Elie, 52 anni francese e di religione ebraica, aggredito in autogrill perché indossava la kippah. Con lui c’era anche il figlio di 6 anni in lacrime.
Una sosta nell’area di servizio lungo l’autostrada A8 si è trasformata in un incubo per Elie e suo figlio di sei anni. Tutto perché il piccolo indossava la kippah. È accaduto nei giorni scorsi, il video è diventato virale sui social.
A girarlo è stato proprio Ellie, cinquantaduenne francese di religione ebraica, che si era fermato al bar perché il figlio aveva bisogno di andare in bagno. L’uomo ha raccontato la sua versione dei fatti in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera: “Rientravo in città”, a Milano, “dopo una gita al lago Maggiore con il mio bimbo di sei anni”.
Nel capoluogo lombardo Elie stava accompagnando la figlia, che vive lì con il marito. “In tarda serata sarei poi tornato a Parigi dove abito e ho un negozio di abbigliamento”.
Le urla della folla: “Free Palestina” e “genocidio”
Secondo il racconto, la “colpa” del cinquantaduenne è stata la kippah indossata dal bambino di sei anni. Tutto è accaduto quando stava per raggiungere il bagno e un ragazzo, “credo italiano” che in quel momento si trovava alla cassa, “mi ha visto e ha iniziato a urlare Free Palestina, Palestina Libera“, rivolgendosi a lui.
Elie ha raccontato di non parlare bene l’italiano, quindi avrebbe risposto a gesti, “gli ho fatto capire che doveva smetterla” mentre riprendeva la scena con lo smartphone. Poco dopo, altre persone presenti si sarebbero aggiunte al giovane, urlando “genocidio”.
L’aggressione
Il cinquantaduenne avrebbe proseguito verso il bagno con il figlio di sei anni, pensava la la vicenda si fosse chiusa lì. Invece, continua il racconto al Corriere, “ho trovato davanti una decina di persone che hanno cominciato a chiedermi di cancellare il video. Io mi sono rifiutato e a quel punto tre di loro hanno cominciato a spintonarmi, insistendo perché il video fosse cancellato”.
Elie ha spiegato anche che “alcuni di loro erano di sicuro arabi, perché ho sentito pronunciare parole arabe rivolte a me”. Nel trambusto, cinquantaduenne avrebbe perso anche di vista il figlio. “Sono finito a terra e ne hanno approfittato come animali, prendendomi a calci nella pancia. Poi uno mi ha tirato su e voleva colpirmi al volto, ma sono riuscito a impedirglielo”.
Il bimbo di sei anni sarebbe stato tenuto in un angolo al sicuro da una signora ed avrebbe assistito a tutta la scena, piangendo. Ellie avrebbe urlato “police, police”, chiedendo di chiamare la polizia. A quel punto gli aggressori lo avrebbero lasciato per dirigersi al piano superiore del locale.
Il racconto di Elie: “Mio figlio piangeva a dirotto”
“Ho preso mio figlio in braccio che piangeva a dirotto”. Poi avrebbe raggiunto anche lui il piano superiore, ma a quel punto queste persone sarebbero andate via. “Dopo dieci minuti è arrivata la polizia in autogrill e sono stato interrogato per due ore”.
Nell’intervista al Corriere Elie ha raccontato di aver avuto l’impressione che “gli agenti minimizzassero l’accaduto, considerando l’aggressione un fatto che capita loro di vedere di frequente”.
Rispondendo alla domanda: “Se l’aspettava?”, il cinquantaduenne non ha avuto dubbi: “Francamente sì. Me l’aspettavo per il clima d’odio che in Europa si è creato contro la comunità ebraica, ma non pensavo che accadesse a me e soprattutto in Italia che credevo fosse un Paese tollerante, dove sentirsi al sicuro”.
Calderoli: “Perseguire gli aggressori”
La vicenda non ha lasciato in silenzio la politica. Uno dei primi a intervenire è stato il ministro per gli Affari Regionali Roberto Calderoli, ponendo l’accento sulla pericolosità di questo clima di odio che si sta diffondendo in Europa da quando Israele porta avanti i suoi attacchi sulla Striscia di Gaza.
A Milano non si tratta neppure del primo episodio. Come dimenticare le offese rivolte a Liliana Segre o a Sami Modiano, “dai murales con i loro volti deturpati alle continue manifestazioni di piazza con bandiere israeliane strappate o bruciate”. Calderoli, riferendosi all’aggressione nei confronti di Elie come “razzista“.
“Gli inquirenti stanno facendo luce su quanto accaduto all’autogrill a Lainate, se si sia trattato di minacce e offese verbali, e sarebbe comunque gravissimo, o se davvero il turista francese di religione ebraica sia stato anche picchiato”. In quest’ultimo caso, aggiunge il ministro in una nota, “auspico che gli aggressori, ripresi dal video del turista, siano perseguiti come impone il nostro codice penale”.