Garlasco, ecco perché Chiara Poggi si documentava su abusi e casi di pedofilia: il mistero della chiavetta usb mai esaminata

La nuova inchiesta sul delitto di Garlasco ha virato nelle ultime ore su una pista inaspettata. Cosa sappiamo del Santuario della Bozzola e cosa c’entra Chiara Poggi? 

Le domande a cui inquirenti ed investigatori stanno cercando di rispondere in queste ore sono due. La prima: perché Chiara Poggi aveva effettuato ricerche sul Santuario della Bozzola e più in generale su casi di pedofilia e scandali nella Chiesa Cattolica? La seconda: queste ricerche hanno in qualche modo a che fare con l’uccisione della ragazza avvenuta il 13 agosto 2007 a Garlasco? Carabinieri e Procura stanno provando a rispondere a quesiti che sanno di rompicapo.

Chiara Poggi
Garlasco, ecco perché Chiara Poggi si documentava su abusi e casi di pedofilia: il mistero della chiavetta usb mai esaminata (ANSA FOTO) – Notizie.com

Le autorità hanno acquisito fascicoli di vecchie inchieste e stanno verificando se il file rouge
ha motivo di esistere. Dunque la pista del Santuario potrebbe rappresentare un’ulteriore novità nella nuova inchiesta sul delitto di Garlasco, che al momento vede indagato per concorso in omicidio Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara. Di pari passo con l’inchiesta giudiziaria si è scatenato uno tsunami di informazioni sui media. Tanto che su alcune elucubrazioni la stessa famiglia Poggi è stata costretta ad intervenire per tutelare la dignità di Chiara.

Il caso ha attraversato anche la politica, con il Ministro alla Giustizia Carlo Nordio che è intervenuto sulla posizione di Alberto Stasi, allora fidanzato della vittima, condannato a sedici anni per l’omicidio. Proviamo dunque a fare chiarezza sulla pista del Santuario. Ma è bene chiarirlo fin da subito: al momento non ci sono riscontri oggettivi che collegano il delitto a presunti abusi scoperti da Chiara.

Delitto di Garlasco, come si è arrivati al Santuario della Bozzola

E allora, come si è arrivati a parlare della Bozzola? I motivi sono due. Il primo. Su una chiavetta usb di Chiara sono stati rinvenuti alcuni file concernenti omicidi irrisolti, casi di pedofilia, abusi sessuali e anoressia. I documenti risalirebbero a mesi prima della morte di Chiara, e sarebbero stati scoperti di recente durante nuove analisi del dispositivo. Non sono chiari tutt’oggi i motivi per cui la chiavetta non sia stata “aperta” in precedenza.

Comunque sia, la chiavetta conteneva due articoli su casi di pedofilia: “Aiuto, ho visto il lupo cattivo” di Licia Granello e “La Mala Educacion” di Concita De Gregorio. Entrambi erano focalizzati su abusi su minori e scandali nella Chiesa Cattolica. Tra gli altri documenti, file su anoressia e disturbi alimentari, materiale su omicidi irrisolti e “delitti perfetti”. E poi file multimediali contenenti musica e immagini di Marilyn Manson. L’attenzione si è concentrata sui contenuti riguardanti i casi di abusi.

Massimo Lovati
Delitto di Garlasco, come si è arrivati al Santuario della Bozzola (ANSA FOTO) – Notizie.com

Non è tutto. Stando a quanto riportato da Mowmag, “Chiara avrebbe cercato per due volte online informazioni sul Santuario della Bozzola”. La prima volta il 26 luglio 2007 alle 11 e 06. La seconda il 1 agosto alle 15 e 41. Poggi scaricò dal pc del suo ufficio a Milano un’immagine del Santuario. Un interesse mai emerso prima. E mai menzionato neppure da Stasi. Il secondo motivo è molto più esplicito. A parlare apertamente della pista del Santuario è stato l’avvocato di Sempio, Massimo Lovati, secondo cui né Stasi né tantomeno il suo assistito sarebbero i colpevoli di un omicidio senza movente. Piuttosto, si sarebbe trattato di un delitto su commissione.

Per Lovati la Procura della Repubblica di Pavia dovrebbe cercare un sicario, un cosiddetto contract killer, ingaggiato su commissione. “In quel periodo, nel Santuario delle Bozzole, che dista trecento metri da casa Poggi, oltre che esserci l’oratorio, si praticava l’esorcismo. – ha raccontato Lovati nel corso della trasmissione Quarto Grado – Questo è risaputo. C’è uno scandalo. Vengono arrestati due ragazzi rumeni che compiono un’estorsione ai danni di più sacerdoti. E che riferiscono di aver accertato che in quella località non solo si praticava l’esorcismo, ma anche la pedofilia”.

Il Santuario e il ricatto a luci rosse

Dunque per il legale “il filo comune è la pedofilia. Chiara aveva visto, praticava l’oratorio. Era diventata scomoda perché aveva saputo determinate cose, allora l’hanno eliminata”. Ma, ha precisato Lovati: “È una mia sensazione, non ho prove o indizi”. A cosa si riferisce Massimo Lovati quanto parla dello scandalo? È presto detto. Il Santuario della Bozzola (anni dopo la morte di Chiara Poggi, ma si ipotizza che tali condotte andassero avanti da allora) è stato al centro di un’inchiesta su un ricatto a luci rosse.

