L’Italia non firma la carta dei diritti Lgbt, la rabbia di Zan: “Solo ipocriti”

Una scelta che ha creato parecchio polemiche all’interno dell’Europa ma anche tra i parlamentari italiani. Polverini: più che fare leggi si deve cambiare la cultura

L’Italia si mette di traverso sui diritti Lgbt. Già perché dei 27 Stati Ue in nove, il governo italiano incluso, hanno deciso di non firmare la dichiarazione per la promozione delle politiche europee a favore delle comunità Lgbtiq+. Un testo semplice, a quanto pare non aveva nulla di normativo, più una dichiarazione che un atto ufficiale. E a decidere di non siglare il testo, Italia a parte, sono stati Ungheria, Romania, Bulgaria, Croazia, Lituania, Lettonia, Repubblica Ceca e Slovacchia. “Un governo ipocrita che dice di essere contro le discriminazioni e poi non mette una firma a una semplice dichiarazioni d’intenti“, dice con rabbia Alessandro Zan deputato Pd candidato alle europee.

L'ipocrisia
Il deputato del Pd Alessandro Zen (Ansa Notizie.com)

 

La dichiarazione è stata presentata dalla presidenza di turno della Ue di nazionalità belga, e si era tentato di sfruttare la Giornata mondiale contro l’omofobia, la transfobia e la bifobia. Quello che ha pensare e riflettere allo stesso tempo è che l’Italia, qualche giorno fa, il 7 maggio, aveva dato la propria adesione alla dichiarazione contro l’omofobia, transfobia, bifobia del Servizio di Azione Esterna Ue e dei 27 paesi che avevano così uniformato il testo. “Nella Giornata mondiale contro l’omofobia e la transfobia dichiara che sta facendo tutto il possibile per eliminare ogni forma di discriminazione, poi fa l’esatto contrario qualche giorno dopo“, le parole del deputato Zan al CorSera.

“Più che fare delle leggi si deve cambiare la cultura”

La protesta
Alcuni manifestanti che protestano per i diritti Lgbt (Ansa Notizie.com)

 

Per il deputato Zan è stata una grande occasione persa e andare avanti di questo passo non si va da nessuna parte. “E’ un peccato che questo governo si comporti come tanti che fanno della discriminazione un programma politico. E, mi spiace, ma stavolta sono le decisioni che contano e si fanno vedere come l’Ungheria, la Lituania, la Lettonia, la Romania, la Bulgaria e la Slovacchia“.

Una mossa che ha sorpreso anche chi, come Renata Polverini, proprio di sinistra non è e sicuramente non ci nasce, ma su questo argomento è meno severa rispetto a quello che si possa pensare: “Più che fare delle leggi bisognerebbe cambiare la cultura, anche perché quanto è accaduto con la carta dei diritti Lgbt è una cosa che mi ha amareggiato perché si dà forza a quello che è il pensiero di Vannacci e questo mi lascia perplessa, ancora non abbiamo capito che il mondo è cambiato“.

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