Perché l’influenza australiana già preoccupa i virologi italiani. Matteo Bassetti: “Grande pressione sugli ospedali. Attenzione al prossimo inverno”

L’influenza australiana, che sta scatenando un’epidemia dall’altra parte del mondo, è balzata prepotentemente sulle cronache italiane. Ecco perché gli esperti hanno lanciato l’allarme.

A scatenare il caos è stato Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive dell’Ospedale Policlinico San Martino di Genova, con un post sul suo profilo X. Bassetti ha parlato del boom di casi di influenza in Australia e si è detto preoccupato di ciò che potrebbe accadere in Italia nei prossimi mesi.

Matteo Bassetti è preoccupato dal virus dell'influenza australiana
Perché l’influenza australiana già preoccupa i virologi italiani. Matteo Bassetti: “Grande pressione sugli ospedali. Attenzione al prossimo inverno” (ANSA FOTO) – Notizie.com

Ma cosa sta accadendo dall’altra parte del mondo e perché l’influenza potrebbe rappresentare un rischio anche per l’Italia? Cominciamo col dire che la forma influenzale di cui si parla è dovuta al virus A/H3N2. L’agente patogeno è chiamato australiano poiché causa periodicamente epidemie particolarmente gravi nell’emisfero sud. In quelle zone del mondo ora è inverno e ciò che si verifica in questo periodo rappresenta un “termometro”, è proprio il caso di dirlo, per ciò che accadrà tra pochi mesi nell’emisfero nord.

La malattia scatenata dal virus A presenta una stagionalità molto netta. Il picco si verifica nei mesi invernali per due motivi principali. Il primo è che le persone le persone trascorrono più tempo in spazi chiusi, facilitando la trasmissione dell’agente. Il secondo è che l’aria fredda e secca deidrata le mucose e ciò permette al virus di sopravvivere più a lungo. Da alcuni anni, ed in particolare dal 2019, con una sola “pausa” nel 2023, il virus A/H3N2 è stato il ceppo influenzale dominante in Italia.

Influenza, cosa sta accadendo in Australia?

Detto questo, cosa sta accadendo in Australia? Stando a quanto stanno raccontando i media australiani, a luglio (che, ricordiamo, è un mese di pieno inverno nell’emisfero sud) i pazienti australiani trascorsi hanno 5.866 ore in attesa in ambulanza davanti agli ospedali pubblici del sud del Paese. Si tratta del valore più alto mai registrato. I casi di influenza quest’anno sono aumentati del 70% rispetto allo stesso periodo del 2024. E già a luglio le segnalazioni sono state oltre 18mila.

Le ospedalizzazioni sono aumentate del 50% in due settimane, con un tasso di vaccinazione inferiore al 30%, sollevando preoccupazioni tra gli esperti sanitari. Ed è proprio sul tema dei vaccini che il virologo Matteo Bassetti si è detto allarmato. “C’è una grande pressione sugli ospedali australiani.ha dichiarato l’esperto – Si prevede nel prossimo inverno una stagione influenzale anche peggiore di quella appena trascorsa, che è stata la peggiore degli ultimi 20 anni. E in Italia che si fa? Si parla male dei vaccini”.

Un medico ed alcuni piccoli pazienti in ospedale
Influenza, cosa sta accadendo in Australia? (ANSA FOTO) – Notizie.com

Bassetti non è il solo infettivologo preoccupato ed il ceppo A non è l’unico che potrebbe circolare. Potrebbe verificarsi, infatti, un picco di contagi dovuto ad un mix di virus influenzali. TPerra i quali il ceppo B verso cui si registra una minore copertura vaccinale.

Anche in Italia si prevede una prossima stagione influenzale molto intensa – ha commentato Fabrizio Pregliasco, direttore della Scuola di specializzazione in Igiene e medicina preventiva all’Università di Milano – con la co-circolazione di vari virus influenzali insieme anche al virus respiratorio sinciziale ed al virus SarsCoV2 del Covid. Sarà in circolazione, oltre al ceppo A/H1N1, anche il ceppo influenzale B Victoria, come sta avvenendo in Australia”.

Stagione influenzale, i numeri dei vaccini in Italia

Secondo il virologo, al netto dell’andamento meteorologico (che pure influisce sulla circolazione dei virus), si stima verrà colpita dal 15 al 25% della popolazione rispetto al 22-23% dello scorso anno quando venne registrato il record di 15 milioni di casi totali. Il consiglio è dunque quello di vaccinarsi, “ricordando che il vaccino non ha tanto l’obiettivo di ridurre la diffusione del virus quanto gli effetti più pesanti dell’infezione“.

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Ma a che punto siamo con le vaccinazioni in Italia? Lo scorso anno poco più del 50% degli over 65 si è vaccinato e solo del 18,9% nella popolazione generale. Un numero troppo ridotto per avere un effetto preventivo ampio rispetto agli effetti sulla salute. Il Piano nazionale di prevenzione vaccinale 2023-2025 fissa, per gli anziani, infatti, un target minimo del 75% e un target ideale al 95%.

Se un’epidemia simile a quella del 2024 si ripresentasse nel 2025, 15-20 milioni di italiani potrebbero essere contagiati, con un impatto significativo sul sistema sanitario. Il Ministero della Salute ha emanato già a luglio la circolare con le indicazioni per la prossima campagna vaccinale contro l’influenza stagionale. Partirà ai primi di ottobre, con l’obiettivo di raggiungere almeno il 75% della popolazione a rischio: anziani e fragili. Il vaccino sarà offerto gratuitamente a over 60, bambini, cronici, donne in gravidanza e operatori sanitari. E poi, dopo aver coperto le priorità, a chiunque la richieda.

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