Cina, i giovani disoccupati fingono di lavorare in uffici finti: cosa sono le pretend to work companies

Le pretend to work companies: le aziende in cui i giovani cinesi fingono di avere un lavoro. Ecco di cosa si tratta.

Si chiamano pretend to work companies e stanno avendo un vero e proprio boom in Cina: sono aziende che permettono ai giovani che non riescono a trovare un lavoro, di fingere di averne uno.

Colleghi lavorano insieme in ufficio
Cina, i giovani disoccupati fingono di lavorare in uffici finti: cosa sono le pretend to work companies – notizie.com

Sembra strano, ma è vero e questo fenomeno si sta diffondendo sempre più perché il Paese del Dragone è a un livello di disoccupazione giovanile davvero ai minimo storici. Ciò crea un senso di inadeguatezza nelle fasce di età comprese tra i 16 e i 29 anni, al punto da arrivare a rivolgersi a queste aziende per non sentirsi emarginati.

Per farvi un’idea, pensate che le pretend to work companies stanno ottenendo milioni e milioni di visualizzazioni sul social cinese equivalente del nostro Instagram, Xiaohongshu. E i loro canali WeChat sono quelli con più utenti in assoluto negli ultimi tempi.

I giovani pagano dai 4 ai 50 euro al mese per fingere di lavorare

Ma di cosa si occupano nello specifico queste aziende? Come spiega su El Pais Imma Bonet, esse forniscono ai cittadini cinesi in attesa di un lavoro uno spazio condiviso con altri nella stessa situazione per un prezzo che va dai 30 ai 50 yen al giorno, l’equivalente di 4-6 euro.

In questi spazi ci sono le scrivanie, il computer, il wi-fi, le macchinette del caffè, i tavoli per la pausa pranzo. E le aziende più efficienti, a prezzi fino a 400 yuan (circa 50 euro) al mese offrono addirittura un capo finto che assegna mansioni finte ai dipendenti finti. O addirittura, finte liti tra colleghi e finti scioperi.

Spazio di co-working
I giovani pagano dai 4 ai 50 euro al mese per fingere di lavorare – notizie.com

Questa vita in attesa di un lavoro vero sembra piacere molto ai giovani, ma in realtà la diffusione di queste companies stanno creando un notevole dibattito in Cina e non solo.

Ma è giusto o no? Il dibattito in Cina è (anche) sociologico

C’è chi pensa che il tempo impiegato in questi posti potrebbe essere meglio speso nella reale ricerca di un lavoro. C’è chi pensa che non siano per niente utili e queste aziende si stiano approfittando di un momento difficile per la vita delle giovani giovani vittime di un sistema sbagliato.

Ma c’è anche chi è favorevole alle pretend to work companies e ritiene che condividere il tempo con persone che stanno provando la stessa frustrazione derivante dalla mancanza di lavoro, possa aiutare tutti a sentirsi meglio ed affrontare il malessere in modo più sano. Essere disoccupati in Cina non è infatti come esserlo in Italia o nel resto del mondo. Nel Paese del Dragone non avere un lavoro è un vero e proprio stigma sociale.

I del primo trimestre di giugno 2025 registrano una percentuale di disoccupazione del 16,5% nella fascia di età che va dai 16 ai 24 anni e al 7,2% nell’età compresa tra 25 e 29. La situazione è anche migliorata rispetto al 2023, quando era al 21,3% e il governo decise di non pubblicare più i dati per “problemi metodologici”.

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