Elie, ebraico aggredito in Italia: “Clima d’odio e manipolazione mediatica. Degli ostaggi non importa più a nessuno”

Turista di religione ebraica aggredito in autogrill a Lainate, l’Associazione Italia-Israele: “Clima d’odio alimentato dai media. Narrazione sbagliata della guerra a Gaza”.

C’è chi pensa che l’aggressione subìta da Elie potrebbe rappresentare l’inizio di una escalation di odio nei confronti di Israele per la guerra a Gaza. Il cittadino francese di religione ebraica è stato aggredito mentre si trovava in un autogrill a Lainate lungo la A8. Indossava la kippah ed era insieme al figlio di sei anni.

Una persona di religione ebraica di spalle mentre indossa una kippah
Elie, ebraico aggredito in Italia: “Clima d’odio e manipolazione mediatica. Degli ostaggi non importa più a nessuno” – Notizie.com

Vedendoli entrare alcune persone avrebbero cominciato a urlare “Free Palestinee “genocidio”. Elie ha ripreso tutto e ora il video ed il suo racconto sono nelle mani della Digos che sta indagando sull’accaduto.

Inutile dire che l’episodio si è verificato mentre a Gaza non si contano più i morti e si registrano casi di malnutrizione tra i bambini. I rifornimenti alimentari non bastano, nonostante le pause umanitarie tattiche introdotte dall’esercito israeliano.

La strategia della guerra a Gaza è una decisione politica

Il presidente Usa Donald Trump ha annunciato che presto creerà centri alimentari sulla Striscia per consentire che gli aiuti arrivino senza barriere. La comunità internazionale è sempre più critica nei confronti del premier israeliano Benjamin Netanyahu.

L’aggressione a Elie, sulla quale dovranno fare chiarezza gli investigatori, sarebbe frutto quindi di un clima di odio in crescita. Ma molti dimenticano un elemento sostanziale: la strategia della guerra a Gaza dipende dalle decisioni politiche di Netanyahu. Quindi, un conto è contestare l’operato del premier israeliano, un altro è palesarsi come antisemita.

Ressa per gli aiuti alimentari nella Striscia di Gaza
La strategia della guerra a Gaza è una decisione politica (ANSA FOTO) – Notizie.com

Il clima di odio è frutto soprattutto di grande manipolazione mediatica”. A parlare con Notizie.com è Celeste Vichi, presidente dell’Associazione Italia-Israele. “Alcuni dati importanti vengono trascurati. Quello che vediamo a Gaza è drammatico. E per quanto ogni morte sia dolorosa, non dobbiamo dimenticare che Israele è stato trascinato in questa guerra urbana.

Vichi è convinta che una delle cause del clima di odio nei confronti di chi si professa di religione ebraica risieda nel racconto della guerra sulla Striscia che viene fatto dai media. “Nel dolore di Gaza non compare mai Hamas, che rimane un’organizzazione terroristica e decide della vita dei gazaui. Li uccide e li utilizza come martiri. E le faccio un altro esempio: negli ultimi giorni da Israele sono entrati 800 camion di aiuti e sono stati lasciati a scadere nei piazzali. L’Onu ha smesso di occuparsi di questa distribuzione. Questo non viene detto. E chiaramente, parlare di genocidio e di carestia a Gaza non fa altro che fomentare odio”.

Celeste Vichi: “Sarebbe semplice fermare il conflitto. Basterebbe che Hamas restituisse gli ostaggi”

Inoltre, per Vichi anche Hamas è responsabile di questa situazione: “E sulla Striscia ci sono molte famiglie che si stanno ribellando” all’organizzazione. La presidente Uaii punta il dito anche contro la politica: “Il problema dell’antisemitismo oggi ha tutto un problema che si pone a sinistra. Dopo l’accaduto di ieri a Milano nessuno dei partiti all’opposizione sono intervenuti. Ho letto invece le dichiarazioni del centrodestra”.

Specifichiamo a Vichi però, che anche se gli esponenti della maggioranza hanno condannato la violenza subita dal cittadino francese, hanno comunque chiesto a Israele di fermarsi. Esprimere solidarietà a Elie non vuol dire dunque appoggiare la violenza a Gaza.

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In Italia non c’è la percezione di quanto sarebbe semplice fermare il conflitto. Basterebbe che Hamas restituisse gli ostaggi“, risponde la presidente Uaii alla nostra precisazione. “Israele è un Paese che accoglie le famiglie delle vittime della Shoah. E oggi, nel 2025, vuole evitare che si ripeta quello sterminio, o che si ripeta un 7 ottobre. Degli ostaggi nelle mani di Hamas non parla più nessuno, sono completamente usciti dalla comunicazione mediatica. Mancano all’appello ancora 52 israeliani. Ancora una volta Hamas nei giorni scorsi ha rifiutato di liberarli. Lo Stato ebraico ha la consapevolezza del rischio di un altro 7 ottobre. Questo è il problema di fondo che non si riesce a capire: la profonda drammaticità del conflitto. E se non si dà una corretta rappresentazione, gli effetti sono quelli dell’antisemitismo”.

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