Abodi, coming out come valore per lo sport: “Non sono omofobo”

In un’intervista al Riformista il ministro dello Sport Andrea Abodi è tornato sul tema del calciatore Jankto dopo l’esternazione non felice del ministro in una trasmissione radiofonica

Lunedì scorso è scoppiata una bomba che ha messo nell’occhio del ciclone il ministro dello Sport Andrea Abodi. Nel corso di una trasmissione radiofonica gli è stata chiesta un’impressione a caldo sull’arrivo in Serie A (meglio, sul ritorno) del calciatore 27enne ceco Jakub Jankto che lo scorso mese di gennaio ha fatto coming out dichiarando al mondo la propria omosessualità. La risposta non felice del ministro “Se devo essere sincero non amo in generale le ostentazioni ma le scelte individuali vanno rispettate“, ha portato ad un lungo strascico di polemiche fino a definire Abodi un omofobo.

Intervista ad Andrea Abodi ministro dello Sport
Intervista ad Andrea Abodi ministro dello Sport (ANSA) – Notizie.com

In un’intervista al Riformista il ministro è tornato sull’argomento spiegando meglio il suo pensiero e ritrattando, anzi scusandosi per quanto detto. La cosa certa è che la libertà per Abodi è un valore per lo Sport e che sentirsi dare dell’omofobo l’ha offeso profondamente. Poteva forse stare più attento alle sue parole in quell’intervista?Ho messo insieme due concetti che vanno tenuti radicalmente distinti, ossia il rispetto verso ogni scelta di espressione individuale e dall’altro quello dell’ostentazione. Non c’entrano tra loro, a mente fredda avrei dovuto tenerli profondamente distinti o quantomeno fermarmi prima. Sicuramente non penso che fare coming out sia una forma di ostentazione“.

“Lo sport garantisca il rispetto e l’inclusione sociale”

Quindi sulla base della sua distinzione potremmo dire che lei definisce ostentazione manifestazioni come il Gay Pride?Non ho espresso un giudizio sul Pride ma sulle ostentazioni che spesso traspaiono da quelle manifestazioni. Non è un giudizio morale o una sentenza definitiva, è solamente quello che penso ma sono pronto ad ascoltare chi invece ha un’idea diversa dalla mia“. La sua frase l’ha gettata nel tritacarne mediatico, c’è rimasto male? Siccome ritengo di non essere omofobo quando mi sono sentito attribuire questa qualifica mi sono sentito profondamente offeso“.

I risvolti del caso Jankto
I risvolti del caso Jankto (ANSA) – Notizie.com

Tornando al caso Jankto lei crede che possa essere un valore in più per lo sport garantire a chi è gay di poter fare coming out? Partiamo dal presupposto che fare coming out significa liberarsi di un peso. Solo così si può essere se stessi ed esprimere con naturalezza ciò che si è, e noi dobbiamo garantire ad ognuno di poterlo fare. Nel mio mondo ideale ciascuno esprime e vive la propria dimensione personale con naturalezza. Se allora fare coming out per lo sportivo significa essere se stessi al 100% e vivere con naturalezza ciò che siamo, allora è certamente un valore. Perciò mi piacerebbe che tutti coloro che hanno bisogno di dirlo lo possano dire“. Pensa che al mondo dello sport vicende come questa facciano bene?Dobbiamo assicurare sensibilità verso ogni forma di discriminazione. Dobbiamo lavorare sul nostro mondo perché ciascuno viva la propria diversità, che sia religiosa, economica, sociale o sessuale. Quello che va portato avanti è il tema del rispetto, dell’inclusione sociale, dello stare tutti insieme ma anche dello stare bene insieme“.

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