Paesi sicuri: arriva la sentenza della Corte di giustizia Ue. “La lista deve passare per i giudici”. Dura la reazione del governo: “Non smetteremo di cercare soluzioni”.
La Corte di giustizia europea si è espressa in merito alle vicende di alcuni migranti che hanno fatto ricorso contro la procedura di frontiera nei Cpr in Albania. È di nuovo scontro sui migranti tra governo italiano e magistratura (questa volta del Lussemburgo).
I casi considerati dai giudici riguardano le storie di due migranti del Bangladesh, uno afghano e uno indiano. Sulla base di queste vicende hanno stabilito che i Paesi Ue possono stilare una lista dei Paesi sicuri ed espellere i migranti provenienti da essi. A patto però, che l’elenco passi al vaglio della magistratura.
Inoltre hanno stabilito che uno Stato Ue “non può invocare un afflusso imprevedibile di richiedenti protezione internazionale per sottrarsi all’obbligo di soddisfare le esigenze essenziali dei richiedenti asilo“.
La vicenda dei cittadini del Bangladesh
Le storie sono note. Una riguarda i due cittadini del Bangladesh, Paese nella lista italiana dei Paesi sicuri che il governo ha stilato ad ottobre del 2024 con un atto legislativo. Questi migranti avevano provato a raggiungere l’Europa via mare. E in virtù del provvedimento sono stati portati in Albania, come previsto dal protocollo Roma-Tirana. Da lì hanno fatto la richiesta di protezione internazionale che le autorità italiane hanno respinto.
I due migranti hanno impugnato la decisione del Tribunale ordinario di Roma, che a sua volta si è rivolto alla Corte Ue affinché chiarisse una volta per tutte il concetto di Paese sicuro e gli obblighi degli Stati membri in questo senso.
I due migranti costretti a vivere in condizioni precarie in Irlanda
L’altra vicenda riguarda invece i diritti due altri due cittadini, uno afghano e l’altro indiano, che sono stati costretti a vivere per settimane in Irlanda in condizioni precarie, perché gli era stato negato il diritto di ricevere accoglienza.
Le autorità irlandesi hanno rilasciato ai due migranti un voucher di 25 euro al giorno ciascuno, ma non hanno assegnato loro un alloggio, adducendo la mancanza di strutture disponibili. Senza l’alloggio, non hanno potuto beneficiare delle indennità per le spese giornaliere previste per legge in Irlanda. Hanno dormito per strada, con poco cibo a disposizione, senza potersi lavare e in una condizione di disagio.
Entrambi hanno avviato un procedimento alla High Court irlandese per ottenere un risarcimento danni. Da qui la pronuncia della Corte europea.
I giudici di Roma finora non hanno riconosciuto la legittimità dei fermi nei confronti dei migranti soccorsi nel Mediterraneo e trasferiti in Albania, perché provenivano da Paesi ritenuti sicuri dal governo Meloni: Egitto e Bangladesh.
Paesi sicuri: le decisioni della Corte Ue punto per punto
- Come detto, la Corte di giustizia Ue ha stabilito gli Stati Membri possono stilare una lista dei Paesi sicuri ed espellere un cittadino proveniente da uno di essi, a patto che l’elenco passi al vaglio della magistratura.
- Inoltre, i giudici di Lussemburgo hanno stabilito che un Paese è sicuro quando offre protezione sufficiente all’intera popolazione. Tradotto: è sicuro solo se i diritti dei cittadini vengono rispettati in tutte le aree e da tutte le amministrazioni.
- La lista dei Paesi sicuri deve rispettare tutti i requisiti previsti nella direttiva europea e soprattutto ogni informazione deve essere accessibile sia al richiedente asilo sia al giudice competente.

- La Corte di giustizia ha inoltre ordinato che fino all’entrata in vigore di un nuovo regolamento (che entrerà in vigore il 12 giugno 2026) i Paesi europei non possono designare come Paese sicuro, uno che non soddisfi le condizioni essenziali previste nella direttiva in vigore. La data, fa sapere, può essere anticipata dal legislatore europeo.
- E non è finita. Uno Stato membro “non può invocare un afflusso imprevedibile di richiedenti protezione internazionale per sottrarsi all’obbligo di soddisfare le esigenze essenziali dei richiedenti asilo“.
- I giudici hanno specificato che gli Stati membri devono rispondere alle esigenze essenziali dei migranti, nel rispetto della loro dignità, perché è sancito nella Carta dei diritti fondamentali. Non si sono fatte attendere le reazioni delle opposizioni. Per Nicola Fratoianni di Avs la sentenza della Corte è “una pesante sconfitta senza appello per chi ha orchestrato un’indegna campagna di propaganda sulla pelle di esseri umani”.
Durissime le opposizioni. Borghi (IV): “Cpr Albania, spot venuto malissimo”
Per Enrico Borghi, vicepresidente di Italia Viva, i criteri stabiliti dai giudici europei “demoliscono alla base la politica indiscriminata scelta dal governo italiano per motivi di propaganda“. E, ricordando i centri in Albania: “Abbiamo buttato un miliardo per uno spot venuto malissimo”.
Magi (+Europa): “Chiudere quelle cattedrali inquietanti e illegali”
Ci va giù pesante anche Riccardo Magi di +Europa: “La sentenza è la Caporetto di Giorgia Meloni. Chiuda quelle inquietanti e illegali cattedrali nel deserto, chieda scusa agli italiani e rispetti lo stato di diritto delle persone migranti”.
La risposta di Palazzo Chigi: “Corte Ue prende spazi che non le competono”
Palazzo Chigi ha immediatamente commentato la sentenza, dicendosi “sorpreso” per la decisione della Corte di Giustizia Ue. “Ancora una volta la giurisdizione, questa volta europea, rivendica spazi che non le competono, a fronte di responsabilità che sono politiche. La Corte di Giustizia Ue decide di consegnare a un qualsivoglia giudice nazionale la decisione non sui singoli casi, bensì sulla parte della politica migratoria relativa alla disciplina dei rimpatri e delle espulsioni degli irregolari”.
Questo, per il governo, dovrebbe “preoccupare tutti – incluse le forze politiche che oggi esultano per la sentenza – perché riduce ulteriormente i già ristretti margini di autonomia dei Governi e dei Parlamenti nell’indirizzo normativo e amministrativo del fenomeno migratorio. La decisione della Corte indebolisce le politiche di contrasto all’immigrazione illegale di massa e di difesa dei confini nazionali”.
“Cercheremo ogni soluzione per tutelare i cittadini”
E ancora: “È singolare che ciò avvenga pochi mesi prima della entrata in vigore del Patto Ue su immigrazione e asilo, contenente regole più stringenti, anche quanto ai criteri di individuazione di quei Paesi: un Patto frutto del lavoro congiunto della Commissione, del Parlamento e del Consiglio dell’Unione europea”.
Palazzo Chigi promette barricate: “Per i dieci mesi mancanti al funzionamento del Patto europeo”, il governo italiano “non smetterà di ricercare ogni soluzione possibile, tecnica o normativa, per tutelare la sicurezza dei cittadini”.