Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha rilasciato delle importanti dichiarazioni al quotidiano ‘Il Foglio’. Nel corso dell’intervista ha svelato anche il suo piano per poter riformulare il mondo della giustizia e non solo
Arrivano delle importantissime novità direttamente da Carlo Nordio. Il ministro della Giustizia le ha raccontate nel corso di una intervista che ha rilasciato al quotidiano “Il Foglio“. Svelando anche un suo piano per poter riformulare, appunto, il mondo della giustizia. Queste sono alcune delle sue parole: “Ho intenzione di proporre un progetto per integrare il codice di procedura penale, che dice che gli atti non sono più segreti quando il destinatario ne viene a conoscenza“. Per quanto riguarda gli atti? Che fine faranno?
La risposta a questa domanda non si è fatta assolutamente attendere: “Gli atti devono restare segreti quantomeno fino alla disclosure finale o all’inizio del dibattimento pubblico“. Ci ha tenuto a precisare che, in questo momento, la segretezza degli atti è considerata a tutela dell’integrità dei dati. La sua idea è che questa segretezza debba essere considerata anche nell’interesse dell’onorabilità da parte dell’indagato. Solo in questo caso l’ultimo atto rimane segreto. Non più quando lo stesso imputato ne viene a conoscenza.
Giustizia, Nordio tra “garantismo” e “intercettazioni”
Nel corso dell’intervista si è soffermato anche su più punti, Tra questi spunta quello del garantismo e soprattutto quello delle intercettazioni. In particolar modo, in quest’ultimo, negli ultimi mesi ci sono state non poche polemiche. Queste le sue parole in merito al primo argomento: “Serve garantismo. Che tende a significar due cose: enfatizzazione della presunzione di innocenza e certezza della pena. Non lo è chi vulnera la presunzione di innocenza”. Ed è per questo motivo che vuole modificare la carcerazione preventiva.
In conclusione, sulle intercettazioni, tende a fare nuovamente chiarezza: “Gli atti di indagini rimarrebbero segreti e cambierebbe il fatto che all’interno di un’indagine non sarebbe più possibile inserire aspetti che non hanno niente a che vedere con l’inchiesta. La mia idea è quella che si possano trascrivere solo quelle in cui il reato è un atto”. Più che altro si tratta di un modo per cercare di limitare la loro pubblicazione. “E’ irragionevole che spendiamo 200 milioni di euro all’anno per le intercettazioni quando poi ci mancano le cose essenziali”.