Alessandro Impagnatiello, la difesa: “Non c’è prova di progettualità”. “Sperava di provocare un aborto spontaneo”.
Alessandro Impagnatiello non voleva uccidere Giulia Tramontano, ma “sperava di provocare un aborto spontaneo” alla compagna. Così Giulia Gerardini, una delle due avvocate del barman accusato per il femminicidio della ventinovenne incinta di sette mesi del piccolo Thiago, nell’arringa davanti alla Corte d’Assise di Milano, dopo la requisitoria dei pubblici ministeri. La sentenza è attesa per il prossimo 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
La richiesta dell’accusa è l’ergastolo con 18 mesi di isolamento diurno, alla quale si è associata anche la difesa dei familiari della giovane. Le ricerche effettuate sul veleno per topi somministrato a Giulia, prima di ucciderla con 37 coltellate, non erano “mai indirizzate verso la madre”, ma verso il piccolo Thiago.
“Non c’è prova di progettualità”, dichiara Gerardini, in contrapposizione alla linea della Procura che invece porta avanti la linea della premeditazione. Ad armare la mano di Impagnatiello sarebbe stata una “rabbia fredda”, come l’hanno definita anche gli psichiatri nella perizia disposta dal Tribunale, dopo che Giulia aveva scoperto il tradimento.
Gerardini e la collega Samanta Barbaglia nell’arringa hanno puntato a smontare l’ipotesi della premedtazione, elencando una serie di ricerche su internet che Impagnatiello aveva effettuato nei sei mesi. Da “avvelenamento feto”, a “veleno topi in gravidanza”, e “chi fa l’aborto dopo tre mesi”. Oppure “aborto spontaneo dopo sette mesi è possibile”.
“Non c’era una progettualità da dicembre”
Per la difesa di Impagnatiello, non è compatibile con la simulazione di un suicidio l’acquisto della benzina per dare fuoco al corpo di Giulia dopo averla uccisa. Il barman è stato definito come “un’altalena” di comportamenti “contraddittori”, con una serie di “macroscopici errori” e “condotte grossolane e maldestre”. Condotte che avrebbero avuto inizio solo quando Giulia Tramontano si sarebbe incontrata con l’altra giovane donna a Milano. Un momento che Impagnatiello avrebbe vissuto come un “fallimento”, “qualcosa di totalmente irreparabile”.
Per Gerardini va fatta una distinzione tra “premeditazione” e “preordinazione”. “Non c’è prova di progettualità da dicembre rispetto alla volontà di cagionare la morte a Giulia già da dicembre”.
“Come sta? Potete immaginarlo, si sta decidendo del suo destino. Anzi, è anche sbagliato dire così, perché il suo destino è stato deciso ben prima e lo ha deciso lui stesso”. Sono le parole dell’avvocata Samanta Barbaglia parlando con i giornalisti durante una pausa nell’udienza.
Nella lunga giornata in Aula è intervenuto anche Giovanni Cacciapuoti, avvocato della famiglia di Giulia Tramontano. “Lui non sa cos’è l’amore, le sue donne sono il suo vanto, è un millantatore con una chiara volontà omicidiaria che persegue da mesi. Ha deciso di uccidere Giulia e il loro bambino non solo perché ostacolato nelle sue realizzazioni personali, ma anche per uno stato di difficoltà economica che lui non voleva vivere. Ha ucciso con premeditazione la sua convivente, per futili motivi e con crudeltà”. Cacciapuoti si è associato alla richiesta della pubblica accusa dell’ergastolo e 18 mesi di isolamento diurno.
Al termine della requisitoria, Loredana Femiano, mamma di Giulia Tramontano, si è avvicinata alla pm Alessia Menegazzo per stringerle le mani, salutandola con una carezza al viso. Dopodiché è andata via senza rilasciare dichiarazioni ai giornalisti.