Segreti e misteri che restano dopo la morte di Messina Denaro

Da quando è stato arrestato a inizio anno, non si sono fatti passi avanti su alcune vicende che lo legavano a eventi tragici

Matteo Messina Denaro è morto e con lui se ne andranno tanti misteri e segreti, sui quali solo lui poteva sapere determinate cose e situazioni. Vicende che hanno devastato l’Italia e di cui lui, in quanto capomafia, ne è stato assoluto protagonista. Segreti che saranno destinati a restare tali, anche perché, pare, siano stati soprattutto l’immagine di un potere che riusciva a manifestare durante la latitanza. “Io non mi farò mai pentito“, disse esattamente così, con un italiano un po’ stentato, davanti al magistrato al primo interrogatorio. Poche ma significative parole, con l’aggiunta “se ho qualcosa non lo dico, sarebbe da stupidi”, sottolineato davanti al giudice a proposito dei beni patrimoniali posseduti.

Il ricordo
La strage di Capaci dove morì il giudice Giovanni Falcone (Ansa Notizie.com)

Messina Denaro sapeva tantissime cose su quanto accaduto nel nostro paese su eventi tragici, come attentati, uccisioni e prese di posizione contro lo Stato. Lui sapeva ogni cosa e in qualche modo avrebbe potuto spiegare, il motivo per cui Totò Riina alla fine decise di cambiare idea sull’uccisione programmata di Giovanni Falcone mentre era a Roma. Rimase nascosto nella capitale, seguendo passo passo il giudice, ma poi il capo della mafia decise di annullare tutto e richiamò ogni persona in Sicilia. Un cambio di strategia dettata più dalla voglia di creare “la strategia della tensione” perché non doveva essere solo una vendetta mafiosa.

I piani, le stragi e le uccisioni a cui ha partecipato

L'assassino
L’arresto di Matteo Messina Denaro (Ansa Notizie.com)

Il capomafia di Castelvetrano ha portato via con sé tante di quelle cose che hanno fatto parte della tragica storia di questo paese. Vicende che hanno fatto parte di tutto il 1993, prima e dopo la sua entrata in latitanza. Riuscì ad esempio a sottrarsi al primo ordine di arresto, nel giugno del ‘93, con Cosa nostra che aveva già cominciato ad attuare le stragi e a uccidere con via dei Georgofili a Firenze e anche l’attentato a Maurizio Costanzo a Roma. In quello stesso periodo nel mese di luglio esplosero le bombe di Roma e Milano, più altre uccisioni che sono ancora da chiarire. Anche Messina Denaro era presente nella famosa riunione di capimafia quando si decise di attuare la strategia della tensione, con tanto di dépliant turistici con le immagini dei luoghi d’arte da colpire. Domande che rimarranno senza risposte.

In quel momento Totò Riina venne arrestato. Elementi che sono ancora da definire, anche perché tante carte e documenti di cui si parlava e che non vennero mai trovati nel covo di Riina. E qualche pentito disse che “parte dei documenti presi (dai mafiosi, ndr) a casa di Totò Riina siano finiti a Messina Denaro“. Dichiarazioni rese da tanti collaboratori di giustizia anche davanti a diversi processi. Ma quando venne arrestato il 16 gennaio 2023 tutto quel “tesoro” non venne fuori e si dice che ce l’abbia qualcuno custodito da qualche parte, ma chissà dove. Gli inquirenti hanno trovato diverse chiavi da tradurre e decriptare, ma al momento non è stato trovato nulla. E la famosa frase sibillina di Messina Denaro che ancora risuona: “Queste cose io, qualora ce le avessi, non le darei mai”.

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