“Oggi, accanto al dolore, io sento il dovere di dire basta. Basta parole deboli. Basta giustificazioni. Che mondo stiamo costruendo per questi ragazzi?”.
Sono solo alcuni dei passaggi dell’omelia dell’arcivescovo di Napoli Domenico Battaglia. Il cardinale ha celebrato oggi i funerali di Martina Carbonaro, la 14enne uccisa dall’ex fidanzato Alessio Tucci, 19 anni a luglio.
Una folla di persone si era si è radunata in piazza Sant’Antonio ad Afragola, davanti all’omonima basilica, per prendere parte ai funerali. Davanti alla chiesa era stato allestito anche un maxi schermo per consentire a coloro che non riusciranno ad entrare di seguire il rito religioso. La città oggi ha proclamato il lutto cittadino. La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha inviato una corona di fiori.
Ieri si è svolta l’autopsia sul corpo di Martina Carbonaro. Stando ai primi risultati la 14enne, uccisa a colpi di pietra, non sarebbe morta subito ma dopo una lenta agonia. I medici hanno rilevato quattro ferite principali sul cranio, sia sulla fronte sia sulla nuca, lesioni sul collo e una vasta frattura cranica con emorragia. L’ex fidanzato Alessio, reo confesso dopo aver addirittura partecipato alle ricerche della giovane scomparsa, è stato trasferito dal carcere di Poggioreale in altra località per questioni di sicurezza.
I funerali di Martina, Battaglia: “È il momento del dolore”
Tornando ai funerali, il feretro con il corpo della ragazza è stato accolto da un lungo applauso all’arrivo in chiesa. “Martina sei la figlia di tutti noi“, hanno urlato alcune donne, mentre altre persone hanno inveito contro Alessio. Alla cerimonia erano presenti, tra gli altri, il sottosegretario Pina Castiello ed il prefetto di Napoli, Michele di Bari.
“È il momento del dolore. – ha detto l’arcivescovo Battaglia – E noi siamo qui a pregare la con Martina. Uniamoci a questa comunità che sta vivendo un momento di grande dolore. Martina è morta per mano della violenza. È morta per mano di un ragazzo che non ha saputo reggere un rifiuto, un limite, una libertà, togliendo il futuro non solo a Martina ma anche a se stesso. Martina è morta per un’idea malata dell’amore“.
Un’idea ancora troppo diffusa, troppo tollerata, troppo silenziosa secondo il cardinale. Battaglia si è detto preoccupato per i ragazzi che non sanno più gestire la rabbia. Che confondono il controllo con l’affetto, che pensano ancora che amare significhi possedere. E che vedono la donna come qualcosa da ottenere, da tenere, da non perdere mai. Che se vengono lasciati si sentono umiliati, feriti, e trasformano il dolore in odio. Un odio che uccide.
“Oggi, davanti a Martina, dobbiamo assumerci tutti una responsabilità collettiva. – ha concluso l’arcivescovo – Oggi dobbiamo impegnarci affinché a tutti, piccoli e grandi, sia chiaro che l’amore non è possesso. L’amore non è controllo. Non è dipendenza. L’amore vero rende liberi. Non trattiene, non costringe, non punisce. Se amare ti fa male, non è amore. Se per amore devi annullarti, non è amore. Arrivare a fare del male, non è amore ma solo violenza. E la violenza non è mai giustificabile”.
Mamma Lorenza abbracciata e protetta dall’arcivescovo
Battaglia ha poi lanciato un messaggio a genitori, educatori, preti, formatori, politici. L’arcivescovo ha chiesto alla folla che mondo si sta costruendo per i ragazzi e quali strumenti si forniscono loro per leggere le emozioni, per affrontare la delusione, per attraversare la frustrazione. E, infine, come li si sta accompagnando a diventare uomini e donne capaci di rispetto, di tenerezza, di libertà.
Al termine del rito funebre Lorenza, la mamma di Martina Carbonaro, è uscita abbracciata e protetta da monsignor Battaglia. La bara bianca è stata accompagnata poco dopo le autorità. Amici e familiari hanno indossato una maglia bianca con una sua foto e la scritta “Ciao Martina“. “Martina è viva” e “giustizia” ha urlato la folla assiepata all’esterno.