Gli Usa in guerra al fianco di Israele contro l’Iran: cosa accade adesso, le possibili conseguenze in Medio Oriente e nel mondo

Gli Usa in guerra accanto a Israele contro l’Iran: tutte le conseguenze possibili in Medio Oriente e nel mondo. 

Il trattato di non proliferazione “non è riuscito a proteggere l’Iran” e il suo “diritto di utilizzare il nucleare in modo pacifico”. Questa, in sintesi, è la posizione del ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi, spiegata ai giornalisti in una conferenza stampa convocata a margine della ministeriale dell’Organizzazione per la cooperazione islamica.

Un'immagine dai social dell'attacco Usa in Iran
Gli Usa in guerra al fianco di Israele contro l’Iran: cosa accade adesso, le possibili conseguenze in Medio Oriente e nel mondo (Foto X) – notizie.com

Dal suo punto di vista gli Usa hanno di fatto tradito i negoziati, attaccando le basi nucleari di Natanz, Isfahan e quella sotterranea di Fordow, nel bel mezzo dei colloqui per raggiungere “un esito diplomatico”. E ora “non contenti di tali azioni malevole, hanno optato per una pericolosa operazione militare e un’aggressione contro il popolo iraniano”. 

Per Araghchi la responsabilità di quello che succederà nei prossimi giorni è dunque tutta degli Usa, “incluso il diritto della Repubblica islamica dell’Iran all’autodifesa”. 

Le versioni contrastanti di Israele e Iran

Per Israele, l’Iran era più vicina che mai a costruire una bomba atomica e per questo la scorsa settimana ha deciso di bombardare i siti nucleari e militari di Teheran. La Casa Bianca ha deciso di dare credito alla tesi di Tel Aviv, che va contro sia l’Aiea sia la stessa Cia, secondo le quali non ci sono prove che l’Iran fosse tanto vicino a costruirne una.

Araghchi ha parlato di “violazione imperdonabile del diritto internazionale“. E anche se “la porta della diplomazia dovrebbe essere sempre tenuta aperta, non è questo il caso in questo momento”. 

Il mio Paese è stato attaccato, aggredito, e noi dobbiamo rispondere sulla base del nostro legittimo diritto all’autodifesa, fino a che sarà necessario”. Il ministro ha dichiarato di aver tenuto altri colloqui con i suoi omologhi nella regione. E “quasi tutti sono preoccupati e interessati a svolgere un ruolo per porre fine a questa aggressione da parte di Israele, naturalmente”. 

Il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi in conferenza stampa
Le versioni contrastanti di Israele e Iran (Ansa Foto) – notizie.com

Sono ore concitate in tutto il mondo, le reazioni internazionali non sono tardate ad arrivare e tutti si stanno chiedendo quali saranno le conseguenze in Medio Oriente e non solo, ora che gli Usa sono ufficialmente in guerra contro l’Iran, al fianco di Israele.

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Tutti gli scenari possibili secondo l’esperto

Secondo Giorgio Battisti, primo comandante del contingente italiano della missione Isaf in Afghanistan e componente del comitato Atlantico, lo scenario è “ricco di incognite”. Lo ha dichiarato all’Adnkronos, aggiungendo che ci sono diverse ipotesi.

  • La prima è “una risposta poco più che formale contro qualcuna delle numerose basi americane nel golfo, quindi una risposta limitata. 
  • La seconda prevede invece conseguenze maggiori e “potrebbe interessare tutto il Medio Oriente”. Riguarda “la possibilità che l’Iran attacchi e risponda nelle prossime ore, colpendo con i propri missili balistici o i cruise e droni le numerosi basi americane situate nel golfo, dalla Giordania all’Arabia Saudita al Qatar e Kuwait”. Questa seconda ipotesi “porterebbe lo scontro fino a stanotte limitato a Israele e Iran a un confronto che interesserebbe tutto il golfo. Con conseguenze che possono essere imprevedibile”.
  • Secondo Battisti c’è anche un altro scenario: “Una possibile azione dell’Iran o delle sue forze in campo terroristico. Si può anche pensare che possano venire colpite basi Usa fuori dal golfo: anche noi in Italia ne abbiamo diverse e potrebbero diventare un obiettivo di questa ritorsione”. 