Protagonista della vicenda l’ex rettore don Gregorio Vitali. Quest’ultimo fu vittima, appunto, di un ricatto a sfondo sessuale orchestrato da due romeni, Flavius Savu e Florin Tanasie. I due adescarono il sacerdote con l’intento di filmarlo in situazioni compromettenti e poi ricattarlo. Il contenuto delle riprese era a carattere sessuale. Dopo aver ottenuto il video, cominciarono a minacciarlo, chiedendogli denaro per non diffondere il filmato. Nel 2014, il Tribunale di Pavia condannò Savu e Tanasie per estorsione aggravata.

Villetta delitto di Garlasco
Il Santuario e il ricatto a luci rosse (ANSA FOTO) – Notizie.com

La condanna arrivò in contumacia, i due erano già irreperibili. Si erano dati alla latitanza e da allora risultano fuggitivi, con un mandato di cattura pendente. Anche in questo caso, non è tutto. Il 28 maggio scorso, ovvero circa una settimana fa, Cleo Koludra Stefanescu, in carcere per omicidio, nipote di Flavius Savu, ha consegnato tramite la propria legale, Goya Portaluppi, un memoriale ai pm di Pavia. Sulla scrivania del procuratore capo Fabio Napoleone c’è insomma un altro tassello.

In quelle pagine Stefanescu ha riferito che lo zio aveva conosciuto una ragazza di Garlasco che era a conoscenza di “un grosso giro di pedofilia e una specie di prostituzione riguardo il Santuario delle Bozzole gestito da un custode”. Nel dossier diverse pratiche e situazioni di cui l’uomo sarebbe stato messo a conoscenza tramite lo zio latitante.

Congetture, voci e misteri: il memoriale di Stefanescu

Ed un riferimento a presunti riti satanici. “Mi riferiva che questo (omissis) faceva riti satanici – hanno scritto alcune agenzieper indurre i ragazzi a fare orge e cose molto brutte a sfondo sessuale. Mio zio riferiva che tante volte aveva paura che un giorno questi gli toglievano la vita”. L’avvocata Portaluppi ha precisato di non sapere i motivi che abbiano portato Stefanescu a scrivere quelle righe ma “in ogni caso non si fa nessun riferimento esplicito all’uccisione di Chiara Poggi“.

Congetture, voci e misteri che hanno portato la Diocesi di Vigevano, cui fa parte il Santuario, ad intervenire proprio in queste ore. “L’unico interesse della Diocesi – si legge in una nota – è quello di salvaguardare le attività spirituali e di preghiera che vengono ospitate nel Santuario, nel pieno rispetto dei religiosi oggi impegnati a organizzarle e a svolgerle e dei tanti fedeli che frequentano questo luogo mariano per partecipare a celebrazioni e incontri”.

Rilievi delitto di Garlasco
Congetture, voci e misteri: il memoriale di Stefanescu (ANSA FOTO) – Notizie.com

Il comunicato poi ha specificato che “in relazione ai fatti verificatisi nel 2014 e che erano stati al centro di un’altra inchiesta della magistratura, viene ribadito che gli organismi giuridici della Chiesa erano intervenuti per gli aspetti di loro competenza”. Questo, insomma, il quadro complessivo in cui ci si muove. Ma in attesa di comprendere se e come la triste vicenda di Chiara Poggi possa connettersi a tutto questo, le domande di cui sopra restano senza risposta. Perché la giovane era interessata a certi argomenti?

Una risposta potrebbe provenire anche dai fatti di cronaca avvenuti all’epoca. Tra il 2006 ed il 2007, infatti, emersero casi di abusi su minori associati a membri del clero. A settembre 2006 un sacerdote di Cergnago, non lontano da Pavia, fu fermato dalla polizia mentre si trovava in auto con un ragazzo di 13 anni. Due anni prima, a dicembre 2004, un sacerdote di un altro piccolo Comune in provincia di Pavia fu posto agli arresti domiciliari con l’accusa di violenza sessuale nei confronti di tre ragazzi. Sempre nel 2004 un parroco fu arrestato per detenzione di materiale pedopornografico.

Chiara Poggi, ricerche e documenti: approfondimenti in corso

Allargando poi lo spettro, il 2006 è l’anno in cui la Bbc trasmise il documentario Sex Crimes and the Vatican, che denunciava la sistematica copertura da parte del Vaticano di casi di abusi sessuali su minori. L’anno dopo, nel 2007, l’Arcidiocesi di Los Angeles raggiunse un accordo extragiudiziale di 660 milioni di dollari per risarcire oltre 500 vittime di abusi sessuali commessi da 113 sacerdoti. È possibile dunque che Chiara si stesse semplicemente documentando su casi di attualità dell’epoca?

Anche perché non risulta alcuna certezza, ancorché documentata, che Chiara Poggi fosse cattolica praticante o che frequentasse chiese, nemmeno il Santuario a trecento metri da casa sua. Non resta che attendere, insomma, nuovi approfondimenti. Il 17 giugno la nuova data da cerchiare in rosso, quando si terrà l’atteso incidente probatorio che potrebbe consegnare a tutti nuovi tasselli di verità del mosaico di Garlasco. Nella speranza che continuare a mettere in ordine i pezzi restituisca un puzzle complicato riposto in soffitta forse troppo in fretta.

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