False accademie e finti contratti, così i bambini col sogno di essere grandi calciatori finiscono nelle mani dei trafficanti

Ci sono trafficanti di esseri umani, bambini, giovani uomini, che sfruttano i sogni delle piccole vittime di diventare grandi campioni dello sport per sfruttarli e farli lavorare in maniera forzata.

Si tratta di un fenomeno in crescita specie nelle aree più povere del mondo. Lì dove i bimbi giocano sui campi polverosi indossando magliette coi nomi dei propri idoli. E dove vengono adescati con il falso pretesto di iscriversi ad accademie sportive o firmare contratti sportivi professionistici.

Una partita di calcio giovanile in Nigeria
False accademie e finti contratti, così i bambini col sogno di essere grandi calciatori finiscono nelle mani dei trafficanti (OIM FOTO) – Notizie.com

A denunciare la terribile pratica è l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) e Mission 89, un’organizzazione che monitora il traffico di bambini nello sport ed in particolare nel calcio attraverso la ricerca, l’istruzione e l’attuazione di normative obbligatorie.

I trafficanti, insomma, sfrutterebbero sempre di più lo sport per prendere di mira i bambini, trasformando i sogni di successo in canali di abuso e sfruttamento. “Lo sport dovrebbe essere fonte di gioia e successo, non una porta d’accesso allo sfruttamento. Eppure i trafficanti sfruttano le ambizioni dei giovani atleti. Usando false promesse per indurli ad abusi e inganni“, ha dichiarato Ugochi Daniels, vicedirettore generale per le operazioni dell’Oim.

La campagna The line we don’t cross

Oim e Mission 89 hanno lanciato la campagna denominata The line we don’t cross, ovvero La linea che non attraversiamo. Secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (Unodc), i bambini rappresentano il 38% delle vittime di tratta identificate a livello globale. Secondo il database Counter trafficking data collaborative, l’11% delle vittime minorenni a livello globale è stato vittima di tratta attraverso false promesse.

La campagna punterà l’attenzione sulle vulnerabilità strutturali del settore sportivo. Il cui valore è compreso tra 471 miliardi e 1,4 trilioni di dollari. Pratiche di reclutamento non etiche e sistemi di tutela inadeguati spesso creano opportunità per i trafficanti di esseri umani. Questi ultimi prendono di mira in particolare i bambini provenienti da contesti svantaggiati.

Una porta di calcio in Africa
La campagna The line we don’t cross – Notizie.com

Mentre continuiamo a celebrare il potere dello sport, non possiamo ignorare i rischi a cui vanno incontro i giovani atleti. – ha affermato Lerina Bright, fondatrice e direttrice esecutiva di Mission 89 – Questa campagna mira a garantire che ogni bambino che sogna attraverso lo sport sia al sicuro. Che sia supportato e non venga mai sfruttato“.

Nell’ambito della campagna, le parti interessate sono invitate a firmare un impegno di integrità. Impegno che sancisce la tolleranza zero nei confronti del traffico di minori nello sport. Attraverso la sensibilizzazione, la promozione del cambiamento politico e il coinvolgimento di istituzioni e comunità, Oim e Mission 89 lavorano per garantire che nessun bambino venga trafficato in nome dello sport e che ogni giovane atleta possa coltivare la propria passione in sicurezza e dignità, e che i propri diritti siano pienamente rispettati.

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