Morte Enzo Tortora, la figlia si scaglia contro la stampa: “Responsabili”

Morte Enzo Tortora, la figlia Gaia non ci sta e dopo tanti anni torna a parlare. In particolar modo sulla scomparsa del padre. Tanto da scagliarsi contro la stampa: la stessa ritenuta responsabile di tutto questo 

Enzo Tortora
Enzo Tortora (Ansa Foto) Notizie.com

Gaia Tortora non ci sta e ritorna a parlare della morte del padre. Lo fa direttamente in una intervista che ha rilasciato al quotidiano ‘Corriere della Sera‘. In particolar modo si è voluta soffermare sul fatto che l’inchiesta che lo riguardasse fosse piena di incongruenze. Tanto è vero che nessuno ha mai voluto vedere e indagare fin dall’inizio. Non solo: la stessa tende ad accusare la stampa, colpevole di non essersi posta alcun tipo di domanda su tutta questa situazione. Eccetto Vittorio Feltri che è stato l’unico a raccontare questa vicenda e che ha nutrito più di qualche dubbio.

Questo è molto altri in merito alla vicenda che vede come protagonista proprio Enzo Tortora, il conduttore e giornalista televisivo, arrestato nel giugno del 1983 perché accusato di traffico di droga. Per la figlia non ci sono dubbi: era un personaggio che poteva dare fastidio. Soprattutto del fatto che, i suoi programmi televisivi, erano molto seguiti (dai 28 ai 30 milioni di telespettatori). Faceva rilasciare dichiarazioni importanti ai pentiti e all’inchiesta. Nel corso dell’intervista ha annunciato che, a partire dal 21 marzo, pubblicherà per Mondadori il libro “Testa alta, e avanti” dove parlerà appunto dell’accaduto.

Enzo Tortora, la figlia Gaia non ci sta: “Nessuno ha controllato

Famiglia Tortora
Famiglia Tortora (Ansa Foto) Notizie.com

Queste sono alcune delle sue parole: “Sarebbero bastate quattro verifiche sulle cose che raccontavano i pentiti e in 48 ore tutto si sarebbe chiarito. Ne cito soltanto due così si comprende bene. Nell’agendina di Giuseppe Puca, uomo di Cutolo, erano riportati due numeri di tale ‘Enzo Tortona‘, che nei verbali diventò ‘Enzo Tortora’. Eppure nessuno si prese la briga di controllare, di provare a chiamare. Il giorno in cui Gianni Melluso raccontò di aver consegnato a mio padre una scatola di scarpe piena di droga in realtà era rinchiuso nel carcere di Campobasso.

Ma questo fu Feltri a scoprirlo, non i magistrati“. In quel periodo buio il compianto Piero Angela, grande amico dello stesso Tortora, è stato molto vicino alla famiglia. Tanto da essere considerato come un “secondo padre“. Poi un ricordo a quei pochi giornalisti che hanno avuto il coraggio di difenderlo: “Montanelli, Biagi, Bocca hanno denunciato cosa avevano fatto i magistrati“.

Impostazioni privacy