Poliziotto IA: così gli algoritmi bussano alla porta di caserme, Questure e Procure

Come può l’Intelligenza artificiale aiutare la polizia a garantire la sicurezza dei cittadini e coadiuvarla nelle indagini? Si tratta di un tema complesso, delicato e affascinante, che pian piano sta entrando nel dibattito pubblico.

Negli Stati Uniti alcuni dipartimenti di polizia come quelli di Chicago e di Los Angeles, stanno sperimentando software predittivi. La chiamano predictive policing (predpol) e comporta l’uso di algoritmi che prevedono dove e quando potrebbero avvenire i crimini.

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Poliziotto IA: così gli algoritmi bussano alla porto di caserme, Questure e Procure – Notizie.com

A molti tutto ciò può ricordare il film con protagonista Tom Cruise Minority Report. Il regista Steven Spielberg, e prima di lui lo scrittore Philip K. Dick autore dell’omonimo racconto breve da cui è tratta la pellicola, ha immaginato un corpo di polizia in grado di arrestare i criminali prima che questi abbiano commesso un reato. Tutto ciò era possibile grazie alle predizioni di tre sensitivi, i preocg. Ecco, nella realtà il posto di quei sensitivi è stato preso dall’Intelligenza artificiale.

Quello statunitense non è l’unico caso di utilizzo di Ia in polizia nel mondo. Anche in Olanda è stata avviata un’iniziativa simile, la Crime anticipation system (Cas). In Cina, Regno Unito e Italia, invece, l’Ia è utilizzata per progetti di videosorveglianza intelligente capace di individuare sospetti, assembramenti, comportamenti anomali, oggetti abbandonati. Nel nostro Paese, inoltre, i software intelligenti sono entrati anche nelle analisi forensi e nelle revisioni rapide dei video. Inoltre in alcune Procure si stanno testando algoritmi per incrociare dati su reati ricorrenti e denunce multiple.

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Qualche anno fa, sempre in Italia, era operativo Proton. Si tratta di un progetto ideato nel 2016 da Transcrime, il Centro di ricerca transazionale sul crimine dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e dall’Istituto di criminologia della Hebrew University di Gerusalemme. L’obiettivo era indagare su fattori sociali, psicologici ed economici che portano alla creazione di gruppi criminali o terroristici. Sostanzialmente, si utilizzavano simulazioni sociali computerizzate per comprendere, e prevedere, processi criminali specifici.

Le implicazioni a livello etico e di rischio di violazione dei dati personali sono enormi. Per cui ci si sta muovendo con i piedi di piombo. Le potenzialità sono allo stesso tempo infinite, ma cresce la preoccupazione sull’affidabilità degli strumenti di Intelligenza artificiale generici in ambienti investigativi complessi. La domanda è: come può l’Ia comprendere, qualora ne avesse accesso, le sfumature e i contesti specifici degli ambienti di polizia e dei documenti di intelligence?

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Nel concreto, immaginiamo che la polizia stia indagando su un aumento di furti e rapine in un determinato quartiere. Se nei rapporti gli agenti fanno riferimento a Spider, l’Ia è in grado di capire che non è un ragno il sospettato bensì una gang di ladri che porta quel nome? Non si tratta di una questione da poco, anche perché l’efficacia dell’azione degli investigatori spesso sta proprio nel comprendere a fondo le dinamiche criminali che ci si trova di fronte.

Automazione, pilastro delle operazioni moderne: quali sono i limiti

A cominciare a studiare il problema c’è un’azienda francese, la Oppscience, che ha realizzato il modello Spectra Semantic Studio, una piattaforma progettata per aiutare le agenzie ad addestrare i propri modelli di Intelligenza artificiale utilizzando documenti interni, terminologia e dati di casi. L’obiettivo è “insegnare all’Intelligenza artificiale a riconoscere soprannomi locali legati alle gang, specifici prodotti di contrabbando e altre sfumature linguistiche della regione”.

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Dinamiche, nomi, slang, dialetti che cambiano da Paese a Paese, da regione a regione, da città a città, da quartiere a quartiere. Per capirci, un rapporto scritto da un agente dell’Fbi a Detroit sarà completamente diverso da quello redatto da un ufficiale dei carabinieri Cacciatori Calabria. In un’epoca in cui gli algoritmi analizzano mail e suggeriscono decisioni, l’automazione sta diventando un pilastro delle operazioni moderne.

Ma con l’ingresso sempre più frequente dell’Ia in ambienti ad alto rischio come quelli delle forze dell’ordine, l’automazione senza contesto può portare a errori costosi e pericolosi. Con ogni probabilità, quindi, l’Intelligenza artificiale non sarà ancora inserita ancora nei prossimi Dl Sicurezza, ma gli algoritmi stanno cominciando a bussare con forza anche alle porte di caserme, Questure e Procure.

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