Le mezze verità sul racconto della guerra in corso tra Israele e l’Iran. Matteo Giusti (Limes): “Trump è l’uomo più potente del mondo: dovrebbe fermarsi un attimo a pensare prima di agire”.
Nessuna delle versioni è quella giusta. Israele non ha prove che l’Iran fosse così vicino a costruire la bomba atomica e non è vero che Teheran stava lavorando al nucleare solo per usi civili.
Due mezze verità sottendono il conflitto in corso in Medio Oriente, destinato a cambiare gli equilibri e ora più che mai rischia una pericolosa escalation, dopo l’attacco Usa alle infrastrutture di Natanz, Ishafan e quella sotterranea di Fordow.
Il capo della Casa Bianca Donald Trump ha deciso di credere alla versione di Israele, pur essendo di fatto stata smentita sia dall’Aiea, l’Agenzia internazionale dell’energia atomica, sia dalla stessa Cia. Ha ceduto alle pressioni del premier Benjamin Netanyahu, forse con lo scopo di costringere a sedere l’Iran in svantaggio al tavolo dei negoziati. Ma il ministro degli Esteri di Teheran Abbas Araghci, in una conferenza stampa a margine della ministeriale dell’Organizzazione per la cooperazione islamica ha invece accusato Trump di aver tradito le trattative diplomatiche che erano in corso.
Nucleare: sia la versione di Teheran sia quella di Israele traballano
Allora proviamo a capire dove sta la verità. “Sono d’accordo con l’Aiea. l’Iran non era così vicina al nucleare, c’era ancora da lavorare”. A parlare ai microfoni di Notizie.com è Matteo Giusti, giornalista di Limes, esperto del Medio Oriente. E allo stesso tempo “è falso anche che il nucleare sarebbe stato usato solo per scopi civili, perché se così fosse, non avrebbero avuto bisogno di acquistare migliaia di centrifughe per separare l’uranio pesante da quello leggero”.
Queste centrifughe servono ad alleggerire l’uranio presente in natura da 238 isotopi, che non va bene per l’uso di armi e va impoverito fino a 235. Lo scopo dell’Iran era dunque costruire l’arma atomica, ma “era un processo molto lungo e costoso. E Teheran ha difficoltà anche a reperire l’uranio”. Non è vero quindi “che la minaccia era incombente”.
Ma allora qual è il vero scopo di Israele? “Netanyahu ha un piano molto semplice. Ha distrutto l’asse della resistenza, a partire dal regime in Siria, passando per Hamas ed Hezbollah, ha ridotto a poca cosa gli Houthi. Il suo scopo finale era “tagliare la testa al serpente”. Ovvero affermare l’egemonia di Israele sull’Iran e diventare la potenza del Medio Oriente.
Il vero obiettivo di Israele
“Geopoliticamente gli Stati che si contendono questo primato sono tre: Iran, Turchia e Arabia Saudita. L’Iran è stato annichilito da Israele – spiega Giusti a Notizie.com – l’Arabia Saudita è pronta a firmare gli accordi di Abramo. E la Turchia gioca su due tavoli come sempre: sta con i palestinesi ma non ha mai rotto con Israele, quindi si può trattare. Questo cambia tutti gli equilibri in Medio Oriente”.
Israele ha più volte sottolineato che la caduta del regime non è un obiettivo di questa guerra, ma potrebbe essere una conseguenza. Anche questa è una mezza verità. “Il regime change è nei piani di Tel Aviv, anche se gli Usa non lo dicono”. Il punto però, è che manca un’alternativa credibile ad Ali Khamenei. I movimenti di protesta sono vicini all’attuale assetto statale e un eventuale colpo di Stato militare “non so se è un’ipotesi concreta”.
Gli ayatollah “non sono mai stati così in difficoltà dal 1979. La gente potrebbe essere davvero stanca” spiega ancora il giornalista di Limes. “Ricordiamoci che il 65% degli iraniani ha meno di quarant’anni, non ricorda nulla della rivoluzione islamica, e non interessa loro. In generale non odiano gli americani, ma non vogliono essere né americani né europei. Vogliono essere iraniani liberi. Questo potrebbe dare la spallata finale a un regime che sta in piedi solo grazie ai Guardiani della Rivoluzione, pagati per questo, e bravi più a picchiare i manifestanti che a combattere”.
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In questo momento pare che la guerra abbia avvicinato gli iraniani al regime: “Sembrano ricompattati, certo, ma durerà il tempo di questo conflitto perché c’è da combattere un nemico comune. Ma questo non basta, perché la popolazione è stanca, serve un cambiamento radicale. Il regime degli ayatollah non può essere riformato, ma solo abbattuto oppure accettato così com’è”.
La risposta dell’Iran agli Usa
Intanto il mondo intero si domanda quali conseguenze ci saranno dopo l’attacco di domenica 22 giugno degli Usa. Ma un attacco direttamente all’America è del tutto escluso: “L’Iran risponderà ad Israele, non può esimersi. Atti terroristici con cellule dormienti negli Usa potrebbe essere solo una minaccia. Al massimo potrebbero utilizzare i proxy. Gli Houthi per attaccare le navi, i gruppi filo-iraniani dell’Iraq a colpire qualche base militare. Non andranno oltre. Un attacco diretto agli Usa sarebbe fatale”.
Il rischio terrorismo in Europa
Anche il rischio terroristico in Europa, per Giusti, è lontano: “Non è direttamente coinvolta ed è tra gli obiettivi minori. Negli Usa invece c’è, ma sarebbe una pazzia colpire i civili con bombe o simili. Se accadesse, gli americani darebbero a Trump la scusa per issare la bandiera a stelle e strisce sul palazzo presidenziale di Teheran”.
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All’Iran dunque, non resta che sedersi al tavolo dei negoziati, benché a detta sua non l’abbia mai lasciato. Lo scopo di Teheran è avere il via libera per utilizzare il nucleare ad uso civile. L’Occidente però ha un punto fermo: l’Iran non può avere questa tecnologia. Dunque, prima di sedersi ai negoziati, il Parlamento israeliano dovrà cambiare la legge che non permette di bloccare la proliferazione. Questo provvedimento prevede che la corsa al nucleare non può essere fermata.
L’Iran più lontano che mai dal nucleare: “Più della metà degli scienziati sono morti”
Anche se dovesse essere abrogata, ormai l’obiettivo dell’Iran è lontano: “Più della metà degli scienziati del progetto sono morti, i siti sono parzialmente danneggiati. L’Iran adesso non ha la capacità per portare avanti un lavoro, che già prima della guerra era abbastanza lungo”.
Ma Donald Trump tornerà alla diplomazia? “Trump è imprevedibile. Le pressioni di Netanyahu sono state importanti” fino a spingerlo ad attaccare. “All’inizio avrebbe dovuto colpire soltanto due reattori, ma poi il premier israeliano lo ha convinto ad attaccare anche il terzo. Trump ha chiesto che venisse azzerata la contraerea iraniana, perché i suoi bombardieri non corressero rischi”.
“Continuerà a lavorare in questo modo: non sappiamo cosa farà domani. A rigor di logica – conclude Giusti – sarebbe meglio tornare a un tavolo, ma con lui è difficile capire quello che ha intenzione di fare. E lo sa poco anche Marco Rubio, che spesso resta sorpreso dalle decisioni del suo presidente. Trump è l’uomo più potente del mondo: dovrebbe fermarsi un attimo a pensare prima di agire”.