Terremoto di 8.8 e allerta tsunami: ore di paura in Russia e nell’oceano Pacifico. Ma perché si è verificato un sisma di tale forza proprio in quell’area?
“Terremoti di questa entità sono attesi in quell’area, la cintura circumpacifica conosciuta anche come anello di fuoco o cintura di fuoco. Proprio in Kamchatka nel 1952 si era verificato un sisma di magnitudo 9, con circa il doppio dell’energia rispetto a quello di oggi. Il quel caso il terremoto aveva causato anche numerose vittime in una città costiera”.
A parlare, in esclusiva per Notizie.com, è Giuseppe Mastrolorenzo, vulcanologo e primo ricercatore dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv). Nelle scorse ore un terremoto di magnitudo 8.8 ha colpito il mare al largo della penisola russa di Kamchatka. La scossa è stata registrata ad una profondità tra i 19 ed i 21 km. Ha rappresentato uno dei terremoti più forti mai documentati.
“Il terremoto si inquadra – ci ha spiegato Mastrolorenzo – nella sismicità dovuta alla subduzione lungo la cintura circumpacifica di aree sismiche e vulcaniche che bordano il Pacifico sia verso l’Asia sia verso il Nordamerica e il Sudamerica. Qui si sono verificati storicamente i terremoti più forti che conosciamo”.
L’anello di fuoco “responsabile” dei più grandi terremoti della storia
L’anello di fuoco è quindi il “responsabile” del terremoto del Cile del 1960 di magnitudo 9.5, che è probabilmente il più forte mai registrato; del terremoto del 1964 in Alaska di magnitudo 9.2; del terremoto della Kamchakta del 1952 di magnitudo 9; del terremoto di Sumatra del 2004, che provocò anche un grande maremoto, di magnitudo 9.3; del terremoto del Giappone di magnitudo 9.1 del 2011, che causò il disastro alla centrale di Fukushima.
L’anello di fuoco (ring of fire) è in sostanza un’enorme cintura geologica che circonda l’oceano Pacifico. È lunga circa 40mila chilometri. Qui si concentrano oltre il 75% dei vulcani attivi del pianeta ed il 90% dei terremoti globali. La Kamchatka si trova proprio lungo il bordo occidentale dell’anello, dove la placca pacifica scivola sotto la placca eurasiatica.
“Qui sono localizzati i terremoti più forti a livello planetario, – ha continuato il vulcanologo – perché si verificano i fenomeni geodinamici più rilevanti. Parliamo delle grandi subduzioni delle zolle oceaniche al di sotto delle zolle continentali, lungo bordi delle zolle complesse. Il tratto che ha causato il terremoto di magnitudo 8.8 fa parte della subduzione lungo l’allineamento Curili-Kamchakta. Qui c’è una velocità di collisione e quindi di subduzione della zolla dell’ordine di alcuni centimetri l’anno. Tali velocità fanno sì che si accumulino enormi stress lungo faglie di grande estensione, di centinaia o di migliaia di chilometri. Che sono poi responsabili dei più grandi terremoti”.
La localizzazione ipocentrale è a circa 20 chilometri di profondità, mentre la localizzazione epicentrale è a 130 chilometri da Petropavlovsk‑Kamchatsky, abbastanza lontano perciò dai centri abitati. Quindi per la profondità ipocentrale, la distanza dai centri abitati, e la bassa densità di popolazione non ci sono state vittime. Ma la preoccupazione principale è stato il rischio tsunami. In questi grandi terremoti, proprio a causa delle brusche dislocazioni al di sotto del fondale marino, si generano onde di tsunami che si propagano poi in tutto l’oceano.
L’allarme tsunami è stato diramato in un’ampia area del Pacifico. In Giappone ci sono stati oltre due milioni evacuati, ma l’allerta è scattata anche alle Hawaii, sulla costa occidentale Usa, in Canada, Polinesia francese, Ecuador, Cile, Nuova Zelanda.
“In realtà l’allerta tsunami dura generalmente 24 ore,- ha sottolineato Giuseppe Mastrolorenzo – in quanto le onde si propagano velocemente nell’ordine delle centinaia di chilometri orari in funzione dei fondali oceanici. Sono tanto più veloci quanto maggiore è la profondità. Quindi possono raggiungere la parte opposta dell’oceano”.
Onde anomale fino a cinque metri di altezza si sono abbattute in Kamchatka poco dopo la scossa, più modeste alle Hawaii dove la popolazione è stata invitata ad allontanarsi dalle zone costiere e di posizionarsi in quota. L’ampiezza di uno tsunami dipende da molti fattori tra cui il meccanismo di rottura e la profondità dei fondali.
Intanto il vulcano russo Klyuchevskoy, tra i più attivi dell’emisfero settentrionale, è entrato in eruzione nelle ore successive al sisma. Colate di lava sono visibili su un versante e forti emissioni esplosive. A darne notizia è stato l’Istituto di geofisica russo. Segnalato anche un nuovo terremoto di magnitudo 6.5 nell’area come replica al sisma più forte di 8.8.