai ritrovato”
Stando a quanto ci ha confermato il Ciss, tutto parte dal recente ritrovamento (opera di due studiosi: Alain Boureau e Béatrice Delaurenti) di una citazione della Sindone presente nei manoscritti (sono quattro i testimoni e tutti concordi) di un testo dal titolo Problemata, opera di Nicola d’Orasme (1323-1382), e risalente al 1370 circa. Questo scritto era già stato pubblicato due volte (1934 e 1984) ma nessuno studioso lo aveva direttamente collegato alla Sindone di Torino. Qual è il contenuto del brano in questione?
“L’autore spiega come taluni ecclesiastici, parlando di miracoli, ingannino i fedeli inducendoli a portare offerte. E cita come esempio una chiesa della regione dello Champagne ‘dove si diceva che fosse la Sindone del Signore Gesù Cristo’. – ha continuato Valle – A tutti gli effetti questo ritrovamento ci restituisce ad oggi il testo più antico che cita direttamente la Sindone e pertanto non va sottovalutato.
Ma la cosa più interessante è che il contenuto appare in linea con quanto già si conosceva in merito alla comparsa del Telo a Lirey a metà del Trecento e alle successive controversie (1389-90) tra la proprietà, i vescovi del luogo, il locale capitolo dei canonici, fino ad arrivare al Re di Francia e al Papa. La Sindone, per uscire dall’impasse, viene presentata come un oggetto di recente fattura. E pertanto in estrema sintesi da trattare come immagine sacra e non come reliquia”.
Per il Centro internazionale di studi sulla Sindone i soggetti coinvolti nella disputa appena citata “non sono scienziati e pertanto non approcciano il Telo con la mentalità dell’indagine scientifica. Non dobbiamo confondere il piano della ricerca storica, che legge e interpreta i documenti, dal metodo empirico che osserva, rileva e formula leggi universali”.
“Nicola d’Oresme propende per una posizione di buon senso a difesa della fede”
“Perciò il testo ritrovato di Nicola d’Oresme, filosofo aristotelico e teologo tomista, – ha dichiarato l’esperto del Ciss – non deve essere interpretato come un giudizio empirico sul Telo. Ma va compreso secondo quanto scriveva Zaccone in un suo testo: ‘La preoccupazione fondamentale è di carattere dottrinale e pastorale. Si tratta di mettere in pratica l’avvertimento di Gilbert de Nogent circa il pericolo delle reliquie esagerate.
D’altra parte, la vicenda della Sindone non è isolata. Anzi in quegli anni è ben documentato il tentativo di vescovi e della parte più colta degli ecclesiastici di limitare le nuove devozioni e frenare gli entusiasmi popolare, ritenuti pericolosi per la fede e per il ruolo stesso della Chiesa’ (La Sindone. Storia di una immagine).
Come non leggere in queste parole proprio ciò che fa il colto Nicola d’Orasme? Egli vicinissimo alla corona di Francia, segretario di Carlo V, conosceva probabilmente i termini della disputa che si protraeva da decenni. Di fronte alla comparsa di una Sindone figurata, oggetto materiale senza retroterra, si schiera apertamente (senza forse aver mai potuto analizzare il Telo di persona). E propende per una posizione di buon senso a difesa della fede”.
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Nel dibattito sulla Sindone, dunque, emergono spesso nuove ricerche e interpretazioni. Cosa rende così complesso arrivare a una verità condivisa? “Il fatto che le ricerche continuino con grande diffusione mediatica – ha concluso Valle – è certamente un segnale che la Sindone ancora oggi rimane un oggetto di interesse per l’uomo del Terzo Millennio. In prima battuta perché la sua immagine rimanda in modo immediato a Gesù Cristo.
Bisogna però essere anche sinceri. Ogni posizione precostituita che abbia come fine ultimo la presa di posizione definitiva sul tema dell’autenticità (a favore o contro) è oggi problematica. Questo perché non permette la piena collaborazione tra gli studiosi. E mina alla base il principio della ricerca multidisciplinare che invece è la vera forza degli studi sulla Sindone. Parlare di ‘ultima verità’ fa sorridere. Al massimo la verità è ‘prima’ e va ricercata in scienza (ogni disciplina con la sua epistemologia) e coscienza”.