Carburanti, cartello prezzo medio, il Tar Lazio annulla il decreto. Zavalloni (Fegica): “Una lezione per Urso, ora una riforma del settore: 1 impianto su 3 nelle mani della camorra”

I sindacati hanno la meglio sul decreto che impone l’esposizione del cartello del prezzo medio. 

Il Tar del Lazio ha accolto il ricorso di Fegica Cisl e Figisc Confcommercio, dichiarando illegittimo il decreto Urso che obbligava i gestori delle pompe di esporre il cartello con il prezzo medio dei carburanti. “Grandissima soddisfazione“, scrivono le due sigle sindacali in un comunicato congiunto, a firma dei presidenti di Roberto De Vincenzo (Fegica) e Bruno Bearzi (Figisc).

Si tratta di una vittoria dei benzinai di tutta Italia, a lungo e a più riprese calunniati e presentati alla pubblica opinione come responsabili di speculazioni e “furbizie” sui prezzi dei carburanti del tutto infondate. Ed è un successo per le loro Associazioni che hanno inteso raccogliere la sentitissima e profonda richiesta proveniente dalla categoria di avere restituita dignità e onorabilità”, si legge ancora nel comunicato congiunto.

Cartello prezzo medio carburanti, il Tar Lazio annulla il decreto, Zavalloni (Fegica): "Una lezione per Urso, ora una riforma del settore: 1 impianto su 3 nelle mani della camorra"
Cartello prezzo medio carburanti, il Tar Lazio annulla il decreto, Zavalloni (Fegica): “Una lezione per Urso, ora una riforma del settore: 1 impianto su 3 nelle mani della camorra” (Pexels.com/Screenshot di Youtube) – notizie.com

Ai microfoni di Notizie.com, Alessandro Zavalloni, segretario nazionale di Fegica aggiunge che il Tribunale amministrativo regionale del Lazio ha dato una “lezione al Mimit e al ministro Urso che ha coinvolto anche l’Avvocatura dello Stato e il governo nella sua decisione”. 

Con il decreto che imponeva di esporre i prezzi medi dei carburanti, “il ministro Urso ha tentato di scaricare la responsabilità dei prezzi sui benzinai. Mi pare di poter dire che è sotto gli occhi di tutti e l’opinione pubblica l’aveva già compreso da tempo. Esprimiamo grande soddisfazione per la decisione dei giudici amministrativi del Lazio”. 

Zavalloni (Fegica): “Tar Lazio dà una lezione a Urso”

Zavalloni allarga la polemica anche verso altri settori: “Sotto il profilo politico, la vicenda ha assunto contorni differenti, perché questa è una vera e propria lezione del Tar al ministro Urso e ai suoi uffici, primo tra tutti quello legislativo. La censura dei giudici amministratici è certamente motivata da questioni tecniche che hanno una grandissima rilevanza. Il Tar ha dato una lezione che dovrebbe essere imparata e che era possibile evitare se solo non ci fosse stata tutta la frettolosità di dare in pasto ingiustamente all’opinione pubblica un’intera categoria di lavoratori solo per mettersi qualche medaglia al petto. E questo vale per tutti: chiunque voglia fare il legislatore deve rispettare le regole”. 

Alessandro Zavalloni (Fegica)
Alessandro Zavalloni (Fegica) (Screenshot Youtube) notizie.com

“Il cartello medio non ci sarà più”

Ma cosa succederà adesso? Abbiamo chiesto al segretario di Fegica: “Succede che il provvedimento è illegittimo e i cartelli non hanno più ragion d’essere. La legge prevede ancora l’obbligo di esporre il cartello dei prezzi medi, ma dice anche che deve esserci un decreto ministeriale che indichi come esporlo, quando, come, in che misura. Il decreto ministeriale è illegittimo, quindi il cartello resterà lì senza numeri. Per cui non ci sarà più”. 

Stop ai controlli della GdF: “Chiederemo indietro il denaro”

Termineranno anche i controlli della Guardia di Finanza e “sono messe in discussione tutte le sanzioni già comminate” ai gestori delle pompe di benzina. “Noi faremo ricorso, chiederemo indietro il denaro”, annuncia Zavalloni. “Tutte le statistiche che in questi mesi sono uscite, a dimostrazione di una tesi infondata e sbagliata, dovranno essere corrette perché se il Tar ha stabilito che il provvedimento è illegittimo ora, lo era anche prima”. 

Riforma del settore: i sindacati attendono un tavolo dall’estate

Dal giorno del decreto sul cartello dei prezzi medi, i sindacati chiedono a gran voce un tavolo con il Mimit per discutere la riforma dell’intero settore. Prima della pausa estiva il governo aveva promesso ai sindacati di aggiornarsi ma ad oggi non è ancora stato convocato. Ma Fegica ha poche speranze di essere ascoltato: “Questo è un tavolo come ogni altro di Urso: ha poche speranze. Può anche essere convocato ma il problema è il metodo: perché si convocano i tavoli? Per comunicare ciò che è stato già deciso? Per questo basta un comunicato stampa. I tavoli di concertazione hanno senso se ci si confronta e se c’è un’apertura sulle decisioni prese, magari anche prendendo in considerazione le sollecitazioni che provengono dal settore da tantissimi anni. Questo governo e ha disattese e non ascoltate. Da decenni chiediamo riforme di settore. Esistono problemi che vanno affrontati seriamente e non in maniera propagandistica”. 

Adolfo Urso
Adolfo Urso (Ansa Foto) – notizie.com

“Un impianto su tre in Italia è nelle mani della camorra”

Zavalloni spiega che il prezzo dei carburanti non varia con i provvedimenti del governo: “Quando scende, non è colpa o merito dei cartelli dei prezzi. Urso prima se l’è presa con i benzinai, poi con i raffinatori, poi con l’Opec. E alla fine ha dovuto ammettere che il problema è che il mercato internazionale è governato in una maniera che non è sotto il controllo dei singoli Stati, compresa l’Italia”. 

Tuttavia ci sono interventi che l’Italia può mettere in campo per rivoluzionare il settore: “Abbiamo una rete troppo numerosa, dispendiosa, dove bivacca la grande e piccola criminalità organizzata, che ogni anno sottrae 13 miliardi di euro alle casse dello Stato. Il ministro Urso potrebbe intervenire su questo tema. Un impianto su tre in Italia è nelle mani della camorra e la gente non lo sa. Bisogna fare politica e assumersi la responsabilità”. 

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