Processo Open Arms, la Procura di Palermo ricorre in Cassazione contro l’assoluzione di Matteo Salvini. Vediamo perché.
Con una mossa a sorpresa la Procura di Palermo bypassa l’Appello e presenta un ricorso direttamente alla Corte di Cassazione contro la sentenza che a dicembre ha assolto Matteo Salvini nel processo Open Arms.
Tecnicamente si chiama ricorso per saltum, fatto perché secondo i pm sarebbe inutile un nuovo processo di Appello. La Procura sostiene infatti che il verdetto di assoluzione nei confronti di Matteo Salvini non confuti la ricostruzione dei fatti prospettati dall’accusa, ma si limiterebbe a dire che l’Italia non aveva l’obbligo di assegnare alla nave della ong Open Arms il porto sicuro. Interpretando anche male leggi e convenzioni internazionali. Da qui, la scelta di andare direttamente in Cassazione, che è giudice di legittimità.
Ricostruiamo la storia di Open Arms
Ricordiamo che Salvini a dicembre è stato assolto dai reati di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio nell’ambito per i fatti risalenti al 2019, quando era ministro dell’Interno del governo giallo-verde. In quei giorni la nave Open Arms si trovava nel Mediterraneo centrale con a bordo 147 migranti soccorsi, e aveva chiesto l’autorizzazione a sbarcare al porto di Lampedusa.
L’ASSOLUZIONE DI MATTEO SALVINI A DICEMBRE: Open Arms, la vicenda è chiusa, Matteo Salvini è innocente: per i giudici il fatto non sussiste. Tutti i punti del processo
Il capo del Viminale impedì che entrasse nelle acque italiane. La Procura di Palermo aveva chiesto per lui 6 anni di reclusione, ma la vicenda è terminata con l’assoluzione al primo grado “perché il fatto non sussiste”. Nelle motivazioni della sentenza, depositate a giugno, i giudici hanno chiarito che l’obbligo di tutelare i 147 migranti nel Mediterraneo centrale a bordo della nave della ong Open Arms nel 2019, era della Spagna e non dell’Italia.
Sempre nelle motivazioni è scritto che i migranti non erano in pericolo di vita, dunque non era urgente intervenire nell’immediato. La Procura palermitana, dopo aver valutato le possibili contromosse, venerdì 18 luglio ha dunque scelto di andare direttamente in Cassazione, asserendo che “il Tribunale di Palermo è incorso nel medesimo “errore di prospettiva” riscontrato nel similare caso della motonave Diciotti”.
Nel caso citato, proprio la Suprema Corte ha sottolineato che “i giudici di merito si erano limitati al vaglio della normativa sugli eventi Sar, quando erano “tuttavia i connessi profili legati alla violazione della libertà personale dei migranti a segnare più propriamente la prospettiva nella quale occorre valutare la fattispecie”.
La palla passa dunque alla Cassazione. E se il verdetto fosse una nuova assoluzione, la vicenda si chiuderebbe definitivamente.
Salvini: “Qualcuno non si rassegna, andiamo avanti”
“Difendere l’Italia e i suoi confini non è un reato”. Sono state queste le prime parole del vicepremier Matteo Salvini, che sui social ha commentato la notizia del ricorso in Cassazione da parte della Procura di Palermo. “I fatti sono stati ampiamente riconosciuti e ricostruiti nel processo di primo grado. Attendiamo di ricevere la notifica e di leggere il ricorso, ma abbiamo piena fiducia nel lavoro della Procura di Palermo”.
Il processo Open Arms è cominciato nel 20121, più di trenta udienze ma “evidentemente qualcuno non si rassegna”, ha detto ancora il vicepremier in quota Lega. “Andiamo avanti, non mi preoccupo”.
Piantedosi: “Mi ritengo imputabile anch’io
Sulla vicenda si è espresso anche l’attuale ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, che all’epoca dei fatti era a capo del gabinetto del Viminale. “Se Salvini è imputabile per quello che fece, mi ritengo moralmente imputabile anche io”.
E ancora: “Mi dispiace molto, prima di tutto umanamente e personalmente. E anche professionalmente. In quel processo entrai come coindagato, poi fui stralciato dall’autorità giudiziaria, quindi mi sento ancora più partecipe e rivendico quell’azione che fu fatta per contrastare l’immigrazione illegale”.
La ong Open Arms ha dunque una nuova speranza: “I fatti sono ampiamente ricostruiti in primo grado, abbiamo piena fiducia nel lavoro della Procura”, ha fatto sapere il suo fondatore, Oscar Camps.