Ex Ilva, il futuro è green (ma manca il gas): tutti i dettagli del piano di decarbonizzazione

Ex Ilva: le istituzioni hanno raggiunto un’intesa, il futuro è green per l’impianto. Ma restano alcuni argomenti da affrontare: dall’occupazione ai preridotti, passando per la nave rigassificatrice. Cosa prevede l’accordo.

È stata una lunga giornata al Ministero delle Imprese e del Made in Italy, ma alla fine le amministrazioni locali e nazionali hanno raggiunto un pre-accordo che dovrebbe dare il via alla svolta green dell’ex Ilva.

Il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso
Ex Ilva, il futuro è green (ma manca il gas): tutti i dettagli del piano di decarbonizzazione (Ansa Foto) – notizie.com

Il percorso verso la decarbonizzazione passerà per la creazione di tre forni elettrici, come è scritto anche nel bando di gara per la vendita dell’impianto di Taranto, pubblicato il 6 agosto. Tuttavia ci sono argomenti rinviati a data da destinarsi, alcuni dei quali a dopo il 15 settembre.

Fuori dall’intesa il gas e la nave rigassificatrice (alla quale Bitetti si oppone)

Resta ad esempio, il nodo degli impianti di preridotto, i cosiddetti Dri, che servono ad alimentare i tre forni elettrici. Questi ultimi già da alcuni giorni erano uno dei pochi punti condivisi tra Comune di Taranto e Mimit.

Insomma: la firma vera dell’accordo di programma dovrebbe arrivare dopo l’estate. E il sindaco di Taranto Piero Bitetti ci ha tenuto a precisarlo. Anche perché per adesso è stato rinviato il discorso del gas e della nave rigassificatrice necessaria ad alimentare la struttura degli impianti. Argomento delicato questo, al quale il Comune si oppone categoricamente.

Piero Bitetti, sindaco di Taranto
Fuori dall’intesa il gas e la nave rigassificatrice (alla quale Bitetti si oppone) (Ansa Foto) – notizie.com

Il 15 settembre, come si legge anche nella bozza dell’intesa, è anche il “termine ultimo per la presentazione delle offerte vincolanti – per esaminare le prime evidenze della procedura e valutare la possibile localizzazione degli impianti di preridotto (Dri) utili per l’approvvigionamento dei forni elettrici presso lo stabilimento Ex Ilva di Taranto, a partire dall’impianto già previsto con il Fsc (Ex Pnrr), qualora sia possibile assicurare il necessario approvvigionamento energetico”.

Ex Ilva, un commissario ad hoc per la reindustrializzazione di Taranto

Nella bozza ci sono i temi cari al Comune di Taranto della reindustrializzazione dell’area di Taranto, con l’istituzione di un commissario ad hoc, e del potenziamento di sanità, ricerca e porto. Si tratterà anche sulle “possibili misure a favore dei proprietari degli immobili del quartiere Tamburi”, il più danneggiato dall’inquinamento, “anche attraverso lo smaltimento delle procedure e il rifinanziamento del fondo”.

Il nodo dell’occupazione: tutelare i posti di lavoro

Viene tutelata anche l’occupazione, attraverso “misure di politica attiva e passiva del lavoro”, in concerto con i sindacati. Il sindaco Bitetti è riuscito a strappare anche un’altra promessa: quella di due eventuali accordi da stringere. Il primo prevede che l’acquirente dell’ex Ilva “presenti nel rispetto dei tempi che saranno indicati in fase di aggiudicazione, le dovute istanze autorizzative sul versante ambientale e sanitario, che tengano conto della progressiva e completa decarbonizzazione dello stabilimento, attraverso la realizzazione di forni elettrici in sostituzione degli altiforni che saranno gradualmente dismessi in un tempo certo”.

Il secondo potenziale accordo “di programma”, punta a predisporre “misure adeguate a favore dello sviluppo del territorio”. E a “individuare strutture organizzative che monitorino le tempistiche dei procedimenti amministrativi ambientali riguardanti gli impianti strategici così da renderle effettive”.

Il secondo pilastro dell’intesa è proprio la tutela dell’occupazione: “Bisogna trovare il modo per reimpiegare tutti gli addetti della fabbrica, che sono tantissimi e non si può immaginare che l’accordo possa sacrificare qualcuno – ha detto Emiliano – La Regione Puglia è disponibile a fare la sua parte nella gestione degli esuberi e a ricollocarli nella maniera migliore anche incrementando e diversificando le attività dell’area industriale”.

Il tavolo interistituzionale al Mimit sull'ex Ilva
Il nodo dell’occupazione: tutelare i posti di lavoro (Ansa Foto) – notizie.com

Per Bitetti l’intesa è “un documento, non un accordo di programma, ci tengo a precisare, che recepisce le nostre richieste”. Ma la strada che porterà al rilancio dell’ex Ilva è ancora lunga e le questioni da affrontare sono tante. Vanno dagli impianti di preridotto agli esuberi occupazionali che saranno conseguenti all’avvento dei forni elettrici che sostituiranno gli altiforni.

La collocazione degli impianti di preridotto: i dubbi di Cisl

Questa pre-intesa non è positiva“, dicono il segretario generale Fim-Cisl Ferdinando Uliano e quello confederale Cisl Giorgio Graziani, “non chiarisce i tempi di realizzazione, le risorse necessarie e le modalità di attuazione del piano industriale”. Il documento non indica “le tempistiche” e non precisa “la collocazione degli impianti di preridotto, che per noi devono essere realizzati a Taranto per garantire occupazione e sostenibilità industriale in un sito siderurgico”.

