La Cassazione dubita che i centri per migranti in Albania siano compatibili con il diritto europeo. Atti rinviati alla Corte Ue.
La Corte di Cassazione ha fatto un passo indietro rispetto alla decisione dell’8 maggio e ha rinviato alla Corte di giustizia europea due cause sui trattenimenti dei migranti nei centri in Albania. I giudici hanno sollevato dubbi di compatibilità con il diritto europeo.
La notizia è stata anticipata da Il Manifesto, secondo cui i rinvii sono contenuti in due provvedimenti “fotocopia” nati dai ricorsi del Ministero dell’Interno contro la decisione della Corte di Appello di Roma di non convalidare i trattenimenti a Gjader. La prima sezione penale ha di fatto capovolto una precedente decisione dell’8 maggio nella quale, nell’accogliere il ricorso del Viminale sulla decisione dei giudici romani, aveva equiparato il Cpr di Gjader a quelli che sono situati in Italia.
Oggi invece, ha inviato tutti gli atti alla Corte di giustizia Ue. Spetterà quindi ai magistrati del Lussemburgo esprimersi sulla compatibilità del diritto comunitario con il piano B del governo Meloni sul patto Italia-Albania.
Quali sono i dubbi della Cassazione
Le questioni sollevate dalla Cassazione riguardano due questioni in particolare. La prima: un migrante con irregolarità amministrativa. La seconda: un richiedente asilo che fa domanda di protezione internazionale dal centro albanese.
Nel primo caso, gli ermellini domandano se il trasferimento dall’Italia all’Albania sia compatibile con la direttiva dei rimpatri. Nel secondo caso invece, pongono un dubbio sulla direttiva dell’accoglienza. Il Manifesto spiega che il tema è quello della territorialità.
Nel mese di maggio sono stati rimpatriati circa trenta migranti dei circa cento arrivati in Albania. Altri cinquanta sono ancora trattenuti a Gjader. Insomma: il patto Roma-Tirana torna sotto i riflettori perché con questo nuovo rinvio la Corte d’Appello potrebbe ancora una volta sospendere i trattenimenti in attesa che si pronuncino i giudici di Lussemburgo.
La vicenda ha scatenato le polemiche delle opposizioni, che hanno sempre definito “uno spreco di soldi pubblici” la costruzione dei centri per migranti in Albania. Riccardo Magi, segretario di +Europa, definisce i Cpr “un doppio flop”, sia dal punto di vista politico, perché “finora hanno ospitato pochissime persone”, sia da un punto di vista giuridico, dal momento che “l’intero impianto del protocollo va palesemente contro le norme europee e non rispetta alcuno standard umanitario”.
Angelo Bonelli di Avs ed Europa Verde punta il dito contro lo spreco dei soldi pubblici: “Questa operazione di mera propaganda costa agli italiani quasi un miliardo di euro” per realizzare e gestire i centri per i prossimi cinque anni. “Ovvero 550mila euro al giorno, di cui 138mila solo per i funzionari che faranno avanti e indietro dall’Italia, 300 della polizia di stato sottratti al contrasto della criminalità organizzata e al controllo del territorio”.