Ucraina, perché la pace passa (moltissimo) per la centrale nucleare di Zaporizhia: “Chi pagherà il conto di tutto questo?”

Tra battute d’arresto, balzi in avanti e tentativi di mediazione, va avanti da ormai da oltre tre anni il conflitto tra Russia ed Ucraina, cominciato nel 2022 con l’aggressione russa.

Centrale nucleare di Zaporizhia
Ucraina, perché la pace passa (moltissimo) per la centrale nucleare di Zaporizhia: “Chi pagherà il conto di tutto questo?” (ENERGOATOM FOTO) – Notizie.com

Negli ultimi mesi ci ha provato Donald Trump, subito dopo il suo insediamento come presidente degli Stati Uniti, a cercare la strada della pace, senza grossi risultati se non un cessate il fuoco riguardante le infrastrutture critiche dei due Paesi in guerra.

E, forse, uno dei più grandi ostacoli alla pace è rappresentato proprio da tali infrastrutture. Una di esse, la centrale nucleare di Zaporizhia, da sempre inserita nelle proposte di pace delle parti in campo: Stati Uniti, Russia, Europa e Ucraina. Perché? Bisogna specificare che si tratta della centrale nucleare più grande del vecchio continente. Dotata di sei reattori, si trova a Enerhodar, nell’Ucraina centrale.

La centrale nucleare di Zaporizhia e le proposte di pace

L’impianto è stato assaltato dai russi, anche attraverso l’utilizzo di droni, pochi giorni dopo l’invasione, ed è passato di fatto sotto il controllo di Mosca. La centrale è al momento ferma, ma l’obiettivo è riaprirla. Secondo Henry Sokolski, direttore esecutivo del Nonproliferation Policy Education Center di Arlington, in Virginia, gli Stati Uniti vorrebbero ricostruirla e gestirla. La Russia insiste che l’impianto è suo. E l’Ucraina afferma che deve rimanere ucraina.

In un articolo pubblicato sul Bulletin of the Atomic scientists, Sokolski ha sottolineato quanto la questione sia centrale nei negoziati per la pace. La Russia ha affermato di poter mettere in funzione un reattore entro pochi mesi, l’Ucraina ha parlato di due anni e gli Usa non hanno fissato una data limite. “Gli ostacoli al riavvio della centrale nucleare sono certamente scoraggianti. – ha affermato lo studioso – Un prerequisito sarà garantire una fornitura affidabile di acqua di raffreddamento per evitare la fusione del reattore“.

Difesa di Zaporizhia
La centrale nucleare di Zaporizhia e le proposte di pace (ANSA FOTO) – Notizie.com

La diga che alimenta il bacino idrico del fiume Dnipro, la fonte d’acqua principale di Zaporizhia, è in rovina dopo essere stata attaccata nel giugno 2023. La diga deve essere ricostruita e il bacino rifornito. Il sito dell’impianto deve essere smilitarizzato affinché i reattori possano essere riavviati in sicurezza. Le forze russe occupano attualmente l’impianto e, secondo l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), hanno posizionato mine antiuomo attorno al sito. Nei pressi dell’impianto si trova anche una considerevole quantità di ordigni inesplosi.

Quando la Russia ha sequestrato l’impianto nel marzo 2022, la maggior parte dei lavoratori qualificati di Zaporizhia è fuggita. Altri, meno fortunati, sono stati arrestati e alcuni sono stati persino trasferiti in campi nella Russia meridionale.

Zaporizhia contribuiva ad alimentare la rete elettrica ucraina

Prima dell’invasione, quasi 12mila persone gestivano l’impianto di Zaporizhia. A febbraio 2024, erano scesi a meno di 3mila. Oggi sono ancora meno. Prima della guerra, Zaporizhia contribuiva ad alimentare la rete elettrica ucraina ed esportava l’energia in eccesso in Europa. Ora, l’infrastruttura che collega la centrale ai clienti è distrutta.

Chi pagherà per tutto questo lavoro? – ha concluso Sokolski – Saranno i beni russi sequestrati a pagare il conto? O saranno i fondi della Banca europea per la ricostruzione? Una volta stanziati i fondi, chi riceverebbe gli eventuali profitti o sarebbe responsabile delle perdite? Chi si assumerebbe la responsabilità di eventuali incidenti e danni? Ucraina, Usa e Russia hanno posto la ristrutturazione e la gestione di Zaporizhia come condizione per la pace. Senza risposte chiare, la rinascita della centrale potrebbe diventare più un ostacolo che un catalizzatore per la pace”.

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