Dalle pensioni ai provvedimenti per tassare le banche, passando per il taglio dell’Irpef dal 35 al 33%: tutte le proposte in campo per la prossima Manovra economica.
C’è la nuova legge di Bilancio tra i primi punti in agenda che il governo Meloni dovrà affrontare dopo l’estate. I tempi per le decisioni sono ancora acerbi, eppure il dibattito già accende la politica.
Una delle prime proposte è arrivata dalla Lega per voce del sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon che, sulle pagine del Corriere della Sera ha avanzato l’ipotesi di utilizzare il Tfr come rendita per andare in pensione a 64 anni. Proposta che non piace alle opposizioni che gridano alla propaganda e che non è totalmente condivisa neppure dagli altri partiti di maggioranza.
Le pensioni dovrebbero avere un provvedimento ad hoc all’interno della prossima Manovra economica che il Parlamento approverà come sempre entro il 31 dicembre, per allontanare il fantasma dell’esercizio provvisorio.
Si dibatte anche su fisco e salari e uno dei nodi principali riguarderà cosa tagliare e come ottenere nuove entrate, dal momento che i tesoretti languono. Sempre dalla Lega arriva l’ipotesi del vicepremier Matteo Salvini e del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, di un nuovo intervento sulle banche per fare cassa.
Legge di Bilancio: cosa sono le Dta alle banche
L’idea sarebbe un nuovo rinvio delle Deferred Tax Asset (Dta), note anche come imposte differite. Sono crediti di natura fiscale che le banche possono contabilizzare nel bilancio per pagare meno imposte in futuro. Un provvedimento simile è già presente nella Manovra in vigore, ed ha portato alle casse dello Stato più di 3 miliardi di euro.
Ma pare che la possibilità di bissarlo trovi il no secco (salvo accordi futuri) di Forza Italia e in particolare del vicepremier Antonio Tajani. A tal proposito si vocifera di un incontro a settembre tra l’esecutivo e l’Associazione bancaria italiana (Abi).
La flat tax sulle parti variabili degli stipendi: ecco come funziona
Nella prossima Manovra ci saranno anche l’Irpef, la rottamazione, nuove norme sugli stipendi e il rinnovo dei contratti collettivi da adeguare al costo della vita. Resterà ancora fuori discussione l’ipotesi del salario minimo legale ma si studierà un modo per sostenere le retribuzioni dei lavoratori dipendenti.
Tra le proposte, quella di una flat tax sulle parti variabili degli stipendi. Prevede la possibilità di non tassare straordinari, festivi, lavoro di notte, premi di produttività, in modo da ottenere un aumento del netto in busta paga.
Irpef: ipotesi taglio dal 35 al 33%
Altra misura al vaglio è il taglio dell’Irpef dal 35% al 33% per i redditi inferiori a 60mila euro, con lo scopo di alleggerire il carico fiscale del ceto medio. In particolare si tratterebbe di ridurre l’aliquota del secondo scaglione (quello dei redditi tra i 28mila e i 50mila euro lordi). In alternativa, qualora mancassero le risorse, ci si potrebbe limitare al 34%.
Ministeri nel mirino
Il Ministero dell’Economia è però impegnato anche sul fronte dei tagli ai Ministeri. O meglio, trovare un modo per contenerne le spese all’1,6% massimo, come richiesto dalla Commissione europea. Dai colloqui preliminari con gli uffici preposti sarebbe emersa la possibilità di introdurre dei nuovi criteri per elargire risorse, che tengano conto anche dei risultati ottenuti in passato.