Ancora una giornata di passione per gli attori in campo per il futuro dell’ex Ilva di Taranto: numerosi i passi fatti in avanti, ma manca ancora la firma definitiva.
L’impegno a decarbonizzare completamente gli impianti dell’ex Ilva entro il 2032, la riapertura della strada per la vendita, lo stanziamento di 200 milioni per gli interventi urgenti, il ritiro delle dimissioni del sindaco di Taranto Piero Bitetti.
È stata l’ennesima lunghissima giornata per il futuro dello stabilimento dell’ex Ilva di Taranto, con un punto fermo nelle trattative. Le acciaierie non possono chiudere: tra lavoratori diretti e indotto c’è in ballo il futuro di 20mila persone. C’è una sorta di pre-intesa, comunque, negoziata al Ministero delle Imprese e Made in Italy, sulla bozza illustrata dal titolare del Dicastero Adolfo Urso.
Negoziazione aggiornata al 12 di agosto, quando potrebbe esserci la firma delle parti sull’accordo. Dodici giorni che serviranno al governatore della Puglia Michele Emiliano per fare il punto sulle garanzie occupazionali con le organizzazioni sindacali; e al primo cittadino Bitetti di confrontarsi in consiglio comunale con la città. Bitetti porterà nell’assemblea cittadina la proposta di decarbonizzare l’impianto in sette anni e la questione del Polo Dri.
Ex Ilva, il Polo Dri e i tre forni elettrici
Quest’ultimo rappresenta in effetti il cuore del piano di decarbonizzazione. Il Dri (Direct reduced iron) è ferro preridotto, prodotto tramite un processo che utilizza gas invece che carbone, per ridurre le emissioni di Co₂. Nella riconversione green delle acciaierie, è prevista la costruzione di un impianto con capacità fino a 2,5 milioni di tonnellate annue. Costruzione finanziata con circa un miliardo di euro di risorse pubbliche su fondi di coesione per il Pnrr.
Il progetto è stato promosso dai commissari straordinari dell’ex Ilva, da Acciaierie d’Italia e da Dri d’Italia spa, una società controllata da Invitalia, a sua volta partecipata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze. Il piano del governo di Giorgia Meloni prevede anche l’attivazione di tre forni elettrici, con la conseguente cessazione di altoforni e cokerie a carbone.
“Il presente accordo – si legge nella bozza dell’accordo sul tavolo del Mimit – si riferisce a un Piano di decarbonizzazione che prevede la realizzazione di tre forni elettrici. La decisione sulla localizzazione a Taranto o in altro sito del Polo Dri è rinviata a una fase successiva”. La fabbrica, insomma verrà decarbonizzata da chi la acquisterà, dopo la nuova gara che dovrà seguire le regole del Codice degli appalti, dopo lo stop alla prima procedura.
Anche senza la firma definitiva sull’accordo, dal tavolo sono emersi tutti gli elementi per indirizzare pienamente i commissari nell’aggiornamento della gara. Intanto, la Camera dei Deputati ha dato il via libera definitivo al decreto ex Ilva: 139 voti a favore, 85 contrari, 5 astenuti. Il provvedimento stanzia fino a 200 milioni per interventi urgenti sugli impianti dell’ex Ilva in amministrazione straordinaria. L’obiettivo è assicurare la continuità produttiva dello stabilimento, oltre a intervenire su alcune crisi industriali in corso.
“Daremo indirizzo ai commissari di Acciaierie di Italia – ha concluso Urso – di aggiornare subito la gara ai fini della piena decarbonizzazione. Cosa che accadrà nella prossima settimana. Per l’accordo abbiamo rinviato alla riunione del 12 agosto, consentendo agli enti locali di esprimersi in maniera compiuta”.