Pochi giorni fa aveva scritto una lunga “pagina” del suo Diario di cella, dedicandola perlopiù al sovraffollamento e all’emergenza caldo nel carcere di Roma Rebibbia.
Quel post, pubblicato dai suoi collaboratori su Facebook, era arrivato fino a Palazzo Madama. Alcuni stralci erano stati letti in Aula dal senatore del Partito democratico Michele Fina. Parliamo di Gianni Alemanno, l’ex sindaco di Roma detenuto nell’istituto penitenziario della Capitale.
Oggi l’ex primo cittadino, ex parlamentare, ex Ministro e fondatore del Movimento Indipendenza, ha incontrato il presidente della Camera dei Deputati Lorenzo Fontana, che ha visitato oggi il carcere di Rebibbia, a Roma, accolto dalla direttrice Maria Donata Iannantuono e da una delegazione della polizia penitenziaria. “Ci tenevo a essere qui per manifestare la piena vicinanza a chi opera in queste strutture”, ha detto Fontana.
Il presidente ha poi espresso attenzione ai temi emersi in relazione alla situazione carceraria. HA poi ricordato la seduta straordinaria che, sull’argomento, si è tenuta alla Camera lo scorso 20 marzo. Alemanno invece si trova detenuto a Rebibbia dal 31 dicembre 2024. È accusato di non aver rispettato gli obblighi che gli erano stati imposti dai giudici di sorveglianza dopo la condanna definitiva per influenze illecite.
“La politica dorme (con l’aria condizionata) e si dimentica delle carceri sovraffollate e surriscaldate”, aveva scritto l’ex sindaco di Roma pochi giorni fa. Un suo nuovo appello è stato affidato oggi dall’avvocato Edoardo Albertario. Il legale ha spiegato che l’ex Ministro sta vivendo in una cella con altre cinque persone, e che le temperature sono proibitive. Rebibbia è un carcere relativamente nuovo ed è tutto lamiera.
“L’estate diventa un inferno – ha detto Albertario – Al braccio G8 (quello dove si trova Alemanno, ndr) ci sono stati tentativi di suicidio, questa situazione va denunciata”.
L’avvocato ha invitato la politica in carcere per vedere le condizioni in cui vivono i detenuti mentre il suo assistito “non esclude altre forme di protesta che coinvolgano proprio esponenti politici ed associazioni che da tempo si occupano della condizione dei detenuti”.
“Questo surdo di caldo rovente, che ci porteremo addosso per i prossimi mesi, si aggiunge alla vergogna del sovraffollamento. – aveva scritto sul suo Diario di cella Gianni Alemanno – Ma la politica dorme (con l’aria condizionata). E non si accorge che già a giugno siamo arrivati a cinque proteste carcerarie in giro per l’Italia. Errore clamoroso (oggi anche reato, dopo il decreto sicurezza) da parte dei detenuti. Follia da cervelli surriscaldati e da persone accatastate una sull’altra“.