Per quale ragione Giovanni Falcone è considerato, insieme con Paolo Borsellino e Rocco Chinnici, il magistrato che hanno insegnato al mondo intero come sconfiggere la mafia.
Il 23 maggio è la Giornata della Legalità, istituita in memoria delle vittime della mafia, e soprattutto in ricordo dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Ogni anno, per tenere vivo il ricordo e soprattutto per ribadire l’importanza della lotta contro la mafia, si organizzano iniziative in tutta Italia. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino sono due magistrati molto importanti e rappresentativi per la storia dell’Italia e non solo.
È grazie al loro lavoro e al loro sacrificio infatti, che hanno spianato la strada al mondo intero per combattere la criminalità organizzata. Il 23 maggio è in particolare il giorno di Giovanni Falcone, perché è in questa data che nel 1992 morì per mano di Cosa Nostra in un attentato.
Cinque giorni dopo il suo 53esimo compleanno, una bomba venne fatta esplodere al passaggio della sua auto e di quelle degli agenti della sua scorta. Come faceva sempre nel fine settimana, Falcone stava tornando in Sicilia da Roma. In auto con lui c’erano la moglie Francesca Morvillo e gli agenti Vito Schifani, Antonio Montinaro e Rocco Dicillo. Tutti morirono in quell’attentato che oggi è ricordato come la Strage di Capaci.
La stessa sorte toccò a Paolo Borsellino il 19 luglio dello stesso anno. Pochi mesi dopo Falcone, anche lui morì per mano della mafia nella strage di via D’Amelio. Con lui persero la vita cinque agenti della scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. Emanuela Loi è tra le prime donne poliziotte italiane ad essere assegnate al servizio scorta e la prima a morire in servizio.
“La mafia ha avuto un inizio e avrà una fine”
Erano tutti “servitori dello Stato, che la mafia uccise con eclatante violenza per piegare la comunità civile”, come ha dichiarato il Capo dello Stato Sergio Mattarella in occasione dell’anniversario del 2025.
Giovanni Falcone diceva che “la mafia, come ogni fatto umano, ha avuto un inizio ed avrà anche una fine“. E queste parole sono state riprese dal nostro presidente della Repubblica, per spiegare che con esse il giudice intendeva sollecitare “coerenza e impegno educativo, spronando chiunque nella società a fare la propria parte insieme alle istituzioni, a ogni livello”.
“Anche in loro nome, il governo è e sarà sempre in prima linea nella lotta contro ogni forma di criminalità. Senza tregua, senza compromessi. Non dimentichiamo”. Queste le parole scritte sui social dalla premier Giorgia Meloni in occasione dell’anniversario della strage di Capaci.
Il pool antimafia
Nel nostro titolo abbiamo scritto che Giovani Falcone ha insegnato al mondo intero come combattere la mafia. E questa affermazione ha un’importante valenza se ricordiamo che insieme con Paolo Borsellino, nel 1979 venne chiamato del collega Rocco Chinnici, capo dell’Ufficio Istruzione del Tribunale di Palermo, per occuparsi dei reati della criminalità organizzata.
Chinnici fu l’inventore del pool antimafia, e avviò per la prima volta le indagini e le misure di prevenzione patrimoniali, strumento molto importante nel contrasto del fenomeno. Maria Falcone, sorella del magistrato, di lui ha detto che fu “un antesignano nel cogliere l’importanza del coinvolgimento sociale, impegnandosi con incontri e dibattiti”, per “sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni” sulla lotta alla mafia. “Coinvolgendo in particolare i giovani”.
Queste parole di Maria Falcone sono riportate sul sito ufficiale della Fondazione dedicata a Giovanni Falcone.