Prima virali, poi oggetto d’indagine, oggi brevettati: il caso degli “occhi spaccanti” di Raoul Bova

Mentre proseguono le indagini sulla tentata estorsione ai danni di Raoul Bova, la difesa dell’attore ha cercato di bloccare l’ulteriore diffusione dei contenuti delle chat: ecco come.

L’espressione era divenuta virale ma era contenuta in alcuni vocali WhatsApp diventati oggetto di indagine. Parliamo di “occhi spaccanti”, utilizzata dall’attore Raoul Bova in una conversazione privata con la modella Martina Ceretti.

Raaoul Bova in primo piano, depositata la sua espressione occhi spaccanti
Prima virali, poi oggetto d’indagine, oggi brevettati: il caso degli “occhi spaccanti” di Raoul Bova (ANSA FOTO) – Notizie.com

Oggi quell’espressione è stata depositata all’Ufficio italiano brevetti e marchi con l’obiettivo di bloccare la diffusione illecita del contenuto degli audio. Bisogna ricordare, infatti, che la Procura della Repubblica di Roma ha ipotizzato il reato di tentata estorsione ai danni di Bova. L’iniziativa del deposito è dei legali dell’attore. Il contenuti degli audio sono stati resi noti da Fabrizio Corona.

Tutto l’incartamento è ora al vaglio dell’ufficio Brevetti. – ha spiegato l’avvocato Annamaria Bernardini De Pace, legale di Bova – Ci vorranno alcune settimane, ma se otterremo il via libera quelle frasi non potranno essere utilizzate senza il permesso di Raoul altrimenti si andrà incontro a sanzioni”. È stata depositata anche la frase: “Buongiorno essere speciale, dal sorriso meraviglioso”.

Bova, Ceretti, Monzino e Corona: tutta la vicenda

La vicenda è cominciata nel luglio scorso. Stando alle ricostruzioni la modella e influencer 23enne Ceretti avrebbe condiviso con un amico, un pr di Milano, Federico Monzino, le chat private e gli audio che Raoul Bova le aveva inviato. Quegli stessi contenuti sono divenuti pubblici quando Corona ne ha parlato nel suo podcast intitolato Falsissimo. Ne è scaturito uno scandalo mediatico con gli audio rilanciati migliaia di volte sui social media.

Prima dello scoppio del caso, Bova aveva ricevuto un messaggio anonimo da un’utenza spagnola risultata intestata a un prestanome. Nel messaggio veniva suggerito all’attore di fare un regalo in cambio del silenzio sugli audio che erano in possesso dell’anonimo. Bova ha quindi segnalato tutto alla polizia postale. Risulta aperto un fascicolo per tentata estorsione digitale. Gli agenti hanno già sequestrato i dispositivi elettronici di tutti i protagonisti per ricostruire l’intera vicenda nei dettagli.

Raoul Bova in primo piano, depositata la sua espressione occhi spaccanti all'Ufficio brevetti
Bova, Ceretti, Monzino e Corona: tutta la vicenda (ANSA FOTO) – Notizie.com

Monzino avrebbe ammesso di aver contattato Corona, ma ha negato il tentativo di estorsione, chiarendo anche di non aver agito da solo. La modella ha invece sostenuto di aver trasmesso audio e chat all’amico in buona fede, cancellando poi ogni suo profilo dai social media. Bova avrebbe valutato di intraprendere un’azione legale contro Ryanair e il Napoli Calcio, che sui social avevano utilizzato in chiave ironica gli audio al centro della vicenda.

Lo scorso 6 agosto, invece, il Garante per la protezione dei dati personali ha aperto un’istruttoria “al fine di accertare eventuali violazioni della normativa privacy e delle regole deontologiche dei giornalisti“. Bova, infine, è separato da tempo da Rocío Muñoz Morales e il caso ha avuto strascichi anche nell’ambito delle vicende giudiziarie in corso tra di loro.

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