Per Cisl non ci sono riferimenti alla “verticalizzazione della produzione” sia a Taranto che negli altri stabilimenti. “Permangono inoltre incertezze sul ruolo dello Stato come garante del progetto e desta forte preoccupazione l’ipotesi di una suddivisione tra aree nord e sud dello stabilimento. Per noi è indispensabile mantenere l’integrità dell’attuale perimetro dell’ex Ilva”.

Ferdinando Uliano, segretario generale Fim Cisl prima del tavolo al Mimit sull'ex Ilva
Cisl: “Questa pre-intesa non è positiva”, ecco perché (Ansa Foto) – notizie.com

L’intesa è stata firmata dai Ministeri dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, delle Imprese e del Made in Italy, della Salute e dell’Interno. Dalla Regione Puglia, la Provincia di Taranto, i Comuni di Taranto e Statte, l’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ionio – Porto di Taranto, i commissari di Ilva e di Acciaieria d’Italia in Amministrazione straordinaria. Ancora, Taranto Energia e Adl Eneria in Amministrazione straordinaria e Dri d’Italia.

Oggi è un giorno che resterà nella storia della Puglia e dell’Italia intera”, ha detto il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano. “Con la firma odierna si dà il via alla piena decarbonizzazione degli impianti dell’ex Ilva di Taranto. Abbiamo scritto una pagina nuova, attesa da dieci anni, costruita con tenacia, sacrificio e visione”.

Emiliano: “Chiudere l’ex Ilva sarebbe una catastrofe”

Da un lato la presa di coscienza delle istituzioni locali chiudere l’Ilva “sarebbe una catastrofe”, come aveva detto proprio Emiliano a inizio giornata entrando nella sede del Mimit. Dall’altro, la posizione del governo, il cui obiettivo è trovare investitori per non chiudere l’impianto. Al centro, la posizione del Comune: “Il sindaco di Taranto non può ignorare” le posizioni dei cittadini, aveva dichiarato sempre il presidente della Puglia, consapevole che un accordo era necessario “per uscire dal dramma industriale dell’ex Ilva. Bisogna decarbonizzarla, abbattere le emissioni pericolose che sono attualmente in corso”.

Alla riunione a Palazzo Piacentini hanno preso parte anche tecnici, commissari straordinari di Acciaierie d’Italia e di Ilva in amministrazione straordinaria, il consigliere del presidente del Consiglio per le relazioni con le Parti sociali Stefano Caldoro, il sindaco di Taranto e le autorità locali (in videocall).

Il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano parla con i giornalisti prima del tavolo al Mimit sull'ex Ilva
Emiliano: “Chiudere l’ex Ilva sarebbe una catastrofe” (Ansa Foto) – notizie.com

Mi appello alla responsabilità di ciascuno nel comprendere la necessità di dare oggi un segnale positivo agli investitori che devono valutare se fare un’offerta e di che tipo per l’ex Ilva. Per questo ci auguriamo che l’intesa sia sottoscritta”. Così Urso durante la riunione, parlando dell’intesa anche come un modo per “dire agli investitori che siamo tutti d’accordo”.

L’accordo pugliese per tutelare le aziende

Intanto martedì 11 agosto, la giunta regionale della Puglia ha approvato lo schema di avviso per ristorare le perdite subite dalle aziende che vantano crediti nei confronti di Acciaierie d’Italia in Amministrazione straordinaria. La bozza prevede un fondo di 20 milioni grazie al quale le aziende operative in nella regione potranno chiedere la sovvenzione in regime di de minimis, fino a un massimo del 30% del credito certificato, dopo averne fatto richiesta. I crediti dovranno essere certificati dal Tribunale di Milano.

Il pugno duro dei cittadini: pronto il ricorso al Tar contro l’Aia

Nel bel mezzo delle interlocuzioni per raggiungere un accordo green, le associazioni cittadini hanno annunciato un ricorso al Tar contro la nuova Aia, “che consente l’uso del carbone per altri dodici anni”.

L’Aia è l’Autorizzazione integrata ambientale rilasciata a luglio e che lo stesso Urso ha definito un “documento ponte”. Contiene 470 prescrizioni ambientali e impone un limite di 6 milioni di tonnellate all’anno per 12 anni di produzione. Ma è stato sottoscritto prima dell’accordo di programma sul piano di decarbonizzazione, per scongiurare in extremis la chiusura dell’ex Ilva.

Associazioni ambientaliste contro l'ex Ilva
Il pugno duro dei cittadini: pronto il ricorso al Tar contro l’Aia (Ansa Foto) – notizie.com

Dell’Aia si dovrà quindi ancora discutere a livello istituzionale, ma per le associazioni Giustizia per Taranto e PeaceLink, riaccenderà “il dibattito sulla sostenibilità dello stabilimento e sul futuro ambientale della città”.

Al ricorso partecipano anche altre tre associazioni: Isde Taranto, Genitori Tarantini e Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti. “La mobilitazione cittadina è stata immediata: sono stati già raccolti oltre 5mila euro per coprire le spese legali dell’azione giudiziaria, a dimostrazione di un diffuso sostegno popolare alla lotta contro l’ulteriore proroga delle lavorazioni a carbone”, hanno detto i cittadini.

Mentre a Roma era in corso il tavolo, le associazioni hanno consegnato una lettera al prefetto di Taranto con proposte per il futuro dell’ex Ilva: bonifiche ambientali, lavori socialmente utili per la riforestazione e la cura del verde pubblico, interventi di efficientamento energetico e di lotta ai cambiamenti climatici applicati agli edifici pubblici, in particolare scuole.

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