Barbie, la recensione del film più chiacchierato dell’anno

L’atteso live action di Barbie è finalmente giunto in sala e, in poche ore, ha monopolizzato il web. Ecco la nostra recensione.

Patriarcato, patriarcato e ancora patriarcato… è una parola che sentirete spesso durante la visione di Barbie, il nuovo film di Greta Gerwig, che sta letteralmente monopolizzando l’attenzione del mondo.

Barbie, Notizie.com

Se c’è qualcosa da chiarire subito, è che Barbie funziona… e non soltanto grazie ai suoi due popolarissimi protagonisti, ma anche a causa dei temi trattati, che intercettano inevitabilmente la temperatura sociopolitica della nostra contemporaneità.

Un divertente libretto di istruzioni per giovani uomini e donne… ma niente di più

La strategia è tanto semplice, quanto efficace: prendere l’emblema occidentale dell’oggettificazione e della stereotipizzazione mercificata della donna e servirsene, per decostruire proprio quella massiccia impalcatura, che diede vita alla prima bambola Barbie, nel lontano 9 Marzo del 1959. Non nascondiamocelo, a prescindere dai nobili intenti della Gerwig, il film odora prepotentemente di operazione commerciale, anche e soprattutto per i temi trattati. Se ci fossimo trovati di fronte ad un semplice film su Barbie, probabilmente, non stareste neanche leggendo questa recensione e io, come molti di voi, non sarei finito in sala. Il tema del femminismo funziona e Gerwig, la Mattel (casa di produzione della bambola e del film) e Margot Robbie (che ha anche prodotto il film), sembrano saperlo fin troppo bene.

Barbie, Notizie.com

L’ingombrante tema della pellicola, pare dominare incontrastato su qualunque scricchiolante elemento filmico ed è così che, soprattutto nel caso del grande pubblico, a cui questo film è evidentemente rivolto, ci si dimentica facilmente di alcuni grossolani inciampi commessi in fase di scrittura. Se la messa in scena, pur nella sua manifesta prevedibilità, riesce persino a divertire, è la pura e semplice scrittura della vicenda a lasciare perplessi. La supposta efficacia del messaggio, infatti, non riesce a giustificare fino in fondo alcune violente semplificazioni, di fronte alle quali si può rimanere indifferenti, soltanto nel caso in cui si sia entrati in sala, preoccupati soltanto di postare un selfie vestiti di rosa, più che di guardare un prodotto audiovisivo, capace di instaurare un onesto patto narrativo con il proprio fruitore.

Barbie, Notizie.com

A questo punto, se avrete la voglia e la pazienza di ignorare consapevolmente alcune soluzioni, quantomeno discutibili, ecco che il cuore del progetto si mostrerà in tutta la sua pronosticabile veemenza. La Gerwig, parlandoci del nostro mondo, ci regala un efficace riassunto di ciò che abbiamo imparato in questi anni di duro lavoro culturale. Anni di faticosa e accurata scomposizione di ingranaggi mentali, con qualche secolo di ruggine sopra. A prescindere da qualunque nobile tentativo di emanciparsi dall’assegnazione di patenti morali, stavolta non poteva che esserci una donna dietro la macchina da presa. Non tanto per il fine disvelamento delle cause e le conseguenze del patriarcato, elemento assente, ma, banalmente, poiché era necessaria la sua visuale, per donare forza ed efficacia alla riproduzione filmica di questa estenuante lotta. Nonostante ciò, dispiace constatare che il tema non è mai affrontato nelle sue più anguste cavità, ma lo si attraversa costantemente in superficie, nel tentativo di divertire, facendo pensare. Intento “nobile”, soltanto parzialmente raggiunto, soprattutto nel caso di spettatori adulti, già dotati di quegli strumenti necessari a conoscere, ciò che il film tenta di urlare a gran voce per quasi due ore.

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