La reazione di Mosca e l’incontro tra Putin e il ministro Araghchi

Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha dichiarato che ora le relazioni tra Russia e Stati Uniti hanno subito “gravi danni”. Sarà possibile una riconciliazione, ma non adesso, e non “in una sola notte”. La linea di Mosca è che il diritto all’autodifesa, sancito dalla Carta delle Nazioni Unite, non può essere interpretato liberamente, altrimenti “il mondo sarà preda del caos”. 

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Peskov ha anche messo in dubbio che Israele abbia agito per autodifesa: “Autodifesa da cosa?”, ha aggiunto. Intanto è atteso per domenica 22 giugno un colloquio tra il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi e il presidente russo Vladimir Putin: “La Russia è amica dell’Iran, abbiamo un partenariato strategico, ci consultiamo e coordiniamo le nostre posizioni”. 

Mosca ha sempre partecipato ai negoziati nucleari con gli Usa e anche negli ultimi colloqui “abbiamo sempre tenuto informati i nostri amici russi”. Se l’atteggiamento ufficiale della Russia è quello del low profile, decisamente più forte è quella di Dmitrij Medvedev, vicepresidente del consiglio di Sicurezza della Federazione.


Alcuni Paesi sono pronti a fornire direttamente all’Iran le loro testate nucleari”, ha scritto in un messaggio su Telegram. “Il regime politico è preservato, con un’alta probabilità che sia rafforzato. Il popolo si consolida attorno alla leadership spirituale, anche coloro che non simpatizzano con essa”. 

Medvedev: “Ora l’Iran proseguirà l’arricchimento dell’uranio”

Medvedev ha anche attaccato Donald Trump: “Arrivato come presidente pacificatore, ha iniziato una nuova guerra per gli Stati Uniti. La grande maggioranza del mondo è contraria alle azioni di Israele e degli Stati Uniti. Con questi successi, Trump non vincerà mai il Premio Nobel per la pace”.

Il vicepresidente del consiglio di Sicurezza russo ha inoltre aggiunto che l’Iran adesso “proseguirà l’arricchimento dell’uranio”. E “ora possiamo dirlo direttamente, la futura produzione di armi nucleari”. 

Iran: il Parlamento annuncia azioni legali

E c’è anche un’altra ipotetica conseguenza del conflitto. Si tratta di una proposta arrivata direttamente dal presidente della Commissione esteri del Parlamento iraniano Abbas Gorloo: l’uscita dell’Iran dal trattato di non proliferazione. Gorloo ha fatto riferimento all’articolo 10 del patto, che prevede che un Paese firmatario che veda minacciato l’interesse nazionale, possa inviare una notifica di tre mesi alla comunità internazionale.

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Dunque, la Repubblica Islamica verificherà “tutte le opzioni legali e internazionali a sua disposizione”. 

L’Aeol dà la colpa all’Aiea: “Complice di Israele”

Intanto il presidente israeliano Isaac Herzog si è congratulato con il premier Benjamin Netanyahu e ha parlato di “profonda e coraggiosa alleanza con gli Stati Uniti d’America”. Il capo dell’Organizzazione per l’Energia Atomica dell’Iran (Aeol) Mohammad Eslami, ha inviato una lettera al direttore generale dell’Aiea Rafael Grossi, accusandolo di complicità negli attacchi Usa. “L’Iran adotterà le opportune misure legali, in particolare contro l’inazione e la complicità in un crimine così sfacciato, attraverso organismi internazionali”. 

La questione sarà affrontata anche dai ministri degli Esteri Ue, in un tavolo convocato per lunedì 23 giugno dall’Alto rappresentante Ue Kaja Kallas.

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