Martina Carbonaro è morta dopo un abbraccio rifiutato, colpita tre volte di spalle con una pietra dall’ex Alessio Tucci. Le parole del diciannovenne durante l’udienza di convalida del fermo.
Un abbraccio rifiutato ha scritto la parola fine sulla vita di Martina Carbonaro. Il dettaglio è emerso nel corso dell’udienza di convalida del fermo della Procura di Napoli Nord nei confronti dell’ex fidanzato Alessio Tucci. Rispondendo alle domande della gip Stefania Amodeo, il diciottenne ha confermato la sua confessione e ha fornito ulteriori dettagli sul femminicidio della quattordicenne.
Martina ha detto no a un abbraccio, così “l’ho colpita di spalle” dopo che si era girata. Lo ha rivelato il giovane durante l’interrogatorio al carcere di Poggioreale, dov’è stato portato per i reati di omicidio pluriaggravato e occultamento di cadavere. Ora Tucci è in attesa della decisione del giudice, che si è riservato sulla richiesta di convalida del fermo e sulla conferma della misura cautelare in carcere.
Il diciottenne – compirà diciannove anni a luglio – avrebbe raccontato di aver colpito Martina almeno tre volte con un grosso sasso. Quando non respirava più, avrebbe girato il corpo e l’avrebbe ricoperto con degli oggetti trovati nella stanza dell’alloggio diroccato dell’ex custode dello stadio Moccia di Afragola, nel tentativo di nasconderlo. La pietra è stata ritrovata sul luogo del delitto con gli occhiali di Martina già nel primo sopralluogo.
Mario Mangazzo, avvocato di Alessio Tucci, parlando con i giornalisti ha confermato che in quello stabile Alessio Tucci e Martina Carbonaro “erano soliti appartarsi spesso durante la loro relazione”. L’interrogatorio è durato poco meno di un’ora e il diciottenne ha fornito ulteriori dettagli su quello che è accaduto lunedì 26 maggio, giorno in cui ha ucciso la ex fidanzata. Il legale ha chiesto che il suo assistito venga trasferito in un altro carcere, per evitare aggressioni da parte di altri detenuti.
In un primo momento tutti la credevano dispersa. Martina era uscita per andare a mangiare uno yogurt con l’amica, ma non è mai più tornata a casa. Un video nelle mani del Tg1 ritrae le due ragazze passeggiare e chiacchierare e con loro c’era anche Alessio, che camminava dietro. Dopodiché l’amica li avrebbe lasciati da soli e insieme si sarebbero recati nel vecchio stabile.
Ad incastrare Tucci è stato un altro video, questa volta ripreso dalle telecamere di videosorveglianza della zona, che i carabinieri gli hanno mostrato durante l’interrogatorio in caserma. In queste immagini si vede la ex coppia entrare nell’abitazione dismessa e dopo un po’ usciva soltanto il diciottenne. Di fronte a questa prova, alle 2 di notte, Alessio è crollato, messo alle strette dagli investigatori.
Non vedendola rientrare, i genitori di Martina avevano subito allertato le forze dell’ordine e il diciottenne aveva anche partecipato alle ricerche per ritrovarla. Adesso a ritroso, la madre e il padre della vittima stanno ripercorrendo tutte le tappe precedenti al ritrovamento del cadavere della loro figlia. “L’assassino era in auto con me” durante le ricerche, ha detto Marcello Carbonaro, padre della vittima. Quando è stato arrestato, Alessio di trovava proprio a casa loro.
24 ore di silenzio: “Tucci aveva paura della reazione dei genitori suoi e di Martina”
Per ventiquattr’ore il diciottenne non ha detto nulla e una volta tornato a casa, “ha nascosto la maglietta ai genitori e ha chiesto alla madre di lavargli i pantaloni. Poi è nuovamente uscito”. A raccontato è l’avvocato Mangazzo. “Non ha detto nulla a nessuno, oggi ha raccontato che aveva paura, terrore di dire questa cosa perché naturalmente temeva la reazione della sua famiglia e di quella di Martina”.
Alla domanda del gip se fosse possessivo nei confronti della vittima, il diciottenne avrebbe risposto che “erano entrambi gelosi l’uno dell’altra”. E sulle chat cancellate dal telefono ha detto di averlo fatto “perché era sua abitudine farlo, altrimenti la memoria del cellulare diventava troppo piena”.
Mangazzo non esclude la richiesta di una perizia psichiatrica su Tucci: “È una valutazione rispetto alla quale stiamo facendo una riflessione ulteriore”, ma non l’ha confermata: “Allo stato non posso rispondere”.
L’avvocato Mangazzo ha raccontato che verso la fine dell’interrogatorio il diciottenne “ha manifestato tutto il suo dolore e la sua angoscia. Ripete spesso che in quel momento non era in sé, che è stato un raptus di gelosia e di rabbia. Ma ha rappresentato le sue scuse, per quello che possono valere, alla famiglia di Martina e anche ai suoi genitori”.
Mantovano ad Afragola: “Vicenda complessa, tra femminicidio e degrado”
La quattordicenne avrebbe perso “i sensi quasi subito”, ha detto ancora l’avvocato, aggiungendo che quando ha coperto il corpo della vittima “non respirava più”. Per il numero dei colpi inferti (tre) secondo l’avvocato “non c’è stato accanimento”.
Intanto ad Afragola è arrivato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano per fare le condoglianze ai genitori di Martina a nome di tutto il governo. “Quando una ragazza di quattordici anni viene uccisa in un luogo come quello in cui è stata uccisa è difficile dire se prevalga più la categoria femminicidio o la categoria degrado. Ci sono tutte e due e quindi, trattandosi di una vicenda complessa, va trattata non su una sola direttrice, ma in modo complesso”.