La sentenza sulle procedure per i migranti della Corte Ue sta mettendo all’angolo il governo: il Tavolo asilo e immigrazione ha reagito duramente. Ecco cosa ha chiesto.
“La Corte di Giustizia Ue sconfessa il modello Albania. Il governo italiano ha costruito un impianto fuori dalla legalità europea”. È la reazione del Tavolo asilo e immigrazione, di cui fa parte anche Medici senza frontiere, alla decisione della Corte di giustizia dell’Unione europea.
I giudici si sono espressi in merito alle procedure da attivare per i migranti che giungono in Italia. E alla ormai famosa lista dei Paesi sicuri di provenienza per le procedure accelerate di rimpatrio. La Corte Ue ha stabilito che l’Italia può utilizzare tali procedure per respingere i richiedenti asilo, ma solo in condizioni ben precise. Prima di tutto, la classificazione di un Paese come “sicuro” deve essere motivata in maniera chiara. E deve poter essere impugnata comunque in un Tribunale italiano.
“Con tale decisione, – hanno fatto sapere dal Tavolo – la Corte ha stabilito un principio chiaro. Uno Stato membro non può designare un Paese di origine sicuro senza garantire un controllo giurisdizionale effettivo e trasparente, né può mantenere tale designazione se nel Paese non è assicurata protezione a tutta la popolazione, senza eccezioni. Si tratta di una decisione dirompente, che smentisce in modo radicale la linea del governo italiano”.
Il Tavolo asilo e immigrazione: “Modello Albania costruito su basi giuridiche incompatibili con l’Ue”
L’esecutivo di Giorgia Meloni, infatti, ha reagito duramente alla sentenza. Il governo aveva messo in campo per le procedure accelerate anche due centri per i rimpatri realizzati in Albania, dunque fuori dai confini nazionali, e la lista dei Paesi sicuri. Per diverse volte, però, i Tribunali hanno ordinato il rientro dei migranti trasportati nelle strutture albanesi. Ne era nato un braccio di ferro tra politica e magistratura. Uno scontro risolto solo in queste ore con la sentenza della Corte Ue, cui i giudici italiani si erano rivolti per fare chiarezza.
“Il cosiddetto ‘modello Albania’, – hanno continuato le organizzazioni – ideato per esternalizzare le procedure di frontiera verso centri collocati fuori dal territorio nazionale ma sotto giurisdizione italiana, è stato costruito e mantenuto su basi giuridiche oggi dichiarate incompatibili con il diritto dell’Unione. La sentenza colpisce al cuore uno degli assi portanti dell’intero impianto. La possibilità di processare richieste di asilo in procedura accelerata, basandosi sulla presunzione automatica di sicurezza del Paese d’origine”.
Secondo il Tavolo asilo e immigrazione non è più possibile, alla luce della pronuncia, utilizzare atti legislativi opachi e privi di fonti verificabili per giustificare il respingimento veloce delle domande di protezione. E non è ammissibile trattare come “sicuro” un Paese che non offre garanzie a tutte le persone.
“È esattamente quanto avvenuto nei trasferimenti verso l’Albania. – hanno concluso le organizzazioni – Ciò rende evidente che ogni ripresa di questa pratica comporterebbe gravi violazioni. E un elevato rischio di annullamento da parte dei Tribunali. Il Tavolo sollecita il governo a non riattivare il Protocollo Italia-Albania”.