Occhio per occhio, dente per dente. Può essere riassunto così l’attacco dell’Iran alla base aerea di Al Udeid in Qatar, dal momento che Teheran ha fatto sapere di aver lanciato tanti missili quanto il numero di bombe sganciate dagli Usa sulle infrastrutture nucleari iraniane.
È ufficialmente cominciata la controffensiva dell’Iran contro l’America e prende il nome di Glad tidings of victory. In italiano, Annuncio di vittoria. Diversi missili balistici hanno colpito le basi americane in Qatar, e pare anche in Siria e Iraq.
Nessun militare è rimasto ferito, ma proprio in questi minuti il presidente Usa Donald Trump è riunito nella Situation room con il capo di Stato maggiore congiunto Dan Caine e il capo del Pentagono Pete Hegseth. Ad Al Udeid ci sono anche dieci militari italiani dell’Aeronautica, che sono però “al sicuro altrove”. I nostri soldati sono stati spostati anche dal Kuwait, riparati in un bunker in via precauzionale.
Un alto funzionario della Casa Bianca ha confermato che l’America era a conoscenza di un eventuale attacco. Il fatto che il numero dei missili coincida con il numero delle bombe Usa, potrebbe voler dire che l’Iran ha intenzione di allentare la tensione. E una simile dichiarazione è arrivata anche dal Consiglio di Sicurezza Nazionale iraniano.
In Iraq è stata presa di mira la base di Ain al-Assad
Teheran ha affermato di aver preso di mira proprio quella base in Qatar perché situata in un’area poco popolata. Negli stessi minuti in cui l’Iran attaccava, diverse esplosioni sono state udite nel nord di Teheran. In Iraq è stata presa di mira la base di Ain al-Assad, situata nella parte occidentale del Paese. Nel momento in cui si scrive non è ancora chiaro se ci siano feriti o danni alla struttura.
Il Qatar ha condannato l’attacco iraniano dei Guardiani della Rivoluzione, parlando di “violazione della nostra sovranità“. E ha fatto sapere che “si riserva il diritto di rispondere direttamente in modo proporzionale alla natura e alla portata di questa palese aggressione, in conformità con il diritto internazionale”. Dopo queste parole, l’Iran ha assicurato che l’attacco alla base Usa non “rappresenta alcuna minaccia” per “l’amico e fratello Qatar”.
La situazione si fa sempre più tesa in Medio Oriente e il rischio che il conflitto si allarghi è concreto. Doha ha chiuso lo spazio aereo, e dopo anche gli Emirati Arabi Uniti hanno fatto lo stesso. Diversi Paesi si stanno mobilitando per il rientro dei connazionali e le compagnie aeree stanno riducendo sempre di più i voli da e per il Medio Oriente.
La base colpita in Qatar è la più importante della regione. Gli Usa hanno una massiccia presenza in Medio Oriente, regione cruciale per la produzione di petrolio. Secondo il Council on Foreign Relations, l’America gestisce siti militari in almeno 19 località. Di queste, otto sono basi permanenti. E si trovano in Bahrein, Egitto, Iraq, Giordania, Kuwait, Qatar, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti.
Guerra in Medio Oriente, dove si trovano le truppe Usa
Le truppe Usa sono concentrate principalmente in Qatar, Bahrein, Kuwait, Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita, cruciali per le operazioni navali ed aeree, oltre che per la raccolta di informazioni. Le basi più importanti oltre a quella di Al Udeid oggetto dell’attacco, ci sono quella navale di Jufair e le aeree di Muharraq e Sheikh Isa.
In Kuwait si trovano quatto basi: Camp Arifjan, Ali Al-Salem, Camp Doha, e Buehring. Negli Emirati Arabi Uniti ci sono quelle di Al Dhafra, Jebel Ali e Fujairah. In Iraq, Erbil, Harir Air, Habbaniyah, Balad, Ain al-Assad, Taji Air e Speicher. In Giordania poi, c’è la base aerea di Muwaffaq Salti. Infine la Turchia ospita otto siti, il più importante è quello di Incirlik.